Lo scorso inverno
Luke Temple si è trasferito in un cottage, nella provincia newyorkese.
Circondato dalla neve - che cadeva gentilmente sul tetto - con sufficienti scorte alimentari ed un
manipolo di amici, ha messo a punto quello che è il suono nuovo tributo
trasversale alla musica pop. Pubblicato
da Secretly Canadian, ‘Good Mood Fool’ è uno di quei dischi che certo non passa
inosservato, condensando anni ed anni di esperimenti in solitaria e non, dando
piena voce a quella densità strumentale che da sempre ha esaltato il nostro.
Più che affrancarsi dal circuito indie, Luke Temple realizza di essere un
musicista adulto e come tale si rivolge ad un pubblico educato, esperto. Con collaboratori
di fiducia quali Eliot Krimsky dei Glass Ghost (tastiere) e Mike Johnson dei
Dirty Projectors (batteria), Luke ci regala nove episodi da antologia. Disco
dagli arrangiamenti raffinati ‘Good Mood Fool’, e pensare che il suo autore con
la musica aveva deciso di chiudere, indicativamente al culmine della seconda
metà dello scorso decennio.
Troppe frustrazioni
e – soprattutto – una distanza inquietante dal seppur minimo riscontro
commerciale. C’è voluta una band per preservare il suo istinto e salvarne la
carriera. La nascita nel 2008 degli Here We Go Magic e la contingente pubblicazione
del loro esordio l’anno successivo, hanno posto le basi non solo per una
rinascita artistica, ma per un cambio di prospettiva radicale. Luke entra nel
circuito giusto, solleticando una miriade di nuovi utenti. Dopo il disco del 2012
‘A Different Ship’ – prodotto da un luminare quale Nigel Godrich (l’uomo in
pratica dietro ai Radiohead), Luke torna alla sua dimensione solista, non
perdendo un’oncia del suo carattere.
Fm rock e white funk
danzano sul fil di lana, mantenendo un equilibrio costante, parlandoci di
quell’Africa da cartolina ben sintetizzata da Paul Simon e Peter Gabriel negli
anni ‘80. Si tratta per certi versi di
un’estensione dell’ultima fatica da studio di Here We Go Magic, stesso senso di
libertà e gioia. Il primo singolo estratto – ‘Katie’ – è un assaggio della
natura del disco, ripercorrendo le strade dell’intellighenzia pop anni ’80,
aprendo uno spiraglio sul quel capolavoro concettuale che fu ‘So’, dell’ex-Genesis.
Ma è davvero imponente il numero di artisti – che anche minuziosamente – hanno
informato lo stile di Luke. Da Curtis Mayfield ai New Order, da Michael Jackson
a Steve Winwood, sono notevoli le meraviglie che si addensano tra i solchi di
questo nuovo parto griffato Secretly Canadian. Signorile in tutto e per tutto,
Temple ha fatto di nuovo centro.
Nessun commento:
Posta un commento