In The Red è
orgogliosa di presentare il nuovo album in studio degli Oblivians, il loro
primo dal lontano 1997, quel ‘Play Nine Songs with Mr. Quintron’ che chiuse
definitivamente un’epoca.
‘Desperation’
raccoglie l’eredità della band rappresentando così un continuum temporale con
il suo passato. Una pratica che si condensa in 14 brani pregni del loro
distinto soulful e trashy garage-blues, definito in parti uguali dal rock ’n’
roll dei fifties, dal primigenio garage dei ’60, dal Memphis soul, dal Delta
blues e finanche dal punk in stile Killed By Death (la serie di compilation che
avrebbe riportato alla luce oscurità del periodo post-77). E non meravigliatevi
di ascoltare anche una cover di uno standard cajun zydeco in questo marasma, tanto è ricca
l’offerta dei ritrovati Oblivians.
Come ci tiene a
specificare lo stesso Greg Oblivian “tra
il nostro ultimo album come band del ’97 ed ora, molta acqua è passata sotto i
ponti. Ognuno di noi ha perseguito la propria strada, dando respiro alle
personali passioni musicali, con obiettivi chiaramente distinti. A dire il vero
mi è sempre mancata la dinamica con cui Jack ed Eric sapevano accompagnare la
mia scrittura. Come del resto mi mancava l’avere carta bianca rispetto alle
loro composizioni, potendo così aggiungere del mio. Ho suonato con un numero
importante di grandi musicisti nel frattempo, ma – inutile dirlo – è stato
difficile raggiungere certe vette od una coesione ideale. Le dinamiche tra di
noi erano qualcosa di singolare. Così, nel corso degli anni e durante le
occasionali rimpatriate per un festival od un party speciale, l’idea ha
iniziato a prendere forma, quasi un’ ossessione che si manifestava nella mia
testa: registrare un nuovo disco. Voglio dire, qualora continui a suonare come
una band è naturale avere l’esigenza di scrivere nuove canzoni per dare
maggiore densità alle tue performance. Per quanto ci piacesse suonare assieme,
la cosa di cui sentivamo maggior bisogno era il comporre all’unisono. Questo è
esattamente quello che desideravamo, la missione può dirsi compiuta”.
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