Nell’anno in cui le profezie Maya dovrebbero compiersi, i francesi Zombie Zombie pubblicano un nuovo album per etichetta Versatile dal profetico titolo “Rituels d’un Nouveau Monde” (rituali di un nuovo mondo). Scelta francese volta ad enfatizzare l’ appartenenza non solo geografica ma anche musicale. Tra le più affascinanti realtà dell’Europa continentale Zombie Zombie aderiscono ad un filone ‘retronuevo’ che trova in John Carpenter e nei nostrani Goblin i suoi più nobili referenti. Ma col nuovo disco il combo francese ci sorprende, illumina, ci culla sulle ali di note stellari, che oltre a sfruttare la contingenza cinematica, puntano al cielo come direzione maestra. Etienne Jaumet è ai comandi con sintetizzatori analogici e modulari, rhythms boxes, effetti e voce, Cosmic Neman suona la batteria e le percussioni (rototoms, bongos, maracas, tambourine..) mentre il celebre produttore Joakim (uno degli artefici del cosiddetto ‘french touch’) siede dietro al banco di regia del suo studio parigino Labyrinthe. Un sala d’incisione da sogno: come non essere ispirati da un luogo in cui le tastiere analogiche sono fianco a fianco ai più efficienti e raffinati equipaggiamenti da studio?
Il disco è stato registrato la scorsa primavera nel mezzo
dei numerosi impegni concertistici dei due, che vantano anche carriere soliste
di sicuro interesse (Cosmic Neman è da anni coinvolto con la band francese
Herman Dune ad esempio). C’è molta spiritualità e magia all’interno di questo
lavoro, anche se il gruppo non commette l’errore di prendersi troppo sul serio,
scegliendo sempre una via raffinata ed una voce duttile. I riferimenti non
mancano, la cultura dancefloor è sicuramente presente nel loro dna, ma è pronta
ad accendersi in contaminazioni a dir poco coraggiose. Come nel caso di ‘Rocket N.9’ uno dei più celebri
‘singoli’ ideati dal sommo pontefice del
cosmo Sun Ra. Una versione convincente, nonostante il confronto con uno dei
padri dello spiritual jazz potesse suscitare qualche giustificata incertezza. Lo stato di trance rivelato dai
ripetuti ascolti è comune alle tradizioni africane e caraibiche, tanto che i
rituali di quelle antiche popolazioni sono stati traslati in musica dai due, al
fine di ottenere un effetto realmente cosmopolita. World music futuribile se
preferite, che non mancherà di conqusitarvi anche attraverso ritmi motorici
(inconfondibile il tribute ai Neu! di ‘L’Age D’Or’)
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