Di ritorno con un secondo album denso di nuove tematiche, con ‘Soft Fall’ Sun Airway ci accompagna per mano tra le pieghe di un ideale universo etereo. Inizia tutto nello studio casalingo di Jon Barthmus, in quel di Philadelphia. Gli elementi mutuati dalla musica classica vengono elaborati dal produttore in maniera autonoma, sezionati e preparati per l’esecuzione ad hoc di un quartetto d’archi, in un appropriato studio di registrazione. Il lavoro è successivamente soggetto a post-produzione con l’intervento prezioso di David Wrench (Caribou, Bat for Lashes, Bear in Heaven), che porta questi rudimentali mix a nuove vette.
In ‘Soft Fall’ le canzoni pop di
Sun Airway escono dall’intimità di una cameretta per affacciarsi all’interno di
un’ipotetica cattedrale. Pezzi luminescenti e saturi di colore, capaci di
fiorire in piena autonomia all’esterno delle vostre casse. Un’orchestra a
portata di mano, che interagisce con lo spettro pop di Barthmus, amante di
quella sofisticata iconografia che ha fatto grandi le stazioni radiofoniche
americane degli anni ’80. Non sbalorditevi di fronte agli echi di un Electric
Light Orchestra, nemmeno di fronte all’omaggio sentito alla scuderia Factory
attraverso le icone New Order. L’elettronica interagisce con gli archi, creando
tappeti avvincenti, accompagnandoci in una romantica sala da ballo, tra luci
soffuse e beats comunque consistenti. Pochi hanno saputo cogliere gli aspetti
più reconditi della musica dance come Sun Aiway, prima di lui forse i celebrati
M83 ed i nordici Radio Dept.. Un disco che in maniera omogenea affronta il
lascito della new wave, tra onde FM e arrangiamenti spiegati.
In pratica la musica di cui sono
composti i sogni.
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