Sempre più rutilante l’universo del dubstep, termine di paragone sempre più fittizio se solo si pensa alle molteplici diramazioni di un genere che nasce sotto la stella della più radicale sperimentazione ritmica. Nulla accade per caso ed anche quella di Kode9 & The Space Ape, uno degli uomini dietro al marchio Hyperdub, è un’esperienza che parte da lontano, liofilizzando in pratica le più forsennate stagioni della dance made in Uk. La jungle che si perde nelle maglie del drum’n’bass, l’influenza mediatica della rave culture, la cultura nera e tutti gli interstizi per cui è passata la scena dei club e delle radio pirata, grime, 2-step e via discorrendo. Black Sun – la cui data di pubblicazione è prevista in aprile – è così quel bignami inaspettato che ogni cultore delle sub-frequenze vorrebbe adottare. Tra r&b futurista e frustate cosmic house – sentite a proposito gli oltre 5 minuti su cui si dipana la saga spaziale della title track, un pezzo che un Ricardo Villalobos farebbe affatto fatica ad inserire nei suoi set – il nuovo Kode 9 è metafisica della dance moderna, forma superiore, prodotto da intelligenza artificiale. Ed il gioco citazionista non si ferma certo alla superficie, tanto che con Otherman sembra di ascoltare un John Carpenter programmato per qualche diffamata sala da ballo marziana.
E lo spazio siderale sembra ancor più vicino nelle effusioni sintetiche di Kryon che vedono la presenza del mago Flying Lotus. Un commiato che rinsalda la seconda prova sulla lunga distanza di Kode 9, vera giostra del ritmo robotico.
E lo spazio siderale sembra ancor più vicino nelle effusioni sintetiche di Kryon che vedono la presenza del mago Flying Lotus. Un commiato che rinsalda la seconda prova sulla lunga distanza di Kode 9, vera giostra del ritmo robotico.
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