Gli Atomic Bitchwax puntano direttamente al primato con il nuovo album "The Local Fuzz", pubblicato da Tee Pee. Il sapere enciclopedico del trio del New Jersey – al secolo Chris Kosnik, Finn Ryan e Bob Pantella – è sintetizzato in un’unica traccia di 42 minuti, che tende a sottolineare tutto il fascino della maratona in ambito hard, come del resto accadde a vecchi frequentatori del medesimo catalogo, gli Sleep di Dopesmoker. A differenza del macilento e minimalista volume post-doom della band di Al Cisneros, il trio della costa orientale preferisce inanellare una serie di riffs, che in un’escalation poco meno che clamorosa tengono in piedi "The Local Fuzz". Un Frankenstein sonoro ghiotto di citazioni, pur che siano di matrice rock: dall’hard-boogie allo stoner, dalla New Wave Of Birtish Heavy Metal alla più dura psichedelia. Parlano chiaro del resto le radici del trio, che in piena esplosione grunge si divideva in altrettante band major, capaci di reagire all’istituzionalizzato suono di Seattle. Sicuramente i Monster Magnet sono i parenti più prestigiosi, mentre Godspeed e Core (entrambi al servizio dell’Atlantic) hanno raccolto unicamente favori oltreoceano. In 15 anni di attività gli Atomic Bitchwax sono gradualmente giunti alla definizione di un sound, che sembra incorporare la visionarietà ed il gusto per l’analogico dei 60/70, assieme ad una capacità di sintesi moderna. Chiamatela pure alchimia. Questo è il loro quarto album da studio e segue un’omonima trilogia che già aveva spalancato loro le porte dell’universo hard & heavy. Con un tour mondiale già programmato per il mese di Aprile, visto che i palcoscenici di oltre 15 paesi hanno già ospitato le telluriche vibrazioni dei nostri, "The Local Fuzz" è pronto ad entrare con prepotenza sulla scena del più intransigente rock alternativo, mettendo da parte la forma canzone ed aspirando alle più alte vette dell’ispirazione artistica.
24/02/11
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