L'album di debutto dei Darkstar segna una nuova era nell'ambito delle musiche ritmiche.
E' proprio la giovane - ma lungimirante - Hyperdub (Burial, Kode9, Ikonika) a tenere a battesimo l'opera prima del trio londinese, che già aveva ben impressionato con un dodici pollici che lasciava presagire grandi cose. Il singolo Aidy Girls Is A Computer sul finire del 2009 aveva preparato il terreno a qualcosa di realmente innovativo. Con North la metamorfosi si compie e quelle che erano le memorie sintetiche del gruppo - in un impressionistica revisione del clima elettro anni '80 - si uniscono ad una vocalità duttile, con il frontman James Buttery ad occupare un ruolo di primissimo piano.
La produzione è curata dal team composto da James Young ed Aiden Whalley, che sembra mandare memoria anche i momenti topici del pop sensibile al fascino della musica elettronica. Ne viene fuori un disco emotivamente ricco.
Rimane comunque l'aurea grigia della Londra after midnight, un'idea di seduzione diversa dalla norma. Sono canzoni che hanno il vezzo di entrare sottopelle, inseguendo proprio le volte di un universo interiore.
Se ad esempio prendiamo When It's Gone - originariamente nota come Squeeze My Lime - cogliamo il senso di questa appassionata operazione, che anche nella scelta degli strumenti si fa molto interessante, per non dire spregiudicata.
Ricorrendo ad un armamentario di sintetizzatori vintage, archi dal tono barocco, pianoforti stridenti e finissimi glitch elettronici, i Darkstar compiono il miracolo.
Descrivendo così un ponte tra ciò che era comunemente inteso come wave e ciò che rimanda alla cultura del dancefloor.
Elegante melanconia, immagini che riflettono un universo decadente, una polaroid in bianco e nero che si staglia contro il rutilante suono moderno. E quando ascolterete Gold- praticamente ispirata dalla You remind me of Gold, succesos minore degli Human League - vi sembrerà di planare su un di un'altra atmosfera.
E' il disco che i nostalgici del downtempo attendevano da anni, ma anche l'album che appassionerà i seguaci dell'hypnagogic pop.
Se John carpenter - autore appunto dell'omonima pellicola, suo debutto cinematografico del 1974 - avesse mai incontrato i Radiohead, questo sarebbe stato il risultato più prossimo alla realtà.
E' proprio la giovane - ma lungimirante - Hyperdub (Burial, Kode9, Ikonika) a tenere a battesimo l'opera prima del trio londinese, che già aveva ben impressionato con un dodici pollici che lasciava presagire grandi cose. Il singolo Aidy Girls Is A Computer sul finire del 2009 aveva preparato il terreno a qualcosa di realmente innovativo. Con North la metamorfosi si compie e quelle che erano le memorie sintetiche del gruppo - in un impressionistica revisione del clima elettro anni '80 - si uniscono ad una vocalità duttile, con il frontman James Buttery ad occupare un ruolo di primissimo piano.
La produzione è curata dal team composto da James Young ed Aiden Whalley, che sembra mandare memoria anche i momenti topici del pop sensibile al fascino della musica elettronica. Ne viene fuori un disco emotivamente ricco.
Rimane comunque l'aurea grigia della Londra after midnight, un'idea di seduzione diversa dalla norma. Sono canzoni che hanno il vezzo di entrare sottopelle, inseguendo proprio le volte di un universo interiore.
Se ad esempio prendiamo When It's Gone - originariamente nota come Squeeze My Lime - cogliamo il senso di questa appassionata operazione, che anche nella scelta degli strumenti si fa molto interessante, per non dire spregiudicata.
Ricorrendo ad un armamentario di sintetizzatori vintage, archi dal tono barocco, pianoforti stridenti e finissimi glitch elettronici, i Darkstar compiono il miracolo.
Descrivendo così un ponte tra ciò che era comunemente inteso come wave e ciò che rimanda alla cultura del dancefloor.
Elegante melanconia, immagini che riflettono un universo decadente, una polaroid in bianco e nero che si staglia contro il rutilante suono moderno. E quando ascolterete Gold- praticamente ispirata dalla You remind me of Gold, succesos minore degli Human League - vi sembrerà di planare su un di un'altra atmosfera.
E' il disco che i nostalgici del downtempo attendevano da anni, ma anche l'album che appassionerà i seguaci dell'hypnagogic pop.
Se John carpenter - autore appunto dell'omonima pellicola, suo debutto cinematografico del 1974 - avesse mai incontrato i Radiohead, questo sarebbe stato il risultato più prossimo alla realtà.
1 commento:
Gran bella rece!! Complimenti!!
Se hai un minuto qui trovi la nostra:
http://matmache.blogspot.com/2010/12/darkstar-north-hyperdub-2010.html
Posta un commento