24/09/10

Anika, esordio su Invada


Se dei Beak avevamo apprezzato i ritmi motorici e quella spiccata vena cinematica, dobbiamo ora ricrederci e considerare quanto sia in realtà eclettico il loro modo di scrivere, almeno in determinate circostanze. Anika – una giornalista freelance solita lavorare tra Bristol e Berlino - si imbatte casualmente in Geoff Barrow (che oltre ad essere il batterista di Beak è anche il proprietario di Invada, nonché una delle teste pensanti dei Portishead), ignara del suo destino. Proprio Geoff era alla ricerca di una vocalist per dare ulteriore visibilità alla sua musica. Partendo da un amore condiviso per il punk, il dub e i girl groups degli anni ’60, i due si scoprono immediatamente complici artistici. Tempo una settimana ed Anika li raggiunge in studio al fine di lavorare su del materiale completamente inedito. Si sceglie la via della presa diretta, senza sovraincisioni, per restituire alla musica un feeling il più possibile autentico. Dodici giorni in totale per completare le incisioni, i quattro nella stessa stanza. Ne vien fuori un piccolo manifesto, in cui le formative esperienze del post-punk newyorkese e britannico si incrociano, sotto una buona stella. Reminiscenze di quel suono che poteva esser definito art punk o anche disco not disco, memorie di un Paradise Garage ma anche di un CBGB’s. Una musica che fluttua naturalmente rispondendo ai dettami della dance più battagliera, mai dimenticando il funk bianco e le ellittiche movenze del kraut. Tanta storia, ma un suono comunque coeso e un’esperienza quasi vitale. Dai tracciati sperimentali di "Yang Yang" ed "Officer Officer" al respiro di un traditional eseguito da Bob Dylan - "Masters of War" – sino al pop ovviamente trasversale di "Terry" ed "I Go To Sleep". Pubblicato in Europa da Invada, il disco esce negli States per Stones Throw, come dire: un ulteriore attestato di stima.


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