Pubblicato originariamente nel 1986 da I.R.S., The Big Heat è la prima importante prova solista per l’ex leader dei Wall Of Voodoo Stan Ridgway, una delle formazioni americane che più ha introiettato il mito della frontiera nell’universo del dopo-punk. Nato a Barstow nel 1954, Stan è tuttora uno dei cantori più atipici della tradizione oltreoceano, un folklore noir il suo, signorile ad ogni buon conto. Con un titolo ispirato all’omonima pellicola del 1953 – diretta dal grande regista Fritz Lang – il disco ne ripercorre le analoghe storie, facendoci assaporare la tragedia di racconti a cavallo tra la vita e la morte. L’uso massiccio di sintetizzatori e drum machine proietta in un altro mondo la canzone classica di Stan Ridgway, in questo confronto la sua parabola artistica ne esce invero rafforzata, dando l’impressione di musicista capace di padroneggiare stili e mode temporanee.
Nel
disco non mancano gli ospiti, a sorreggere questo romantico impianto troviamo
infatti membri di formazioni storiche quali Gang of Four, The Screamers ed
Oingo Boingo. Come se ciò non fosse abbastanza, spuntano anche sessionmen un
tempo al servizio di Frank Zappa e Captain Beefheart.
Dal
gusto morriconiano della title-track al cinico reportage post-Vietnam di
‘Camouflage’ , questo è un piccolo manifesto di quegli eighties morbosamente
alternativi; Big Heat è ripubblicato da Water con l’aggiunta di ben 4 tracce
extra. Stan rimane ad oggi un anti-eroe dell’universo musicale, per saggiarne
l’ardore artistico potete partire proprio da qui.
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