21/05/12

Laurel Halo per Hyperdub




A partire da ‘King Felix’ del 2010 e passando attraverso le tessiture di ‘Hour Logic’ dello scorso anno, Laurel Halo ha sviluppato un’idea estremamente personale di musica elettronica, rendendo ancor più labile il confine tra ambient, pop, psichedelia sintetica, dub e finanche techno. Cresciuta nel Midwest la nostra ha sempre avuto un approccio estremamente trasversale alla composizione, intendendo le sue performance e le sue creazioni come luogo di transito per il corpo e la mente, nella ricerca di un’ esperienza extrasensoriale multipla.

‘Quarantine’, il suo disco di debutto per Hyperdub, è il suo lavoro più focalizzato. Potendo contare su una sintesi tra beat elettronici e pop astratto, andando proprio a rivedere le coordinate di quella corrente un tempo nota come intelligent dance music. Ma ogni etichetta sembra andare stretta alla musicista, che attraverso un autentico flusso di coscienza sembra quasi rievocare la complessa poesia di una Laurie Anderson o gli eterni patimenti di un Arthur Russell. Pietre di paragone importanti per un lavoro che non riesce certo ad essere catalogato sommariamente. In parole povere è il disco più sperimentale mai concepito al quartier generale della label inglese.

‘Quarantine’ grazie a melodie epidermiche si insinua sottopelle, rifocillando ricordi ancestrali e memorie futuribili, come in un Blade Runner della generazione down beat. 12 canzoni, che – per quanto imprendibili – rispettano comunque il credo di un senso armonico. La sua espressività vocale le consente certo di fuggire i luoghi comuni della melodia occidentale, puntando ad un’ebbrezza lisergica a dir poco contagiosa. Una musica che pur partendo da elementi noti, strappa con decisione  il lasciapassare per l’originalità. Una delle sicure protagoniste di questo 2012.


                                    



 

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