Prima di firmare un contratto con
Paw Tracks nel 2009, il bizzarro Dent May
- originario del Mississippi – ha fatto musica spesso informata da un
mellifluo pop, puntando religiosamente ad una trasversalità di fondo. Un
situazionista nato in pratica. Con il debutto ‘The Good Feeling Music of Dent
May & His Magnificent Ukulele’ ci ha restituito vibrazioni forse smarrite,
un’innocenza tale da ritrovarsi nei melodrammi del cinema anni ’50, ma anche
nei tanto sospirati viaggi – all’epoca - ad Honolulu. Questa psichedelia dai tratti
però intimisti non rinunciava a sortite in territori addirittura disco, facendo
anche il verso ad Ashford and Simpson, in un paio di ballate dal forte
denominatore black.
Suonato interamente dallo stesso
May e registrato in due sessioni – la personale stanza del Cats Purring Dude
Ranch ed un deposito di cotone nei pressi di Oxford, MS – ‘Do Things’ è nelle
intenzioni la fotografia di una band che suona ai matrimoni sotto acido. L’innocenza
degli esordi si risolve in un approccio più realista, tanto che al suono
esotico dell’ukelele si sostituisce spesso lo scandire di una drum machine, che
miracolosamente ci riporta in territori FM Rock. Come se la parabola di Dent
May fosse oggi allineata a quella di Ariel Pink e Neon Indian.
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