24/05/11

L'inglese Jon Allen torna con "Sweet Defeat"


L’arte del saper scrivere canzoni indimenticabili. Potremmo dedicare un paragrafo a Jon Allen, che tra gli autori contemporanei ci sembra uno dei più lucidi interpreti di una tradizione che arriva sino ai tempestosi sixties. “Sweet Defeat” è il suo rientro sulle scene ed è licenziato dall’indipendente Monologue Records, con distribuzione One Little Indian. Il suo debutto “Dead Man’s Suit” – forte anche degli oltre 20mila download per il brano “Going Home”, utilizzato in una pubblicità della Landrover – impressionò soprattutto la critica più ortodossa, che nella penna di Allen ritrovò i prodromi di uno stile classico, legato ai folk singer più influenti del nostro tempo. Il disco esplose letteralmente in Inghilterra, per poi crescere esponenzialmente anche nel resto del vecchio continente. Oltre alla sfrenata sponsorizzazione di BBC Radio 2, fu il celebre Jools Holland a volerlo nello spettacolo televisivo “Later with Jools”, dopo aver ascoltato il suo brano “In Your Light” alla radio. Prodotto ancora da Tristan Longworth ed inciso con lo stesso team di musicisti che ne avevano impreziosito l’esordio, il secondo album di Allen trova fondamento nell’ immaginario West-coast, pur aprendosi ad interessanti coloriture soulful, che potrebbero far pensare ad un giovane Van Morrison. Indicato da più parti come il novello Bob Dylan, Allen ha in realtà personalità da vendere e ce lo dicono le 11 canzoni composte per l’occasione, tra solide riproposizioni dello stile Americana ed aperture al rutilante rock sudista. Britannico doc, il nostro autore sembra conoscere a menadito la geografia musicale a stelle e strisce, eppure – a ben senitre – il suo timbro è più prossimo ad un Rod Stewart meno roco. Ci sono canzoni incredibili in questo disco – dall’opener "Joanna" a "Broken Town" – ma tutto il disco merita di essere affrontato con rigorosa attenzione, proprio per cogliere tra le righe sfumature essenziali e profetiche visioni di un universo rock solo apparentemente autoreferenziale. C’è così tanta passione tra questi solchi che non saranno i volumi esagerati dell’ultima sensazione indie a farvi cambiare idea.

Jon Allen Music by Jon Allen Music

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