17/05/11

Joseph Arthur torna con "Graduation Ceremony"



Figura sfuggente e poco disposta al sensazionalismo, Jospeh Arthur incarna per molti versi l’essenzialità dei cantautori vecchia scuola, lasciando che a parlare sia unicamente la sua voce e la sua sei corde, oltre ad un libretto di testi invero crepuscolari. Lanciato a metà anni ’90 da Peter Gabriel che lo volle in forza alla sua Real World, il nostro impiegò non poco tempo a farsi notare, nonostante il beneficio dei grandi canali di distribuzione e dell’apporto logistico di una major. Con un timbro che risentiva dell’influsso del compianto Jeff Buckley – oltre che delle brumose atmosfere di Leonard Cohen e del più contemporaneo Joe Henry – Arthur, grazie anche al suo mentore, si interessò ben presto alla sterminata geografia della world music, incamerando elementi che ne avrebbero arricchito la maturazione artistica. Spalleggiato dalla critica e da un numero affatto trascurabile di artisti chiave – Michael Stipe dei R.E.M. ha una sorta di venerazione nei suoi confronti – Arthur ha saputo emozionare più di un ascoltatore, grazie ad una magia tutta sua. Un ruolo di cantastorie tra le righe, profondamente spirituale, immerso in un clima ed un immaginario da sogno, distante da tutti i borbottii della vita moderna. Un uomo che si affranca, un’artista che ci prende per mano e ci conduce negli anfratti del cuore, scuotendoci intimamente. Non c’è nulla da fare nel Midwest a parte sognare, così intona Joseph in "The Graduation Ceremony", il suo primo album solista dai tempi di "Nuclear Daydream" (2006), anche se nel 2010 Arthur aveva realizzato un altrettanto prezioso "Fistful of Mercy", disco concepito a 6 mani con Ben Harper e Dhani Harrison. Prodotta da John Alagia e resa ancor più interessante dalla presenza da un turnista di lusso come il batterista Jim Keltner (John Lennon, Bob Dylan), questa nuova collezione di brani si presenta come l’ennesimo colpo di coda di un talento ritrovato, un elegante contributo alla causa della canzone più classica, con l’utilizzo di una sezione d’archi che strizza l’occhio alla musica da camera più pop. Joseph Arthur sarà in tour negli Stati Uniti per buona parte dell’anno ed i suoi poliedrici dipinti saranno esposti per tutto il mese di giugno al Gershwin Hotel di New York City. Uno dei più talentuosi folk singer della sua generazione, Arthur confida nel riprendersi il ruolo che più gli è consono. Una guida spirituale dotata di un’infallibile penna.


A voi il video di "This is Still My World"


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