Da giovane talento della scena thrash-metal della Bay Area, nel ruolo di maggior chitarrista dei tanto lodati Testament, a musicista dalle indubbie prospettive anche nel circuito più legato all’universo jazz. Le sette vite di Alex Skolnick in musica. Co-prodotto da Megaforce (la storica indie che lanciò i Metallica) e Palmetto Jazz, il disco in trio di Alex porta il titolo di Veritas ed è un excursus sulla sua personale visione musicale, che sembra proprio attingere da oltre 50 anni di musica rock e jazz, contemplando ibridi davvero fantasiosi. A coadiuvarlo nelle azioni, la sezione ritmica composta da Nathan Peck (contrabasso e basso elettrico) e Matt Zebroski (batteria), partner versatili che non temono anche scorribande soliste. Potremmo parlare di un concept album, tanto che Alex esplica all’interno del cd il modus operandi che ha condotto in porto la realizzazione del disco. Fatta eccezione per la ripresa assolutamente originale di Fade To Black dei Metallica, Skolnick va a scomodare in maniera del tutto originale i suoi maestri, mettendo in piedi composizioni ispirate ad immaginifici duetti. Ecco così l’associazione Path Metheny/Jimmy Page in ‘Path Of Least Rsistance’, il folletto di Minneapolis Prince ed il chitarrista jazz John Scofield in 99/09 o Rodrigo Y Gabriela con i french-poppers Air in ‘Alone In Brooklyn’. Cartoline che sono tradotte essenzialmente in suono, per un trio jazz che sa swingare ma anche porre con fermezza il piede sull’acceleratore. Mandando messaggi d’amore anche ai compositori delle colonne sonore di Bollywood, al batterista Dave Grohl, a Jeff Beck e a John Coltrane, Skolnick ci tiene a ribadire che il suo universo non conosce opposizioni mediatiche ed è pura astrazione. La sua maturità si evince anche da questa visione universale.
23/05/11
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