C’è sempre un riferimento deciso alla sfera sessuale nella musica e – più in generale – nell’opera di Jenny Hval. Se con il precedente lavoro per la norvegese Rune Grammofon erano letteralmente le viscere al centro della sua disanima lirico/concettuale, con ‘Innocence Is Kinky’ si parla di una innocenza per l’appunto depravata, bizzarra. Gioco degli eccessi che ben si confà alla storia di questa artista nordica, nata ad Oslo l’11 di luglio del 1980. Entrata in punta di piedi nell’universo del music biz con la formazione Rockettothesky , si è poi conquistata una credibilità in veste di autrice solista, integrando alle sue esperienze nell’universo della musica indipendente un lavoro parallelo nel mondo dell’arte contemporanea.
Con la produzione e la direzione
artistica di John Parish – figura spesso
associata all’impareggiabile Pj Harvey – ‘Innocence Is Kinky’ pone al centro
del suo corpo musicale la vocalità estesa della Hval, moderna sirena che
abbraccia tutte le possibili ipotesi del cantautorato avant. Registrato a
Bristol, il disco conta peraltro su descrittivi arrangiamenti d’archi –
Ole-Henrik Moe (violino, viola, sega musicale) e Kari Ronnekleiv (violino) –
che amplificano i toni epici di un lavoro ammaliante, stuzzicante oltre misura.
Musica da camera e sensibilità elettro-acustica comportano una sospensione
virtuale, sulla quale si innesta la voce della Hval, strumento virtuoso che
segna il passo di un lavoro complesso, smarcato dalle logiche di mercato e
figlio di una continuità artistica impressionante. ‘Mephisto In The Water’,
‘Oslo Oedipus’ o ‘Death Of The Author’ sono virtuali attentati alla forma
canzone, seducenti numeri che imprimono nuovi valori al termine di sensualità
nella musica contemporanea.
Nessun commento:
Posta un commento