Nella primavera del 2012 il piano dei Wire è stato quello di revisionare alcune composizioni risalenti al 1979 ed al 1980. Materiali che se non fosse stato per alcune timide apparizioni dal vivo, sarebbero irrimediabilmente caduti nel dimenticatoio. E’ stata una stagione fantastica, la più creativa per il gruppo inglese, che di lì a poco avrebbe conosciuto però il primo split ufficiale. Una creatività roboante la loro, una stagione fatata quella. Il concetto per il nuovo album nasce proprio dalla necessità di recuperare quelle bozze, una dipartita dal concetto di nuova composizione.
Il gruppo si reca in studio ribadendo la formazione a quattro; ai membri
originari Colin Newman, Graham Lewis e Robert Grey si unisce il nuovo chitarrista
Matthew Simms, che già in diverse occasioni dal vivo non ha fatto rimpiangere
il dimissionario Bruce Gilbert. Le idee sono ovviamente destinate ad esser
rivoluzionate in corso d’opera, ecco perché quel materiale custodito
gelosamente diviene ora qualcosa di completamente inedito.
‘Love Bends’ affonda in quegli anni ’80 in maniera rauca, rispettando però
la modernità della canzone pop. Brani che si trasformano in avvincenti numeri
inediti come ‘& Much Besides’, che diviene un brano da sei minuti dalle melodie
oniriche. La scrittura di Colin Newman è così votata ad uno sconvolgimento
dall’interno, dove i temi passati divengono terreno fertile per nuove
avventurose sortite. Ricorrono tutti gli aspetti cari al loro approccio: gli
stop & go, i balzi umorali ed i cambi drastici di volume. Un’attitudine confortata anche da episodi come ‘Adore Your Island’ che
affina l’esperienza post-punk attraverso una scrittura quasi progressive. Gioco dei contrasti che da sempre è stato il
fulcro dei Wire, uno dei gruppi più intelligenti mai partoriti dalla terra
d’Albione.
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