21/02/13

Pop-life: They Might Be Giants





Non sono molte formazioni che possono permettersi il lusso di inaugurare un album con la linea: "Hi, Your head is on fire". Continuando peraltro ad essere credibili e mettendo in fila – nel corso di detto album – dichiarazioni ancor più ostentate. Con ‘Nanobots’ i They Might Be Giants tagliano la soglia del sedicesimo disco da studio, facendo appello ad un immaginario tra il serio ed il faceto, come buona norma. Un universo pullulato da operazioni oscure, microscopici robots, ospedali che pullulano d’insetti e colpi di karate, funambolismo lirico insomma. They Might Be Giants hanno sempre rappresentato l’eccezione nell’emisfero alternative pop, consegnando alla storia alcune delle più memorabili canzoni degli ultimi 30 anni. Questione di eclettismo, tanto che la loro peregrinazione artistica ricomincia proprio da un’indipendente – la Lojinx – che lancia le perfette alchimie pop di Nanobots con il giusto tripudio mediatico.

Nato nel 1982 nella fervida scena newyorkese dell’ East Village, il duo composto da John Flansburgh e John Linnell avrebbe fatto cassa con le vendite di ‘Flood’, che nel 1990 ottenne il disco di platino. Negli anni successivi oltre alle conferme da studio, arrivano produzioni televisive e colonne sonore, che spostano l’attenzione sul trasformismo del gruppo, dote innata sin dai primi passi discografici.

Come affrontare dunque una nuova sfida artistica? I 25 episodi di ‘Nanobots’ sono all’insegna della continuità, tanto da non tradire le aspettative. They Might Be Giants del resto primeggiano nell’arte dello scrivere canzoni, brevi e memorabili. Flash sullo stato dell’arte del pop, pillole di sapere cosmico, iniezioni di buonumore. Circondati nuovamente dagli amici di New York che contano – il produttore Pat Dillett (David Byrne, Mary J. Blige, Tegan and Sara) e collaboratori abituali come Stan Harrison, Jon Graboff, Jedediah Parish e Chris Thompson – riproducono la loro musica con superba maestria, presi da quella fervida ispirazione che ne ha fatto degli autori ineguagliabili. Se la musica è anche intrattenimento fine e delizioso, parte del merito va a questa premiata ditta che dalla Big Apple ha sempre trascritto in note la gioia di vivere.



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