09/01/12

Wino & Conny Ochs, two black souls


Scott “Wino” Weinrich, il motociclista di Washington Dc, è una di quelle icone della musica rock americana che difficilmente raggiungerà lo status di artista mainstream. Assolutamente padrone del suo destino – nell’ accezione più ampia del termine – Wino era un autentico outsider nella capitale degli States alle soglie degli anni’80. Faceva stranamente quadrato con i punks locali – Ian MacKaye in primis – e sfoggiava i suoi racconti da cripta con gli Obsessed, formazione che avrebbe pre-conizzato il revival del suono Black Sabbath. Quando si trasferì in California nella prima metà degli anni ’80, ad accoglierlo trovò i Saint Vitus, una delle rare band ad aver abbattuto lo scetticismo hardcore/punk , facendo breccia nel catalogo della benemerita SST.

Wino non si è mai fermato e ancora oggi attraverso innumerevoli sigle – da Hidden Hand al supergruppo Shrinebuilder (con gente di Neurosis e Melvins) – continua a portare il vessillo di uomo nero. E nessuna sorpresa se in una delle recenti sortite in solo sia andato proprio a scomodare the man in black Johnny Cash, con quel magistrale piglio scarno. Proprio da qui si riparte. Con un nuovo disco realizzato per la teutonica Exile On Mainstream, concepito a 4 mani con il giovane virgulto Conny Ochs. L’atipico folk singer apriva le date del tour di ‘Adrift’ nel 2010, catturando immediatamente le attenzioni di Wino. Non solo un singolare approccio alla musica, ma anche una filosofia di vita che li accomunava, tanto è bastato a farli ritrovare allo storico Kabumm Studios di Berlino, per dar vita a 10 brani originali, solennemente acustici, animati da una solfurea vena spirituale. Una sola cover, ed anche qui sembra tutto già scritto: ‘Highway Kind’ di Townes Van Zandt. Benvenuti nell’inequivocabile campo di Heavy Kingdom.

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