Direttamente da quella fucina di talenti artistici che è Los Angeles, giunge a spron battuto un bastimento carico di sensazioni forti. In altre parole quella che potrebbe rivelarsi un’autentica next big thing. Loro si chiamano Vintage Trouble e - benchè al debutto lungo con questa sigla – sono un gruppo di veterani che da anni distribuisce scosse d’adrenalina in lungo ed in largo per la costa occidentale. Il loro suono elettrico prende in prestito elementi dal soul, dall’ r&b e dal più adrenalinico rock’n’roll, ridefinendo un’attitudine vintage comunque contemporanea. Ty Taylor (voce), Nalle Colt (chitarra), Rick Barrio Dill (basso) e Richard Danielson (batteria) sono i Quattro alfieri di questa piccola rivoluzione artistica.
Vocalist nero già a fronte dei Dakota Moon – che incisero sul finire dei ’90 per Elektra, dopo una serie di apparizioni come opening act di Tina Turner - Taylor definisce la musica dei Vintage Trouble soul primitivo, sgombrando già il campo da ogni equivoco: in altre parole la poesia della musica nera al servizio di arrangiamenti ruspanti. La passione per il soul/rhythm & blues dei tardi ’50 unitamente alla pulsione del rock ‘n’ roll anni ‘60. Il nome stesso della band si ricollega ad una tradizione secolare come quella del blues, tanto che il padre di Taylor proprio a quella ‘religione’ aderiva. Usi e costumi che avrebbero in qualche misura ‘corrotto’ l’attitudine dello stesso figlio. Formatisi appena un anno fa i Vintage Trouble hanno presto dato fuoco alle polveri, forti proprio di esperienze cruciali nel circuito di L.A. Influenzati nella stessa misura da Otis Redding e Led Zeppelin, i ragazzi sono presto confluiti sotto l’la protettrice del manager Doc McGhee (Bon Jovi, Motley Crue, KISS, Guns N’ Roses e James Brown) e dell’agenzia di tour internazionale ITB (Aerosmith, Lenny Kravitz, Jamiroquai).
I Vintage Trouble sono una band che esplode letteralmente sul palco, ed il loro atteggiamento è quello di rendere costantemente partecipe il pubblico. Più che una performance, la loro è intesa come una festa multicolore. Il fine ultimo della band è quello di far calare il sudore dalle mura della sala ed osservare la gente vestita di tutto punto abbandonare il club con i vestiti quanto meno stropicciati.
Dal singolo apripista “Nancy Lee” all’impertinente ritmo di “Blues Hand Me Down” fino alle provocazioni di “Not Alright By Me” ed al soul di “Nobody Told Me”, ci sono tutti i numeri per compiere il delitto perfetto, grazie a melodie prepotenti, chitarre ruvide e testi che sembrano davvero senza tempo. Il gruppo sarà presto in tour in Europa come spalla agli fm rockers Bon Jovi, un’ulteriore occasione per sconvolgere nuove ed eclatanti platee.
Per farvi un'idea della band date un'occhiata ai loro videoclip...Vocalist nero già a fronte dei Dakota Moon – che incisero sul finire dei ’90 per Elektra, dopo una serie di apparizioni come opening act di Tina Turner - Taylor definisce la musica dei Vintage Trouble soul primitivo, sgombrando già il campo da ogni equivoco: in altre parole la poesia della musica nera al servizio di arrangiamenti ruspanti. La passione per il soul/rhythm & blues dei tardi ’50 unitamente alla pulsione del rock ‘n’ roll anni ‘60. Il nome stesso della band si ricollega ad una tradizione secolare come quella del blues, tanto che il padre di Taylor proprio a quella ‘religione’ aderiva. Usi e costumi che avrebbero in qualche misura ‘corrotto’ l’attitudine dello stesso figlio. Formatisi appena un anno fa i Vintage Trouble hanno presto dato fuoco alle polveri, forti proprio di esperienze cruciali nel circuito di L.A. Influenzati nella stessa misura da Otis Redding e Led Zeppelin, i ragazzi sono presto confluiti sotto l’la protettrice del manager Doc McGhee (Bon Jovi, Motley Crue, KISS, Guns N’ Roses e James Brown) e dell’agenzia di tour internazionale ITB (Aerosmith, Lenny Kravitz, Jamiroquai).
I Vintage Trouble sono una band che esplode letteralmente sul palco, ed il loro atteggiamento è quello di rendere costantemente partecipe il pubblico. Più che una performance, la loro è intesa come una festa multicolore. Il fine ultimo della band è quello di far calare il sudore dalle mura della sala ed osservare la gente vestita di tutto punto abbandonare il club con i vestiti quanto meno stropicciati.
Dal singolo apripista “Nancy Lee” all’impertinente ritmo di “Blues Hand Me Down” fino alle provocazioni di “Not Alright By Me” ed al soul di “Nobody Told Me”, ci sono tutti i numeri per compiere il delitto perfetto, grazie a melodie prepotenti, chitarre ruvide e testi che sembrano davvero senza tempo. Il gruppo sarà presto in tour in Europa come spalla agli fm rockers Bon Jovi, un’ulteriore occasione per sconvolgere nuove ed eclatanti platee.
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