‘Glowing Mouth’ è l’album di debutto del quintetto newyorkese Milagres (miracoli in portoghese), ed è ancora una scelta che premia la politica d’espansione dell’inglese Memphis Industries, sempre pronta a manifestare il suo gusto oculato nell’universo indie.
C’è tanta grazia nella musica dei ragazzi di Brooklyn, un suono languido, che vive di luce propria, sorretto dalla performance vocale di Kyle Wilson. Una storia quanto meno drammatica la sua, che nel 2009 durante un’escursione sulle montagne della British Columbia cade da uno dei picchi più alti rischiando serie conseguenze fisiche. Pregiudicato da una lunga riabilitazione ospedaliera, Kyle pensa seriamente di abbandonare la musica, ma è proprio durante questi lunghi mesi di recupero che il nostro – ispirato da un nuovo senso di vulnerabilità – torna con rinnovata passione a scrivere.
Una volta ristabilitosi a New York, con un pugno di brani su cui lavorare, Kyle si ricongiunge ai sodali Fraser McCulloch (basso, voce, tastiere), Eric Schwortz (chitarra, voce, percussioni), Chris Brazee (piano, tasiere) e Steven Leventhal (batteria, percussioni) per punteggiare quello che diverrà Glowing Mouth.
Così dall’epica traccia che titola l’album passando per la bucolica euforia di ‘Here To Stay’e l’ipnotica bellezza di ‘Moon On The Sea’s Gate’ è tutto un fiorire di idee ed ispirazioni alte, con un rispetto per la natura che si riflette in descrizioni puntuali di montagne isolate e spiagge vuote. Come se la fuga dall’urbanizzazione fosse una precisa dottrina seguita dal cantante Kyle. Tappeti elettronici e squarci di pop psichedelia sono il cuore di questo progetto, tappa fondamentale al crocevia tra bedroom pop ed elettronica gentile.
C’è tanta grazia nella musica dei ragazzi di Brooklyn, un suono languido, che vive di luce propria, sorretto dalla performance vocale di Kyle Wilson. Una storia quanto meno drammatica la sua, che nel 2009 durante un’escursione sulle montagne della British Columbia cade da uno dei picchi più alti rischiando serie conseguenze fisiche. Pregiudicato da una lunga riabilitazione ospedaliera, Kyle pensa seriamente di abbandonare la musica, ma è proprio durante questi lunghi mesi di recupero che il nostro – ispirato da un nuovo senso di vulnerabilità – torna con rinnovata passione a scrivere.
Una volta ristabilitosi a New York, con un pugno di brani su cui lavorare, Kyle si ricongiunge ai sodali Fraser McCulloch (basso, voce, tastiere), Eric Schwortz (chitarra, voce, percussioni), Chris Brazee (piano, tasiere) e Steven Leventhal (batteria, percussioni) per punteggiare quello che diverrà Glowing Mouth.
Così dall’epica traccia che titola l’album passando per la bucolica euforia di ‘Here To Stay’e l’ipnotica bellezza di ‘Moon On The Sea’s Gate’ è tutto un fiorire di idee ed ispirazioni alte, con un rispetto per la natura che si riflette in descrizioni puntuali di montagne isolate e spiagge vuote. Come se la fuga dall’urbanizzazione fosse una precisa dottrina seguita dal cantante Kyle. Tappeti elettronici e squarci di pop psichedelia sono il cuore di questo progetto, tappa fondamentale al crocevia tra bedroom pop ed elettronica gentile.
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