Qui nessuno ha voglia di scherzare, men che meno gli Arabrot, norvegesi dai solidi principi, cui il rock piace nelle forme sicuramente più grasse e primitive. Il fatto stesso che per il loro quinto album si siano rivolti a Steve Albini è sinonimo di una comunione d’intenti precisa. Albini – che notoriamente ce l’ha a morte con gli hippies - ha accolto a braccia aperte questi neo-vichinghi presso il suo Electrical Audio di Chicago, fornendo un rinomato banco di regia ed attrezzature per lo più analogiche. Tanto basta per confezionare l’ennesima scorribanda nei meandri del più truculento noise-rock, che certo non perde occasione di calarsi nelle più oscure voragini del metal e del post-core.
Con un titolo assai gentile – Solar Anus – gli Arabrot ci tengono a far sapere che il rock’n’roll non è materia per educande. Il disco scorre così tra devastanti numeri sludge e scampoli di metal-core rallentato. Sono strappi nervosi che in comune hanno la malsana passione per tutte le musiche chitarristiche degli ultimi 30 anni. Da queste parti sembrano essersi dati appuntamento Melvins, Eyehategod e Buzz-o-ven, oltre a qualche dimenticato eroe di casa Amphetamine Reptile.
Rumor bianco. Sappiatelo. Il titolo dell’album – unitamente ad altri brani in scaletta – è ispirato al letterato francese Georges Bataille. Gli Arabrot condividono con l’autore la stessa passione per gli estremi, gli alti ed i bassi in natura. Il lato animalesco dell’uomo e la sua ispirazione divina, la purezza ed il sudiciume. All’ombra del sole, si consuma questo spaventoso rituale, che non ha alcuna intenzione di riportarsi alle troppe addomesticate variazioni sul rock contemporaneo.
Con un titolo assai gentile – Solar Anus – gli Arabrot ci tengono a far sapere che il rock’n’roll non è materia per educande. Il disco scorre così tra devastanti numeri sludge e scampoli di metal-core rallentato. Sono strappi nervosi che in comune hanno la malsana passione per tutte le musiche chitarristiche degli ultimi 30 anni. Da queste parti sembrano essersi dati appuntamento Melvins, Eyehategod e Buzz-o-ven, oltre a qualche dimenticato eroe di casa Amphetamine Reptile.
Rumor bianco. Sappiatelo. Il titolo dell’album – unitamente ad altri brani in scaletta – è ispirato al letterato francese Georges Bataille. Gli Arabrot condividono con l’autore la stessa passione per gli estremi, gli alti ed i bassi in natura. Il lato animalesco dell’uomo e la sua ispirazione divina, la purezza ed il sudiciume. All’ombra del sole, si consuma questo spaventoso rituale, che non ha alcuna intenzione di riportarsi alle troppe addomesticate variazioni sul rock contemporaneo.
"Underground Album of the Month" Mojo
"It's a fucking triumph" 9/10 Drownedinsound
"As unsettling as a thunderstorm approaching a medieval battle" 8/10 NME
"One of Europe's best heavy rock bands" 5/5 Stool Pigeon
Årabrot - Madonna Was A Whore by TigerFysiskFormat
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