23/09/11

Tornano i Rocket From The Tombs! La reunion dell'anno?

Dei numerosi incontri epocali nella storia del rock sono per l’appunto piene antologie e sussidiari, spesso è una scintilla a generare le comunioni più folli, spesso bisogna retrocedere di qualche passo per cogliere la reale fisionomia di un progetto. Prima che il punk divenisse fenomenologia di massa, a Cleveland, Ohio, c’era un quintetto che nel grigiore urbano avrebbe costituito un vero e proprio movimento contro-culturale. Il nome dei Rocket From The Tombs varca la soglia stessa della leggenda. Questa sdrucciolevole superficie d’appoggio avrebbe anticipato le gesta di due formazioni a dir poco seminali. Da una parte i Pere Ubu di David Thomas, luogo di partenza ideale per quello che comunemente viene definito rock d’avanguardia, dall’altra i ben più temibili Dead Boys dell’eterno bad boy Cheetah Chrome, istituzione del più anfetaminico punk.
Il paradosso, semmai, è che la carriera dei Rocket From The Tombs non è mai stata documentata dettagliatamente e spesso si è dovuto ricorrere a lavori ed assemblaggi postumi pur di cogliere la portata (quasi) epocale della loro musica. Ancora una volta è l’inglese Fire Records a correre ai ripari. E – udite, udite – questo Barfly (chiaro il riferimento al vate Chuck Bukowski?) è in pratica il primo album da studio dei nostri. Ad appena 37 anni dal loro battesimo.
Unitamente a questa fatica da studio, giungerà la ristampa della collezione di incisioni dal vivo (risalente al 2002 ed in principio licenziata da Glitterhouse) 'The Day The Earth Met the Rocket From the Tombs'.
Rimettendoci alla storia scritta, i cinque di Cleveland chiusero i battenti nel 1975, anche se la loro ombra si estese direttamente sulle incarnazioni successive. “Ain’t It Fun” sarebbe divenuto un cavallo di battaglia dei Dead Boys, mentre “Final Solution” entrerà definitivamente nell’immaginario di ogni fan dei Pere Ubu.
Le parole di un sorprendentemente asciutto David Thomas a questo punto: “sono certo che se avessimo registrato un disco da studio negli anni ’70, non sarebbe stato affatto dissimile da Barfly. Dovete semplicemente focalizzare le idee aldilà del grunge e degli espedienti lo-fi’”.
Trentasette anni di attesa che ci restituiscono una formazione integra, anche nella line-up originale, se si fa eccezione per gli innesti del più recente batterista dei Pere Ubu (Steve Mehlam, anche all’organo) e dell’ex-Television Richard Lloyd (alla seconda chitarra). From here to eternity?

Da questo link è possibile scaricare il brano I Sell Soul in mp3

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