31/05/08

Joy Division "In The Studio With Martin Hannett"


Sull’onda emozionale del recente lungometraggio Control e del corrispettivo documentario Joy Division, l’archivio del gruppo mancuniano si arricchisce di una nuova, esaltante, scoperta. Grazie al nulla osta della famiglia Hannett, tornano a galla i mix tapes originali curati dallo stesso Martin preso i Cargo Studios, nel Roachdale, a cavallo tra il 1978 ed il ’79. Unitamente a questi pezzi di archivio anche alternate takes e remix inediti probabilmente catturati preso lo Strawberry ed il Britannia Row. Martin aveva l’abitudine di incidere ogni singolo episodio risalente alle session ufficiali, il suo era anche un accordo tacito con i responsabili dell’etichetta Factory Rob Gretton e Tony Wilson. Un lavoro immane, se pensate che di ogni singola traccia dei Joy Division possono esistere versioni apparentemente speculari, ma in realtà lievemente modificate. Con questi nastri Hannett si dilettava a cercare nuove soluzioni, continuando imperterrito con l’analogico e sfruttando il suo AMD delay ed i suoi sintetizzatori vintage. Caratteristiche che hanno poi portato all’unicità del sound Joy Division nell’epopea del post-punk inglese. Questo doppio cd curato da Interstate è ancor di più una testimonianza del suono che Martin aveva in mente per Ian Curtis e soci, la sua idea di manipolazione e l’adesione incondizionata al concetto dello studio di registrazione come strumento aggiuntivo (nonchè determinante).

Un doppio cd che farà la gioia di tutti gli autentici sostenitori del gruppo, che non possono certo lasciarsi sfuggire le versioni multiple di classici come Digital, Glass, Atmosphere, Dead Souls, Ice age, N4 (Decades) ed Eternal. Interviste d’epoca ed una selezione dei campionamenti utilizzati al tempo rendono ancora più sfizioso il piatto.

Fantastico anche il booklet che in 10 pagine fornisce inediti cenni biografici. La leggenda continua.

Joy Division
"In The Studio With Martin Hannett"
2CD Interstate
in uscita il 16 giugno

30/05/08

BENGA IN ITALIA!


Attesissima prima per Benga, uno dei massimi esponenti della scena dubstep inglese.
Il suo singolo "Night" ha messo a ferro e fuoco la scena underground londinese, conquistando i djs quanto gli agitatori delle più rinomate dancehall, ha trionfato grazie alle sue morbose melodie, riuscendo a mantenere un profilo altissimo per numerosi mesi. Oltre ad esser stato uno dei primi singoli dubstep ad imporsi prepotentemente nelle playlist di BBC Radio 1, Night ha rappresentato una sorta di punto di ‘svolta’ per musicisti e più ordinari appassionati di musica a livello internazionale, conquistando i favori di rinomati produttori quali Gilles Peterson, Ricardo Villalobos, Pete Tong, Zane Lowe, Annie Mac, Herve e Shy FX.

Il suo album di debutto "Diary Of An Afro Warrior" è un viaggio emozionale ricco di dualità, dove le pulsioni delle linee di basso si intercambiano con la qualità e l’intelligenza del songwriting, generando ibridi di nuova dance sotto il cielo tetro di Croydon, distretto della Londra del sud-est. Quella che un tempo era la fisicità della jungle trova nuovi sbocchi nei mille volti dell’autore, capace di ammorbidire le staffilate del basso e della batteria grazie a rimodellamenti che occhieggiano sia all’house detroitiana, al future jazz che allo storico hip-hop di deriva electro.

'Benga elettrifica e porta al genere il suo sguardo, quello di un guerriero sensibile e potente che si mette in gioco e, nella miglior tradizione dei grandi artisti nei, muove cuore, cervello e muscoli all'unisono.' - Blow Up

'Insomma: disco veramente ottimo. Con una maturità di linguaggio davvero inedita nei panorami dubstep ma più in generale nella musica elettronica degli ultimi anni. E con un fascino che metà basta. Leggermente superiore al disco di Pinch, nettamente superiore all'ultimo di Burial. Fate un pò voi' - Mucchio

'L'astro del dubstep può volare oltre le mode' - XL

'La capacità del musicista di Londra, è proprio quella di saper essere difficile e diretto allo stesso tempo. una capacità che solo i migliori hanno.' - Superfly

'I suoi bassi rimbalzano nell'anthem Night, spinti da scariche sintetiche d'ispirazione techno (e-Trips) o che si aprono all'electro europea, specie nel finale. Una nuova frontiera per il dubstep?' - Pig


Benga sarà in Italia per un'unica data esclusiva:

MERCOLEDI 4 GIUGNO 2008 @ MUV FESTIVAL - Parco delle Cascine, Firenze

http://www.myspace.com/bengabeats
http://www.tempa.co.uk/

28/05/08

WILDBIRDS & PEACEDRUMS


Grande successo di critica e di pubblico per l'album d'esordio del duo svedese Wildbirds & Peacedrums intitolato "Heartcore" edito dalla Leaf Label.
Gli svedesi Wildbirds & Peacedrums sono la carismatica cantante Mariam Wallentin e il batterista Andrea Werliin che insieme realizzano uno straordinario ibrido di pop spirituale, blues primordiale ed musica soul estatica.
Fluttuando tra ritmi pagani e ballate eteree ed incantate, il loro debutto è una dichiarazione d'intenti immediata, euforica e del tutto nuova.

'Duo svedese dal suono pop minimale, tra blues, jazz, folk e pop. Sorprende la voce di Mariam Wallentin: una forza della natura.' 8Recensione boxata su Jam di maggio, 4 stelle) 'Già a buon diritto tra le pagine di più pura e perfetta bellezza che potrà regalarci il 2008'. (Blow Up)

'Capaci di rapire con ballate folk eteree, tambureggianti blues sui generis, romanticismo pop e un senso tangibile di energia quasi primitiva.' (Rumore)

'...Wildbirds&Peacedrums, coppia di musicisti realmente fuori dagli schemi senza voler risultare alternativi per forza...il perfetto esmpio di come la contaminazione sia l'arma in più per realizzare, nel terzo millennio, musica destinata a rimanere...'
(Il Mucchio)

'...il bello del disco in questione consiste nel fatto che, seppure facilmente catalogabile nel filone freefolk i scuola Charalambides/Yeasayer, rimane incredibilmente pop (quanto un disco Motown, per intenderci) ed ascoltabile senza particolare impegno.' (Nero)

'Essenziale, perchè tutto gira tra le corde vocali di Marias e le percussioni di Andreas; sofisticato, perchè subito sotto si scoprono un'infinità di suoni che portano la mente lontano in luoghi meravigliosi e sconosciuti.' (Beat Magazine)

'Selvaggiamente liberi di esprimersi in maniera diretta e perfino tribale, i Wildbirds & Peacedrums pubblicano un disco assolutamente ibrido rispetto alle solite produzioni imbellettate ed edulcorate dei nostri tempi.' (Rockerilla)

'La musica di Heartcore ...fonde elementi di blues, jazz e folk e pop in un'attitudine spontanea e improvvisativa che miscela purezza e istinto animale, innocenza e ferinità con esiti talvolta sorprendenti...i due riescono a creare atmosfere ancestrali e magiche, capaci di trasportare l'ascoltatore in una dimensione fuori dal tempo.' (Jam)


27/05/08

Wire - Object 47

WIRE – OBJECT 47 (Pink Flag Records)

Dai Wire potete attendervi sempre e comunque un colpo di scena, o ripetuti colpi di scena se preferite. Ne è costellata la loro intera carriera, la loro intera discografia.
Quella che è stata una seconda giovinezza, ridefinita dall’album Send e dalla serie di Ep a titolo Read & Burn trova un altro ideale picco nel nuovo album a titolo Object 47. Svelato subito il mistero che si cela dietro al lavoro, il 47 non è affatto casuale, rappresenta semplicemente il numero progressivo delle loro innumerevoli pubblicazioni (nei più svariati formati aggiungiamo noi) . Sono passati 5 anni dall’ultimo album in studio Send, il gruppo si è imbarcato in numerosi tour internazionali, è stato esposto alle critiche della stampa di mezzo mondo, ha riassaporato il sapore della ‘strada’ e del palco, si è ricongiunto al suo folto seguito di sostenitori, vecchi e nuovi. Nel frattempo qualcosa è cambiato: Paul Gilbert, il decano della band, abbandona nuovamente la navicella madre. Un episodio per nulla inedito se si pensa agli innumerevoli rimpasti di formazione che il gruppo inglese ha subito nel corso degli anni.
I Wire non intendono replicarsi, ragion per cui ogni disco è una scrittura ed un’avventura a sé stante, sia essa informata al pop, all’iconoclasta furia del (post)punk od alle strategie dell’avanguardia più rock. Object 47 nella fattispecie si ricollega alle esperienze più melodiche degli autori di 154, puntando in maniera evidente sul formato canzone e sulle innate potenzialità della scrittura pop dei tre membri Colin Newman, Robert Gotobed e Graham Lewis.
E’ un disco che guarda comunque avanti, nei suoi contenuti apparentemente più morbidi e malleabili, approfittando di una ritrovata vena e dei memorabili spunti vocali i Newnan, uno dei più poliedrici autori inglesi del nostro tempo. Un disco che fa dell’immediatezza la sua arma principe, senza in questo rinunciare ad arrangiamenti cristallini e maturi.
Disco che rinverdisce le loro prospettive, reclamando un posto al sole in quell’ universo indie che loro stessi hanno provveduto a plasmare. L’arte dei grandi in un disco di canzoni dall’enorme potenziale.

le nuove date italiane per gli Wire:
05/07/2008 - Pordenone - Fiera della Musica
11/07/2008 - Torino - TRAFFIC Festival

23/05/08

Russian Circle


Il soffio del vento che proverbialmente tira da Chicago non sembra affievolirsi, tanto più se prendiamo ad esempio la voce export nella categoria musica prodotta in città. Mike Sullivan e Dave Turncrantz danno vita ai Russian Circle nel 2004 forti del comune interesse per generi limitrofi ma anche apparentemente contrastanti, prendendo in prestito i volumi del metal, gli arrangiamenti minimali del jazz dei primordi e le atmosfere criptiche del post-rock, un suono che proprio nella windy city ha conosciuto i suoi momenti più esaltanti.

‘Il nostro suono è troppo ampio come spettro per essere infilato a forza in un sotto genere’ queste sono le parole del chitarrista Mike Sullivan, che certo non intende capitolare di fronte a dei banali parallelismi.

Il loro EP d’esordio autotitolato è stato un successo, sold out a pochi giorni dalla sua pubblicazione, un viatico al debutto esteso del 2006 – “Enter” – ancora un solido esempio di architetture post-rock e riff incastonati nella pietra. Credenziali che hanno permesso ai due di dividere il palco con Tool, Dalek, Daughters e Pelican.

“Station”, appena uscito per i tipi di Suicide Squeeze, è stato registrato a Seattle presso gli Studio Litho con il produttore Matt Bayles (Mastodon, Minus the Bear ed Isis), che ha rappresentato un’autentica spinta vitale nella riuscita del disco, un’intensità che in sala d’incisione ha costituito un altro elemento di valore nella calibrata miscela del gruppo. Da ricordare anche la presenza del bassista Brian Cook (These Arms Are Snakes / Botch), una delle figure più in vista dell’underground di Seattle e prezioso elemento aggiunto. Morgan Henderson dei The Blood Brothers è invece autore di un cameo al contrabbasso nel brano Xavii.

Se i Russian Circles muovono dall’eredità di “Enter”, “Station” offre la garanzia di un nuovo passaggio per la band, destinata ad emergere tra le realtà più convincente in ambito di rock sperimentale e chitarristico. Uno spettro il loro talmente ampio da far convergere i sostenitori di Neurosis, Melvins, Fucking Champs, Mogwai ed Explosions In The Sky in un’unica grande arena della mente.

21/05/08

Too Old To Die Young



Dopo il debutto del 2006 che ha conquistato perentoriamente le cronache di Rolling Stone, Vice, NME, Q e Harp, i Tall Firs tornano in pista con un'altra eccezionale raccolta di canzoni, in bilico tra sussurri psichedelici ed una cristallina penna pop. Per l’occasione i due fondatori David Mies e Aaron Mullan sono stati raggiunti dal batterista a tempo pieno Ryan Sawyer, un elemento di spicco che ben si è saputo amalgamare negli schemi del neo-trio.

Sotto l’ala protettrice della Ecstatic Peace di Thurston Moore i Tall Firs confezionano un disco fatto di canzoni, autentiche, la cui origine si può intravedere nella distanza siderale delle grandi praterie americane. Non un ipotesi concreta di suono urbano – nonostante il quartier generale del gruppo sia proprio a Brooklyn, New York – bensì un omaggio a quel paese/stato bucolico, attraverso un retaggio musicale che prevede stramberie folk, echi west coast e scampoli di rock acido. Alla ricerca della melodia perfetta, del riff che possa imprimere il giusto twist, sulla scia di un Tom Verlaine o di un Lou Reed. Poesia, elettricità, semi-balalte acustiche, ingredienti che odorano di una nuova classicità e come per incanto i Tall Firs si impongo come crooner del nostro tempo. Una musica che è uno scritto, un saggio sull’America rurale.

Potete ascoltare qualche assaggio, oltre che sul loro myspace, anche sul sito della band, dove trovate una serie di brani, in studio e live, in streaming gratuito.

20/05/08

Sweet Louise



"Non so se Pete Molinari diventerà una stella, ma per me è già leggenda."

Audio Review - Maggio 2008 Disco Del Mese

"Nella miriade di nuovi folk che affrontiamo ogni giorno, un disco così risalta come una pietra grezza, unisce puntini noti per ipotizzare un disegno nuovo, o meglio, un disegno che del nuovo non si preoccupa, forte solo di dodici splendide canzoni."
Blow Up - Maggio 2008 Voto 8

"Prendete la polvere delle highways battute da Kerouac e Fante, la poesia da treno merci di Woody Guthrie, i lamenti dell'armonica di Dylan al Cafè Wha?, il tempo immobile scandito da un vecchio blues nei vicoli di Nashville, il sottile tormento di Roy Orbison e le fitte lancinanti di Hank Williams: questo è Pete Molinari"
Rumore - Maggio 2008 Voto 8

"E' più pop e accattivante di Dylan, ha le coloriture di country soul bianco, senti aleggiare Johnny Cash e Hank Williams, annusi ventate del primo 'n'r, tanto che potrebbe essere stato registrato da Sam Phillips nei Sun Studios (I Came Out Of The Wilderness)"
Il Mucchio - Maggio 2008 4 stelle

"Blues e rock delle radici questo meticcio ci sa fare"
XL/La Repubblica - Maggio 2008 4 stelle

'"it Came Out Of The Wilderness" sembra una session di Highway 61 Revisited del musicista di Duluth, così come "" ha di diverso soltanto il cantato vibrato e troppo acuto di Molinari. Ma è impressionate anche l'eco della Sun Records, del Country di Hank Williams e del Folk di Woody Guthrie. Tanto vicini quasi da toccarli, propro ora, nel 2008."
Jam - Maggio 2008

"La cosa straordinaria è che alla fine di "A Virtual Landslide" abbiamo la bella impressione che Pete abbia compiuto un miracolo: evitare un disco vintage, regalandoci così 12 canzoni senza tempo."
Rodeo - Maggio 2008

"Pete Molinari non fa musica di oggi. Inserire "A Virtual Landslide" nel cd player è come accendere una radio sintonizzata a cavallo tra gli anni '50 e '60. Tornando a casa con 12 tracce Folk Blues velatamente intinte di Pop e Soul."
Rockerilla - Maggio 2008

http://www.petemolinari.co.uk/
http://www.myspace.com/petemolinari
http://www.damagedgoods.co.uk/

Nuovo video per Sharon Jones

E' on-line il video di "Tell Me", nuovo singolo di Sharon Jones e The Dap-Kings tratto dal bellissimo "100 Days, 100 Nights" uscito alla fine del 2007 per Daptone Records.




“Dal Big Beat della batteria in “100 days, 100 nights” con i fiati che ondeggiano e la voce della Jones che corre come il vento all'incedere prepotente di “Tell Me”, al Funk febbrile di “Let Them Talk”. Non a caso, i Dap-kings sono stati in studio con Amy Winehouse e con il DJ e produttore Mark Ronson. 100 di questi giorni, 100 di queste notti, 100 di questi dischi"
XL/La Repubblica

"dieci tracce rigorosamente in analogico, eccitanti (“Tell Me”) e selvagge (“Let Them Knock”) come da migliore tradizione, con la sei corde sporcata di Blues e i fiati impregnati di Soul epoca Motown"
Rumore

"questo è il loro terzo disco, ed è un' altra piccola bomba per i discepoli del verbo: voce caldissima dal feeling debordante, corroborata da una sezione fiati stax style ai limiti della perfezione e una ritmica impeccabile, come sempre guidata dal prode Bosco Mann."
Blow Up

"Soul music nel vero senso della parola, con il vestito giusto ed il necessario rispetto di una tradizione che, nonostante gli anni passati, può dare ancora molto"
Superfly

"trovo più passione autentiche in uno di questi brani che nelle intere discografie di tutte le madamine Nu-Soul messe insieme."
Il Mucchio

16/05/08

The Coral Sea by Patty Smith and Kevin Shields




Di imminente pubblicazione "The Coral Sea", la collaborazione discografica che vede protagonisti la chanteuse newyorkese Patti Smith ed il chitarrista dei My Bloody Valentine Kevin Shields. Il disco – che uscirà l’11 di luglio – è la trasposizione di alcune registrazioni dal vivo effettuate dai due per onorare il fotografo guru Robert Mapplethorpe, l’uomo che attraverso i suoi scatti-verità ebbe modo di dare una luminescente immagine alla stessa Patti, eroina del proto punk. Le incisioni dal vivo risalgono a due momenti precisi del 2005 e del 2006 e sono state effettuate presso la Queen Elizabeth Hall di Londra. L’album vedrà la luce su PASK, marchio di nuova creazione degli stessi artisti, e sarà un doppio cd. Un progetto dai tratti sicuramente ‘narrativi’ in cui lo stream of consciuosness della Smith , quasi come nella migliore tradizione beatnik, si unisce al flow psichedelico dello stesso Shields. Una joint venture all’insegna del prestigio e della creatività.

15/05/08

I DIRTBOMBS IN ITALIA!

Tornano in Italia i leggendari Dirtbombs di Mick Colins per presentare il nuovissimo "We Have You Surrounded" edito dalla In The Red Records.

Ve 27/06 - RAFANASS, Rovereto, Trento
Sa 28/06 - CIRCOLO ARTISTI, Roma
Do 29/06 - STUPID ROBOT, Parolise, Avellino
Lu 30/06 - SUMMER NITE FEST, Mogliano V.to, Treviso
Ma 1/07 - HANA-BI, Marina di Ravenna
Me 2/07 - WELLINGTON FESTIVAL, Lodi


'Potremmo semmai dire che We have You Surrounded è il disco science fiction dei Dirtbombs, quello dalle tematiche cupe e iperrealistiche come competono a un fumettone o un film di genere. E come espressione di tale genere, l'album sottende una critica sociale ed esorcizza le moderne paure d'imminente collasso civile/tecnologico elaborandole con la brillantezza musicale di sempre.' (Blow Up Aprile, voto 8)

'L'intera scena lo-fi garage-punk-blues degli anni 90 è debitrice nei confronti di Mick Collins. Per varietà stilistica e personalità della proposta, di sicuro una delle uscite più importanti del 2008, non necessariamente per i soli cultori dell'underground a stelle e strisce.' (Mucchio Aprile, 4 stelle)

'A Detroit, patria del garage i Dirtbombs sono semidei. Più caleidoscopici che in passato, i Dirtbombs mettono insieme garage punk, rhythm'n'blues, noise e qualche scheggia più morbida (La Fin Du Monde) citando un testo di Alan Moore (l'autore di V Per Vendetta) in Leopardman A + C & A e ricantando gli Sparks (Sherlock Holmes) con mirabile, lucidissima follia' (XL di Aprile, 4 stelle)


13/05/08

Cosmic Rapp

E' on line il video del singolo "Cosmic Rapp" nerd-tribute di James Pants ai suoni electro-boogie di Cybotron, Arabian Prince e Cameo.

http://www.stonesthrow.com/

12/05/08

Xiu Xiu in Tour


Parte mercoledì 14 maggio da Roma il tour italiano di una band molto amata nel nostro paese. gli Xiu Xiu di Jamie Stewart. Vi abbiamo già parlato del loro ultimo splendido album, da cui è tratto il video di "F.T.W" che potete qui vedere, ora non ci resta che invitarvi a godervi il combo americano in una delle 4 performance dal vivo in programma questa settimana.

XIU XIU
WOMEN AS LOVERS TOUR 2008

14 maggio ROMA Circolo Degli Artisti
15 maggio MILANO Magnolia
16 maggio FIRENZE Viper
17 maggio TORINO Spazio 211


08/05/08

Boris in Tour

Come vi avevamo già anticipato i tre giapponesi arrivano in Italia per tre date attesissime, dopo il successo di critica dell'ultimo album "Smile". Potrete assistere al loro eccitante show in queste tre città:

14 maggio MILANO Musicdrome
15 maggio ROMA Circolo degli Artisti
16 maggio RAVENNA Bronson

per informazioni: Hard Staff

07/05/08

War Metal Battle Master


"Oggi questo è il vero metal, High on Fire, Mastodon, Lair of The Minotaur rappresentano per il nuovo millennio quello che hanno rappresentato Metallica, Slayer e Megadeth per gli anni 80"
voto 8 RUMORE

"Heavy Metal al 100%"
voto 8,5 ROCKHARD

LAIR OF THE MINOTAUR
"WAR METAL BATTLE MASTER"
SOUTHERN LORD

06/05/08

Angeli e Demoni




THE BLACK ANGELS “Direction To See A Ghost” CD Light in The Attic


Con il disco di debutto “Passover”, i Black Angels hanno raggiunto la ragguardevole cifra di 30.000 copie vendute negli States. Un indicazione molto importante su quale sia lo stato di salute di questi moderni ed inappuntabili freaks. Che di recente hanno diviso il palco con alcune delle eminenze grigie del più acido e duro rock in circolazione: Queens Of The Stone Age, Black Rebel Motorcycle Club e Black Keys. Un’ulteriore indicazione arriva dal loro contributo per la colonna sonora dell’ultimo capolavoro dei fratelli Coen (“Non è Un Paese Per Vecchi”) e per la traccia prestata alla fiction Californication (ora in onda su Sky). “Direction To See A Ghost” è già nel titolo un disco spettrale e davvero non poteva esserci ritorno più gradito per questa combriccola di Austin, Texas, che sembra pasteggiare con acido lisergico e funghi allucinogeni come un tempo erano usi personaggi del calibro di Roky Erickson dei 13th Floor Elevators (loro non a caso conterraneo) o Arthur Lee dei Love.

Un disco che in realtà si bagna anche nelle nebbie elettriche dell’Inghilterra di fine anni ’80, riportando alla luce contatti con la corrente shoegaze e con l’inconfondibile sound dei Jesus & Mary Chain di Psychocandy. Amministrare cotali paragoni non è un gioco da ragazzi ed i Black Angels che si sono fatti letteralmente le ossa on the road sanno come maneggiare tale materia, rinverdendo questi fasti elettrici con una gioiosa ricerca armonica. In 72 minuti ed 11 brani è racchiusa la loro filosofia, la musica è il tramite per raggiungere un misticismo di sorta, la chiave per l’elevazione ultraterrena. Tanto da accordarsi all’opinione del magazine Harp quando scrive: gli Angeli stanno esorcizzando i demoni.

05/05/08

In watermelon sugar the deeds were done

Birdman Records è lieta di annunciare la pubblicazione per il mercato europeo del nuovo album di Howlin’ Rain "Magnificent Fiend", il loro secondo parto sulla lunga distanza, realizzato in contemporanea negli States sotto l’egida dell’American di Rick Rubin.

Memorabile l’incontro tra il barbuto producer ed il leader Ethan Miller, avvenuto nella casa di Malibu di Rubin. Seduti a ridosso della spiaggia i nostri ascoltano Nina Simone e vecchi classici punk, per solidificare in qualche maniera la loro intesa artistica. Miller è pronto a concretizzare il suo sogno, essendo cresciuto con i dischi prodotti dallo stesso Rick per Def Jam e successivamente American, dai primordi di certo rap agli Stayer, sino ad arrivare al rinnovato man in black Johnny Cash.

Il gruppo nasce nel 2004 per volontà di Miller (Comets On Fire), John Moloney (Sunburned Hand Of The Man) e Ian Gradek. Rispetto ai progetti principe – per molti versi rappresentanti di quell’attitudine etico/musicale comunemente intesa come new weird America - gli Howlin’ Rain si impongono un ritorno alle origini, favorito dalla loro venerazione per Grateful Dead, Allman Brothers e Neil Young & The Crazy Horse. L’omonimo disco di debutto del 2006 è di per sé un trionfo: viene rispolverata la tipica attitudine delle jam band, con una spiccata propensione al suono psichedelico (i Quicksilver Messenger Service di John Cipollina) ed una certa fascinazione per il southern boogie. Il gruppo dopo una serie di trionfanti live viene letteralmente smembrato e ricomposto, Moloney torna alla navicella madre, Gradek rimane in carica. Miller – che nel frattempo ha definitivamente abbandonato i Comets On Fire – chiama a sé il batterista Garrett “Turtle” Goddard (Cuts, Colossal Yes), il pianista tuttofare Joel Robinow (Drunk Horse) ed il secondo chitarrista Mike Jackson. Il nuovo album alza il tiro: echi di morriconiani spaghetti western, epiche battaglie hard psichedeliche ed un forte sapore country & western che aromatizza in lungo e in largo l’opera. Trionfale nel suo incedere. Riviste come Mojo e Rolling Stone li hanno già indicati come futuri protagonisti di questa nuova stagione discografica, ascoltateli con il giusto trasporto, non ve ne pentirete.