C’è un momento
in cui si è necessariamente destinati a crescere, pena l’isolamento forzato. E’
una delle questioni ‘secolari’ che da tempo immemore attraversa l’universo
sfaccettato del pop contemporaneo, una questione che ha avuto i suoi buoni
riflessi anche sulle vicende del rock alternativo, dell’elettronica e della
musica sperimentale in genere. In questo senso il salto compiuto dal
chitarrista americano Mark McGuire è multiplo, non privo di avversità. Già
protagonista con il trio Emeralds – una delle più accreditate compagini
responsabili della rinascita della cosiddetta musica cosmica – il nostro è
passato dai traumatologici scenari del noise americano a quelli
dell’elettronica krauta e più intimamente new age.
Chi ha assistito
ad una delle loro numerose performance europee non può certo dimenticare la
capacità del power trio di muovere
attraverso strutture arzigogolate, una stratificazione sonica che guardava
tanto agli emissari Tangerine Dream quanto al guitar master Manuel Gottsching.
Piani infiniti di suono, che hanno conosciuto la loro consacrazione con l’attento
lavoro di marketing dell’austriaca Mego. ‘Along The Way’ è il frutto della
collaborazione con la prestigiosa indie americana Dead Oceans, un lavoro
eccitante che conferma le doti del solista – McGuire ha realizzato una pletora
di dischi a suo stesso nome, compreso il logico pacchetto di tapes e cd-r – rendendo
semmai la sua proposta più fluida ed ammiccante. Fuori a febbraio con il titolo
di Along The Way,
il disco è a tutti gli effetti un concept musicale spaziale. Che insegue le
rotte degli stessi corrieri cosmici che di lì a poco avrebbero conquistato – in
maniera del tutto inedita – il dancefloor.
Ma facciamo
chiarezza, onde sottoscrivere banali associazioni. Il percorso di McGuire suggerisce
alcuni paralleli con il Klaus Schulze solista (in particolare i lavori a nome Richard
Wahnfried, che almeno in Italia avrebbero trovato grosso supporto da parte del
dj/icona Daniele Baldelli) e con il leader degli Ash Ra Tempel Manuel Goettsching
(si pensi al capolavoro indiscusso E2-E4, che avrebbe a suo modo stabilito le
basi per la rivoluzione techno-house). A ben vedere anche lo Steve Hillage di
inizio ’80 potrebbe fornire un buon indizio. Le giostre chitarristiche di
McGuire sono quindi supportate da un battito regolare che testimonia la sua
perentoria sensibilità alla musica da ballo. Non a caso il primo estratto
dell’album – l’estesa jam Instinct – è stata remixata dal produttore norvegese
Prins Thomas.
Per lo stesso
autore si tratta di una lunga odissea nelle vaste e sconosciute lande della
mente. Una scoperta perpetua, il risvolto psicologico di un arte fondata sui
principi della ripetizione ma anche della sperimentazione psicotropa. Un
viaggio che Mark offre coscienziosamente ad ogni uomo e donna che ha saputo
assaporare il soffio leggero del cuore.
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