Le note dedicate di Father John Misty – che introducono la pubblicazione del nuovo album di Damien Jurado – certo non lasciano adito a dubbi: l’uomo è completamente fuori di testa. Se è proprio l’ex Fleet Foxes – anche collaboratore estemporaneo di Jurado – a determinare la sua nuova tendenza stilistica, con un messaggio affatto subliminale, siamo di fronte a qualcosa di clamoroso. Le grandi menti pensano allo stesso modo, questo il messaggio originale e Brothers And Sisters Of The Eternal Son – in uscita per Secretly Canadian a gennaio – sembra essere una sorta di manifesto di propaganda.
L’universo di Jurado
è sfaccettato e tutti i protagonisti di questa nuova avventura discografica
parlano in qualche maniera la stessa lingua, identificandosi con l’autore. Una
pistola, il formichiere viola, le ali di carta, la valanga, il disastro dello
spettacolo aereo in Ohio, il fantasma della moglie del suo migliore amico. E’
un universo unico, fatto di simboli, miti della creazione e liturgia. Potreste
sbilanciarvi nel chiamarla una religione atipica, Damien tiene i fili ad ogni
buon conto, tra figure surreali ed uno spaccato di vita reale notevole.
Il disco – prodotto dal
fido Richard Swift – ha qualcosa di miracoloso in essere. E’ la storia di un
predestinato, un autore che ha sempre sfiorato il grande salto, mai come ora
capace di affacciarsi in piena autonomia sui palchi internazionali, forte di un
lavoro superlativo. Sin dalle prime note, Brothers And Sisters Of The Eternal Son ha tutte le sembianze
del capolavoro, del traguardo più alto, della scalata inappuntabile. E’ palese
la genuinità dei suoni, il fascino quasi orchestrale degli arrangiamenti, la
perizia nel coniugare i risvolti di un pop lisergico con le solenni tematiche
del west coast sound. Damien è riuscito nell’impresa, proiettare i paesaggi più
bucolici dell’americana, in una dimensione ancestrale, ancor più celestiale. L’eternità
può essere una chiave di lettura, del resto sono proprio i dischi memorabili a mantenere il loro fascino
intatto nel tempo. Come nel caso della bibbia di David Corsby If I Could Only
Remember My Name, disco cui Jurado sembra essersi ispirato in maniera quasi
involontaria. E’ una rinascita
artistica che fonda sulle più antiche credenze del genere, guardando spesso e
volentieri oltre, spiccando il volo in maniera soave, regalandoci già una delle
teste di serie per il 2014 prossimo venturo.
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