Con quegli inconfondibili baffi a manubrio e quella voce baritonale, Lee Hazlewood è stata una delle stele per antonomasia dei tardi sessanta. Anche se fondamentalmente riconosciuto per il suo lavoro con Nancy Sinatra (culminato nella stesura dell’hit “These Boots Are Made For Walking”), Hazlewood ha collezionato una serie di album straordinari, citati in tempi più recenti da gente come Beck, Sonic Youth e Jarvis Cocker dei Pulp. In occasione del Record Store Day – settato per il 21 aprile – Light In The Attic si produce in una raccolta essenziale di questo eroe nazionale, andando a spulciare tra i suoi archivi e ricavandone un’antologia quanto meno programmatica nel nome: Singles, Nudes & Backsides.
E’ l’opportunità più rapida per assaporare performance in solo e duetti gentilmente concessi dal marchio LHI, acronimo di Lee Hazlewood Industries. I suoi migliori lavori sono stati proprio licenziati a cavallo tra il 1968 ed il 1971, momento d’oro anche per LHI che pubblicò anche stelle minori del firmamento acid folk e pop-soul, 45 giri ed album presto passati allo stato di culto.
La copertina che accompagna il disco è emblematica, Lee è circondato da conturbanti ragazze desnude, provviste di baffi finti, lui - sornione – con un impeccabile completo svetta sulla scena, impersonando le sembianze di un ironico playboy. C’è un uomo romantico nel western swing di “Califia (Stone Rider)”, un solitario in ”The Bed” ed un solare cantore in ”If It’s Monday Morning.” La tremolante voce di Hazlewood sembrava fatta per i duetti (non a caso dalla sua penna è uscita ”Some Velvet Morning”, ancora oggi insuperata), qui si confronta con Suzi Jane Hokom, Ann-Margret e Nina Lizell.
Le note impeccabili del giornalista inglese Wyndham Wallace, forniscono un profilo attendibile dell’uomo, impaziente con sè stesso e le persone che lo circondavano. Scomparso all’età di 78 per un male incurabile, Lee è riuscito a conquistare il vecchio continente solo sul finire degli anni ’90, esibendosi per la prima volta in Inghilterra alla prestigiosa Royal Festival Hall nel 1999
Intensa la sua vita, ha combattuto nella guerra in Corea, ha lavorato come DJ a Phoenix, Arizona, ha messo in piedi Viv Records nei ’50 ed ha assunto il ruolo di produttore artistico nel decennio successivo, scritturando Phil Spector per la sua Trey Records. Proprio dopo quella esperienza Lee annuncia il suo ritiro dalle scene, alla vigilia della cosiddetta British invasion. Non lo farà, grazie anche all’incontro con Nancy Sinatra, circostanza che lo spingerà a registrare per buona parte dei ‘70s, contemporaneamente al suo trasferimento in Svezia (Cowboy In Sweden rimane uno dei suoi titoli cardine, qui puntualmente campionato). C’è anche un inedito - I Just Learned To Run - a rendere davvero irripetibile questo appuntamento discografico.
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