Nella pastorale psichedelia degli U.S. Christmas, il gruppo del North Carolina che ci ha deliziati con le sue uscite per Neurot, la traccia Americana è stata sempre una costante, ma nulla poteva prepararci al sontuoso debutto in solo del loro leader, il cantante e chitarrista Nate Hall. Uno di quei dischi che non passa certo inosservato, potendo contare sull’originalità della sua scrittura e sulla profondità dei temi trattati. ‘A Great River’ è sin dal titolo motivo di congiunzione astrale, dove l’elemento natura non è mai piegato all’incedere del rumore urbano. Un nuovo umanesimo, del resto prerogativa dell’etichetta californiana, che già nei lavori in solo dei due Neurosis Scott Kelly e Steve Von Till aveva ampiamente testato il terreno.
E’ una musica folk viscerale, sofferta, mistica. Credibile in una sola parola. Nate Hall si cala con decisione nei panni del menestrello oscuro, regalandoci 8 brani autografi, un traditional – ‘When The Stars Begin To Fall’ – ed una meravigliosa ripresa di ‘Kathleen’ a firma Townes Van Zandt (non a caso autore riscoperto da un altro frequentatore della dark side come Scott ‘Wino’ Weinrich). Sembra palese l’influenza di Bob Dylan, anche se supportata da una struttura più coriacea, l’altro nome da citare potrebbe essere quello di David Eugene Edwards, lo spiritato leader di Wovenhand e 16 Horsepower. Un disco sentito ‘A Great River’, che si stacca dalle sortite heavy e lisergiche del gruppo madre per valicare inedite zone d’ombra. Un trionfo annunciato.
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