Filippo Paolini in arte Okapi è uno dei più grandi prestigiatori nell’arte sublime del cut up sonoro. Conosce a menadito decine e decine di tecniche per il mixaggio ed oltre ad avere un naturale portamento per la produzione sopra le righe, si distingue come tra i più atipici - e funambolici - dj in circolazione. Ispirandosi all’opera del fantomatico compositore Aldo Kapi, il nostro mette insieme un tributo che più delle rime fa tesoro delle innumerevoli fonti sonore cui attinge, in un continuo gioco di specchi e rifrazioni. Attraversando le stanze della musica contemporanea come i paradisiaci scenari dell’easy listening, Love Him viene fuori come un sussidiario di scelte surreali ed avanguardiste, in cui piccole orchestrine in riva al mare vengono spazzate via dal vento di qualche brutista del white noise. L’avremmo chiamato break beat fosse stata una musica rigorosamente attenta al ritmo ed alle etichette di comodo, l’avremmo battezzata plunderphonia se gli unici depositari del sapere fossero stati Negativeland e Bob Ostertag, l’avremmo chiamato hip-hop fossimo rimasti ad ammirare le superbe doti dell’ennesimo turntablist.
In realtà ci sono diversi elementi complenatari in questo disco: una costruzione che più che ragionata sembra il frutto di un’alchimista, non solo un mago della consolle, ma anche uno di quei crate digger dalla discografia invidiabile…
C’è un grande senso dell’azione nella musica di Okapi, con vere e proprie porzioni cinematiche. Un senso della misura nell’eccesso, questo il paradosso da cui scaturiscono le magie di Love Him, un lavoro che finisce con lo stupire, grazie alla sua puntualità nel rincorrere mille e più oggetti del desiderio (musicale). Una forma che tradotta diventa poi composita, stupendo per il lavoro di edting finale. Dopo numerose apparizioni al fianco di nomi tutelari della scena avant mondiale - Mike Cooper, Peter Brotzmann, Mike Patton, Matt Gustafson, Zu, Damo Suzuki, Andy EX e Metamkine – Okapi riparte autonomamente per un viaggio che sa di folklore spaziale
In realtà ci sono diversi elementi complenatari in questo disco: una costruzione che più che ragionata sembra il frutto di un’alchimista, non solo un mago della consolle, ma anche uno di quei crate digger dalla discografia invidiabile…
C’è un grande senso dell’azione nella musica di Okapi, con vere e proprie porzioni cinematiche. Un senso della misura nell’eccesso, questo il paradosso da cui scaturiscono le magie di Love Him, un lavoro che finisce con lo stupire, grazie alla sua puntualità nel rincorrere mille e più oggetti del desiderio (musicale). Una forma che tradotta diventa poi composita, stupendo per il lavoro di edting finale. Dopo numerose apparizioni al fianco di nomi tutelari della scena avant mondiale - Mike Cooper, Peter Brotzmann, Mike Patton, Matt Gustafson, Zu, Damo Suzuki, Andy EX e Metamkine – Okapi riparte autonomamente per un viaggio che sa di folklore spaziale
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