Sporcando volutamente il loro rock con trovate sempre brillanti e guardando volentieri ad un meticciato sonoro che li porta fuori dalle coordinate pop nazionali, i Gasparazzo compiono un ulteriore salto con "Fonostorie", un disco che impone nuove coordinate stilistiche rappresentando una drastica dipartita dal precedente "Tiro Di Classe". Il penultimo album pubblicato nel 2007 accennava infatti ad inedite combinazioni folk/elettroniche, prontamente abbandonate in quest’occasione a favore di arrangiamenti più essenziali ma non meno speziati. Utilizzando i classici basso, chitarra e batteria i Gasparazzo rivestono la canzone italiana di umori mediterranei, spesso giocando con tempi in levare e traendo ispirazione dal folklore di paesi limitrofi. Migranti per definizione - due abruzzesi e due emiliani – i nostri impongono una visione a tutto tondo mettendo al centro della loro musica l’idea di viaggio spazio-temporale. Canzoni che sono verosimilmente storie, condite da arrangiamenti rigorosamente analogici e supportate dalla grande maestria dei quattro, che non a caso hanno già esportato il loro verbo fuori dai patri confini, esibendosi in Albania, Belgio, Austria, Germania, Svizzera, Costa D'Avorio e addirittura nel Sahara Algerino. Le musiche sono state composte da Generoso Pierascenzi ed i testi da Alessandro Caporossi, mentre arrangiamenti e produzione sono stati curati dal gruppo stesso. Se "Al Vecchio Bar" fonde gli umori dello ska con quelli di un incendiario rock'n roll, "L'Albero Che Non C'è" assume i toni di un politicizzato trattato reggae, in cui è l’Amazzonia al centro di una problematica globale come quella della deforestazione. E’ così un continuo rincorrersi tra energici passi di danza e liriche di denuncia, per un gruppo che dalla strada viene ed alla strada guarda per costruire definitivamente un solenne trampolino di lancio.
22/02/10
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