24/02/10

Disco solista per David Bazan


Figlio di un predicatore – circostanza che segnerà in maniera pressochè definitiva la sua crescita non solo artistica - David Bazan verrà introdotto ai piaceri del rock’n’roll non propriamente in giovane età. Nato nel 1976, ha poco meno di 20 anni quando mette in piedi il suo primo – indispensabile – progetto, quei Pedro The Lion che a loro modo avranno il pregio di plasmare gusti e tendenze di numerosi indie-rockers americani e non. Con base a Seattle il gruppo registrerà alcuni capolavori minori, tra i quali vale la pena citare "It's Hard to Find a Friend" del 1998 e "Achilles Heel", canto del cigno del 2004. Portando con sé talune asperità del post-punk - smorzate però da una decisa vena cantautorale - David si proporrà ben presto sulla scia di artisti come J Mascisc e Doug Martsch (Built To Spill), con un intimo suono chitarristico, in cui le liriche cristiane sono centrali. Nel 2006 abbandona definitivamente il monicker per rimettersi in gioco con gli Headphones, gruppo che vira con un certa prepotenza verso l’elettronica, offrendo così spunto a David di presentarsi in altra veste. Con lui ci sono Nick Peterson e Frank Lenz degli Starflyer 59. Ma è anche l’occasione di uscire a viso scoperto, con il proprio nome, per lavorare ad inedito materiale solista. Dopo essersi esibito in Europa con la prestigiosa Undertow Orchestra, un ensemble che comprendeva niente popò di meno che il compianto Vic Chesnutt, Will Johnson e Mark Eitzel, il nostro acquisisce gli strumenti necessari per lanciare una nuova sfida al mondo del rock indipendente. Un altro tour americano – stavolta al fianco di Micah P. Hinson - in supporto all’Ep di debutto Fewer Moving Parts consolida le sue pretese. Pubblicato in America da Barsuk – la stessa label che ha lanciato i Death Cab For Cutie – sul finire del 2009 "Curse Your Branches" è il suo debutto esteso, licenziato ad inizio 2010 anche in Europa da One Four Seven. Un disco costruito su interessanti trame elettro-acustiche e sul timbro deciso di Bazan, che abbandona per una volta i testi a sfondo semi-religioso per affrontare una sorta di crisi interiore e tematiche fondamentalmente più fataliste.

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