Anxiety è il seguito all’omonimo debutto di Autre Ne Veut pubblicato nel 2010, uno di quei piccoli gioielli di pop moderno capace di mettere d’accordo i fans dell’indie-tronica con quelli di più stretta osservanza r&b. Per Software, l’etichetta co-gestita da Daniel Lopatin aka Oneohtrix Point Never, esce questo secondo lavoro, ancora una perfetta alchimia tra ciò che è l’universo patinato del nu-soul e la più genuina sensibilità indie. Newyorkese d’adozione, Arthur Ashin è stato salutato ai tempi dell’esordio da Pitchfork come l’anello mancante tra Avey Tare (Animal Collective) e D’Angelo. Dopo aver scalato in maniera vertiginosa numerose classifiche di gradimento, creando uno spazio inedito per la sua musica, ribadisce con Anxiety il concetto di una musica incentrata su ritmo e spiritualità. Credibile ipotesi di black music creata in laboratorio da un musicista bianco.
E’ veramente imminente l’impatto
con la club culture in un brano come ‘Counting’, dove sembra andare in scena
una rivisitazione cibernetica del miglior Timbaland, o nella traccia d’apertura ‘Play By Play’, una composizione immaginata
per la Top 40,
parti uguali di Dr. Luke e Patti LaBelle. Sono comunque importanti le fonti a
cui si abbevera il 30enne musicista, affascinato tanto dalla cultura pop quanto
dalla ricerca degli ingegneri del suono più in vista. Innovazione e tradizione,
brani memorabili e ricerca istantanea del suono. Da David Byrne a Lee “Scratch” Perry, passando per Laurie
Anderson, Annie Lennox e addirittura starlette come Katy Perry e Rihanna, tutto
sembra convenire nel quadro assoluto di Autre Ne Veut.
Questo pasticcio r&b, non
dimentico delle sue radici underground, suona come una delle cose più sensuali
con cui accompagnare le vostre sortite notturne. Una musica che non risparmia
nessun fascio muscolare, disegnando
traiettorie ideali per il dancefloor quanto per il più intimo private party.
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