Naomi è il quarto album da studio per The Cave Singers (la label ancora una volta Jagjaguwar), formazione che muove da quel Northwest, da sempre quartier generale per le migliori rappresentazioni del rock alternativo americano. Se il nuovo disco è stato registrato in poco meno di un mese, altrettanto non si può dire della sua gestazione, vicina addirittura all’anno solare. Tutto questo per conciliare l’impronta delle loro esibizioni dal vivo con alcuni aspetti più meditabondi della scrittura casalinga. Un disco che innanzitutto è fatto di dettagli, a prescindere dall’asticella del volume. La band del resto è passata attraverso numerosi cambi intenzionali nel corso degli ultimi 5 anni, rispettando le scosse d’assestamento che hanno riguardato il proprio organico. Forti dell’esperienza del produttore ed ingegnere del suono Phil Ek (Fleet Foxes, Built To Spill, Shins, Modest Mouse) assemblano un disco da intendersi come volume letterario, con ogni singola canzone a rappresentarne un paragrafo.
Si parla – in ordine sparso - di dipendenza, proprietà di automobili, giochi d’artificio,
casette sugli alberi, trasferimenti nel New Mexico e dell’immancabile Dio, in
un miracoloso gioco di riferimenti, dove la quotidianità assume spesso contorni
surreali. Al trio base composto dal cantante Pete Quirk, dal chitarrista Derek
Fudesco e dal batterista Marty Lund, va ad aggiungersi l’amico di lunga data Morgan
Henderson (uno che senza colpo ferire è passato dai Blood Brothers ai Fleet
Foxes) che amplia l’organico occupandosi del vacante ruolo di bassista, pur
contando sul sempre efficace ruolo di polistrumentista. Un’apertura che ha
consentito al gruppo di battere nuovi territori, anche spirituali, pur
mantenendo un’identità che li vede prossimi al folk più anarcoide e rumoroso.
Una musica dal forte potere
curativo, che anche attraverso prepotenti sezioni blues parla una lingua
immacolata, tramandata di generazione in generazione. Tempeste acustiche e
rarefatte distese elettriche, per un altro gruppo che si appropria con grande
dimestichezza dei numeri della tradizione. Un sospiro, un battito del cuore.
Nessun commento:
Posta un commento