‘Freakish’ è stato scritto e registrato – nelle parole della stessa band – nel momento più turbolento della loro stessa esistenza, con cruciali questioni di vita o di morte pronte a bussare indiscretamente alla porta. Con ‘Harum Scarum’ il duo londinese – all'anagrafe fratello/sorella - si è imposto immediatamente sulla scena, guadagnando posti d’onore tra la critica che conta (basti pensare ai tributi di riviste influenti come NME od Uncut). Immediata la visibilità guadagnata anche nei confronti di artisti imponenti, con le apparizioni al fianco di Nick Cave & The Bad Seeds, Yeah Yeah Yeahs o Seasick Steve. Time Out Londra senza mezze misure li ha definiti come uno dei migliori act dal vivo, non facciamo fatica ad immaginarne il perchè.
Con ‘Freakish’ si rinnova la magia, anzi - a dirla tutta – il gruppo sembra prendere per
buona l’ipotesi di sporgersi deliberatamente oltre la linea di confine del
rock’n’roll, aggiustando il tiro con della ineccepibile poetry da strada, con
guazzabugli electro-rock e dispettose rime wave, che lasciano intravedere la sagoma di Mark E.
Smith e dei suoi Fall. Musica comunque scheletrica, sottoposta ad un beat
incessante. Un suono nudo, con
pochissimi accorgimenti da studio, un esperienza viva e contagiosa.
Anche i temi delle canzoni sono a volte
straripanti. Pensate ad esempio alla stranita ‘The Insignificant Bullet’, che
si dice ispirata da un Werner Herzog ferito da un colpo di pistola durante
un’intervista con Mark Kermode. Sogni cattivi o quadri impressionistici, una
cosa è certa l’originalità è dalla loro parte. Una delle più grandi sorprese –
musicalmente parlando – arriva dall’interpretazione della batterista Viva, qui
al suo debutto alla voce, nell’ipotesi synth-pop ‘Poor Born’ urla
attraverso un vocoder testi assortiti della storica garage psych band Dead Moon
(“I’m pissed off, pissed off, pissed off, it’s just the way I am”) . Il quadro
è completo, l’Inghilterra ha trovato due nuovi genuini interpreti della più
viscerale tradizione stradaiola.