‘E’ rapido, è istintivo’ Every Day Is Like The First Day è il nuovo album di Malka Spigel ed è stato creato seguendo un processo organico, in cui l’enfasi è tutta nella creatività. ‘Ogni canzone è come il primo brano, è questo il modo in cui mi piace approcciare la musica’. La genesi di questo materiale è frutto di un’esplorazione da studio di 4 giorni, coordinata dal collaboratore e produttore Colin Newman all’interno del Press Play di Londra. Nessuna indicazione rispetto alla strada da seguire, nessuna pre-produzione, il disco ha seguito una gestazione spontanea. Una sala d’incisione invero prestigiosa, gestita da Andy Eamsay degli Stereolab, ed un luogo dove poter interagire con strumenti vintage, provando l’ebbrezza del suono esotico come quello elettronico d’antan. Servendosi di bouzouki, vibrafoni e vecchie attrezzature dismesse dagli stessi Stereolab il campo per preparare qualcosa di sfizioso non era da sottostimare. Un’ ideale premessa al fine di sviluppare un’idea di composizione istantanea.
Dopo aver preparato le basi del
lavoro, programmando i campionatori, suonando qualche linea di piano ed
inserendo l fondamentali chitarra e basso, i due hanno inaugurato una seconda
fase, che permettesse ai collaboratori esterni di dire la loro. Ogni musicista
ospite è fondamentalmente un amico, pur non avendo mai suonato con la Spigel prima d’ora; tutto
questo al fine di spezzare ogni idea relativa alla familiarità e all’abitudine.
Nessuna istruzione o suggerimento, i musicisti coinvolti dovevano reagire alle
rudimentali tracce nella maniera a loro più consona.
Rispettando una natura nomade - la Spigel è nata in Polonia,
cresciuta a Tel Aviv e sbocciata a Bruxelles, dove con i Minimal Compact ha
conosciuto uno dei suoi picchi artistici – i due raccolgono contributi in
numerose città. Berlino, Roma e Tel Aviv rispettivamente, per registrare con
Ronald Lippok (To Rococo Rot), Teho Teardo e Gil Luz. Altri visiteranno lo
studio della coppia (Matt Simms, Nil Colk Void di Factory Floor ed Alexander Balanescu)
, altri firmeranno un contributo a distanza (Johnny Marr degli Smiths e Julie
Campbell). Questo che è il terzo album in solo della Spigel nasce sotto i
migliori auspici, regalando momenti di grande ispirazione, volteggiando al
confine tra wave, elettronica ed espedienti cinematici. C’è tutto il bagaglio
culturale della nostra, tra le prime ad individuare le possibili commistioni
tra post-punk e world music. Un album che ce la restituisce nella forma
migliore, regalando suggestioni a pieno regime.
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