Una storia dai contorni apparentemente tragici quella raccontata nel decimo studio album di Richmond Fontaine a titolo The High Country. Qualcosa che va oltre l’idea stessa di concept, tanto che il quartetto di Portland, Oregon, ha creato dei brani che ben si sposano alla natura narrativa dei testi, vere e proprie novelle musicate, in cu i protagonisti sembrano guizzare fuori dai loro contesti, come le nuvolette discorsive di un fumetto.
Grande attenzione è prestata anche alla grafica del disco, contenuto in un elegantissimo digipack con un booklet di ben 8 pagine interamente a colori. E’ ancora la Décor Records (Chuck Prophet, Mark Eitzel) a licenziare il lavoro con somma reverenza.
Che la musica muovesse pari passo con le liriche è una prerogativa che da lungo tempo abbiamo imparato ad apprezzare, non fosse altro per la carica del frontman Willy Vlautin, autore di alcuni fortunati libri. Il suo debutto del 2006 nella veste di scrittore - The Motel Life - si è presto trasformato in un film indipendente di successo diretto dai fratelli Polsky con protagonisti nomi del calibro di Dakota Fanning, Stephen Dorff e Kris Kristofferson. Cambia nel frattempo la metodologia di Richmond Fontaine che pur combinando la ricerca letteraria del suo maggior autore, decide di spostarsi gradualmente verso territori più rock, lasciando trapelare una maggiore intensità che va sovrapponendosi alla melanconica vena americana dei precedenti lavori.
Con l’assistenza del produttore John Skew il gruppo sembra anzi riallacciarsi alle sue radici cowpunk, portando alla luce l’attitudine garage-rock del Northwest unitamente ad un piglio cinematico. La musica roots più carismatica in cui possiate imbattervi nella stagione.
Ascolta il singolo Lost In The Trees da questo link:
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