19/12/09

Sambassadeur



Gothenburg, Svezia. Notoriamente il pop da quelle parti assume un sapore del tutto particolare, tanto da risultare esotico anche alle orecchie degli esigenti fruitori inglesi, che in materia non temono certo la concorrenza dei colleghi nordeuropei. Già a partire dal singolo apripista "Days," si intuisce quale sia la nuova direzione dei Sambassadeur: un suono che mette insieme gli impulsi della psichedelia più dreamy con i colori del più celestiale folk. Ne risulta un brano buono per tutte le stagioni, una tensione risolta in acquerelli dolci, una papabile hit da cameretta nel più rispettoso clima anni ’80. Una progressione imprevedibile, considerate le basi su cui il gruppo fondava la propria arte . Gli svedesi, ligi ai dettami del do it yourself pop, si formano nel 2003 con l’intenzione nemmeno troppo recondita di gareggiare con i maestri scandinavi Abba, svincolandosi ovviamente da quella purezza di suono e dai più esosi studi di registrazione. Attitudine fieramente underground. Pur avvalendosi della tradizione dell’homemade recording, i nostri riescono nell’impresa di fornire un piglio orchestrale a tutta la loro musica, grazie a sequenze ariose e ritornelli impeccabili. Una grandeur ottenuta con mezzi di fortuna. E’ nel 2007 che avviene la svolta, materializzatasi nell’incontro con il produttore Mattias Glava. Il secondo album "Migration" mette a fuoco le intuizioni del debutto, portando il gruppo ad esibirsi in mezza Europa (dalla Spagna alla Danimarca, passando per Inghilterra, Germania e Austria). Se tre è il numero perfetto, con "European" si compie il miracolo, un disco davvero estroverso, ispirato, quasi a rasentare la perfezione pop. Che si traduce in canzoni brevi ed impeccabili: i Sambassadeur sono così depositari di quella tradizione che dai sixties arriva ai più esaltanti momenti dell’underground britannico degli eighties. Ma sono il piglio, lo spleen ad essere diversi, qui c’è molta più coscienza e nessun tipo di rivalità coi colleghi d’oltremanica. Lavorare distanti dalle luci della ribalta, per perfezionare un concetto assoluto di canzone.

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