Ci trasferiamo sulla costa
ovest con ‘Lousy With Sylvianbriar’, dove Kevin Barnes deus ex-machina degli Of
Montreal ha ben deciso di comporre la sua nuova fatica di studio. Abbracciando
nuove metodologie e circondandosi di una serie di collaboratori inediti, Kevin si
è immerso nel clima per certi versi magico di San Francisco, gettando le basi
per l’ennesima rivoluzione strutturale. Sfidiamo anche i critici più puntigliosi
a trovare secche analogie tra un disco e l’altro degli Of Montreal, tanta la
varietà a la copiosità di mezzi messa in campo. Dopo un prolifico periodo
trascorso nella Bay Area, Barnes fa ritorno ad Athens, GA, e mette insieme
il cast di musicisti che lo aiuterà a trasferire su nastro le numerose idee
incamerate.
Con l’aiuto
dell’ingegnere del suono Drew Vandenberg (Deerhunter, Toro y Moi), sceglie la via
analogica registrando nel suo studio casalingo, facendo uso di una ben
collaudata macchina a 24 tracce. Le moderne tecnologie sono messe al bando, di
computer nemmeno l’ombra. Per il resto il gruppo di musicisti allestito consta
di Rebecca Cash (voce), Clayton Rychlik (batteria, voce), Jojo Glidewell (tastiere),
Bob Parins (pedal steel, basso) e Bennet Lewis (chitarre, mandolino). La
maggior parte dei brani sono stati registrati dal vivo, con i diversi componenti
della band nella medesima stanza. Seguendo la pratica del first-take le
registrazioni hanno avuto uno sviluppo lineare, evidenziando le qualità
esecutive dei musicisti. Tempo 3 settimane e ‘Lousy With Sylvianbar’ poteva
esser consegnato ai posteri.
Barnes confessa
candidamente che il suo desiderio era quello di replicare lo spirito di molteplici
incisioni dei 60 e 70, rimanendo così fedele ad un alto livello di spontaneità
ed immediatezza. La traccia d’apertura – destinata anche ad essere il primo
singolo del lotto – ‘Fugitive Air’ sembra un anthem in stile Rolling Stones,
con testi che sfiorano la poetica visionaria di Philip K. Dick, la ‘violenza’
delle animazioni di Ralph Bakshi ed i molteplici stati di paranoia del nonnetto
William S. Burroughs. ‘Belle Glade Missionaries’ offre il fianco invece a testi
più impegnati, quasi un Dylan altezza ‘Highway 61 Revisited’.
Rebecca Cash regala
un paio di significative apparizioni, rivelandosi voce guida in’Raindrop In My
Skull’ dove assieme a Barnes dà vita ad un duetto degno dei migliori Gram Parsons/Emmylou
Harris. Tutto questo quando ‘She Ain't Speakin' appare come il
più logico tributo al West Coast sound mai concepito dagli Of Montreal. Come
gli album di cui è discendente più o meno diretto, ‘Lousy With Sylvianbriar’ è un disco da
gustarsi fino in fondo. Un’oasi naturale in cui immergersi completamente, una
comunione con la natura circostante ed un passo deciso verso le vette più alte
della tradizione musicale a stelle e strisce.
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