14/11/12

A marzo il nuovo album dei Matmos





“The Marriage of True Minds” è il primo album della coppia californiana da cinque anni a questa parte. Un nome che sin dagli esordi e dalle autoproduzioni griffate Vague Terrain (il loro marchio personale ed il loro website ufficiale) ha invertito gli angoli cardinali della cosiddetta cultura elettronica. Per Drew Daniel e Martin Schmidt gli esami non finiscono mai, e questo nuovo banco di prova è forse la vetta di un concept strutturale.

Perché se l’elettronica – con i suoi più disparati retaggi: dall’industrial alla musica da ballo – rimane il terreno su cui far germogliare le proprie idee, è tutto il resto a mostrasi avvincente. Perché nel suono speziato e senza compromessi dei Matmos oggi trovano spazio addirittura ritmi latini e  rimandi alla favolosa serie Ethiopiques, scampoli doom metal e le solite accorate parate minimaliste o affini alla musica concreta. Mettendo in lista i temibili guastatori sonici Nautical Almanac (tra i pionieri del nuovo noise americano ben prima dei celebrati Wolf Eyes) ed i ‘cameristici’ Arditti Quartet vuol dire avere fegato, o quanto meno una visione multipla.

Lo studio della parapsicologia è stato di ispirazione per Drew Daniel, che con il suo compagno in passato ha spesso ceduto al fascino della medicina più borderline, anche nell’approntare l’Ep apripista The Ganzfeld. Si parte con  una cover di “You”, originariamente composta da Leslie Weiner e Holger Hiller (della leggendaria formazione post-punk teutonica Palais Schaumberg), per creare un climax ideale. I contributi sono molteplici: Dan Deacon, Dominque Leone, Jenn Wasner (Wye Oak, Flock of Dimes), Carly Ptak (Nautical Almanac), Keith Fullerton Whitman, Jay Lesser, Angel Deradoorian dei Dirty Projects e la mitologica Clodagh Simonds (oggi a capo del progetto Fovea Hex ed un tempo usignolo nel gruppo folk inglese Mellow Candle),  Jason Willett (Half Japanese), Ed Schrader (Ed Schrader’s Music Beat). Partecipanti ingombranti e non che ricevono un trattamento di editing drastico, nelle ricostruzioni digitali del duo.

Il disco si chiude con un’altra cover, quasi a chiudere un cerchio. Si tratta di una rivoluzionata “E.S.P” dei Buzzcocks, una pratica cui del resto Drew ci aveva abituati con il progetto collaterale Soft Pink Truth (in cui rivedeva i Crass come i minor Threat ed Angry Samoans). Canta Gerry Mak del gruppo doom metal sperimentale di Brooklyn Bloody Panda, i riff macilenti sono invece del gruppo di Baltimora Pleasure Wizard. Nel mezzo tutte le sfumature di una contaminazione totale.

Le date italiane

14/03/13    Torino (IT), Musica 90 @ Molodiciotto
15/03/13    Verona (IT), Interzona
16/03/13    Bologna (IT), Locomotiv




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