“The Marriage of True Minds” è il primo album della coppia californiana da cinque anni a questa parte. Un nome che sin dagli esordi e dalle autoproduzioni griffate Vague Terrain (il loro marchio personale ed il loro website ufficiale) ha invertito gli angoli cardinali della cosiddetta cultura elettronica. Per Drew Daniel e Martin Schmidt gli esami non finiscono mai, e questo nuovo banco di prova è forse la vetta di un concept strutturale.
Perché se l’elettronica – con i
suoi più disparati retaggi: dall’industrial alla musica da ballo – rimane il
terreno su cui far germogliare le proprie idee, è tutto il resto a mostrasi
avvincente. Perché nel suono speziato e senza compromessi dei Matmos oggi
trovano spazio addirittura ritmi latini e rimandi alla favolosa serie Ethiopiques,
scampoli doom metal e le solite accorate parate minimaliste o affini alla
musica concreta. Mettendo in lista i temibili guastatori sonici Nautical
Almanac (tra i pionieri del nuovo noise americano ben prima dei celebrati Wolf
Eyes) ed i ‘cameristici’ Arditti Quartet vuol dire avere fegato, o quanto meno
una visione multipla.
Lo studio della parapsicologia è
stato di ispirazione per Drew Daniel, che con il suo compagno in passato ha
spesso ceduto al fascino della medicina più borderline, anche nell’approntare
l’Ep apripista The Ganzfeld. Si parte con una cover di “You”, originariamente composta
da Leslie Weiner e Holger Hiller (della leggendaria formazione post-punk
teutonica Palais Schaumberg), per creare un climax ideale. I contributi sono
molteplici: Dan Deacon, Dominque Leone, Jenn Wasner (Wye Oak, Flock of Dimes),
Carly Ptak (Nautical Almanac), Keith Fullerton Whitman, Jay Lesser, Angel
Deradoorian dei Dirty Projects e la mitologica Clodagh Simonds (oggi a capo del
progetto Fovea Hex ed un tempo usignolo nel gruppo folk inglese Mellow Candle), Jason Willett (Half Japanese), Ed Schrader
(Ed Schrader’s Music Beat). Partecipanti ingombranti e non che ricevono un
trattamento di editing drastico, nelle ricostruzioni digitali del duo.
Il disco si chiude con un’altra
cover, quasi a chiudere un cerchio. Si tratta di una rivoluzionata “E.S.P” dei
Buzzcocks, una pratica cui del resto Drew ci aveva abituati con il progetto
collaterale Soft Pink Truth (in cui rivedeva i Crass come i minor Threat ed
Angry Samoans). Canta Gerry Mak del gruppo doom metal sperimentale di Brooklyn
Bloody Panda, i riff macilenti sono invece del gruppo di Baltimora Pleasure
Wizard. Nel mezzo tutte le sfumature di una contaminazione totale.
Le date italiane
14/03/13 Torino
(IT), Musica 90 @ Molodiciotto
15/03/13 Verona (IT), Interzona
16/03/13 Bologna (IT), Locomotiv
15/03/13 Verona (IT), Interzona
16/03/13 Bologna (IT), Locomotiv
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