Il dono della scrittura è cosa rara, trovare un performer illuminato come l’ex Wall Of Voodoo Stan Ridgway un’impresa addirittura secolare. Dopo il ritorno comunque soddisfacente con ‘Neon Mirage’, Stan decide di dare una sterzata virtuosa con ‘Mr. Trouble’(ancora fuori per la personale A440 Records), un disco davvero brillante, non fosse altro per il numero considerevole di collaboratori e per quel taglio a mezza via tra jazz da balera e vaudeville. Accompagnato dalla fida compagna Pietra Wexstun (piano, farfisa e melodica), Stan è ancora l‘uomo della frontiera, il poeta di periferia abile nel prenderci per mano. Un brano come ‘Across the Border’ suona senza esagerazione come la cosa più carina ed al contempo triste mai concepita dal nostro. Una di quelle melodie ancestrali, colorata da suoni vagamente tropicali, sempre a ribadire un elegante idea di meticciato. Ed anche la voce di Stan non è mai apparsa così limpida, come nella title-track ad esempio, che senza troppi giri di parole suona come un outtake del periodo d’oro di Dr. John!
Storie di fantasmi, accalcati sul fondo di
qualche battello alla deriva. La pedal steel di Tommy Arizona che si fa
prepotentemente largo nella title track è una figura tanto imponente da lasciar
poco spazio ad ulteriori commenti. Sei brani originali e 4 pezzi incisi dal
vivo con la Mountain
Stage Band – ‘Afghan Forklift’, ‘Turn A Blind Eye’,
‘Stranded’ e l’evergreen ‘Camouflage’ -
in West Virginia nel novembre del 2010. Un programma da leccarsi i
baffi, non fosse altro per il clamoroso interplay tra il sax di Ralph Carney (fondatore
dei Tin Huey e per lungo tempo collaboratore di Tom Waits) ed il violino di
Lazlo Vickers (dei californiani Hecate’s Angels, noti per il loro approccio da
cabaret futurista), che rendono impeccabile l’allestimento di ‘Mr. Trouble’
anche dietro le quinte. Non resta che dare l’ennesimo benvenuto a questo poeta
del nostro tempo.
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