07/08/12

Nuovo solo album per il leader dei Posies




Ken Stringfellow è una delle figure più rispettate di tutto il circuito indie americano, autentica personalità di spicco dell’area Northwest, dove ha messo le fondamenta per una delle più importanti realtà contemporanee: i Posies. Musicista, autore, produttore ed arrangiatore, Ken è passato ripetutamente dal banco di regia ai palchi di mezzo mondo. Al culmine dell’esplosione del cosiddetto Seattle sound, i Posies licenziano il loro album più famoso, quel "Frosting on the Beater" che nel 1993 sarà un vero e proprio caso discografico. Il gruppo è ancora in attività, avendo pubblicato il suo settimo disco da studio - "Blood/Candy" – nel 2010.

Ken ha recitato anche un ruolo di primo piano all’interno dei ricostituiti Big Star, tra il 1993 ed il  2010, fino alla prematura scomparsa di Alex Chilton. Oltre a suonare il basso, cantava; ebbe un ruolo non indifferente nella creazione del disco del 2005 "In Space", ritorno ufficiale dopo il leggendario "Third/Sister Lovers" del 1978. Di rilievo anche il suo coinvolgimento con i R.E.M., 10 anni tra studio ("Reveal" del 2001 e "Around the Sun" del 2004)  e live.

Certo non si arrestano qui le sue collaborazioni, tanto che Ken se l’è spassata con la punk band  Lagwagon per un breve periodo di tempo, ha prodotto l’ottimo cantautore Damien Jurado ed ha fatto il turnista con Snow Patrol (suona le tastiere nel seminale "Eyes Open"), Neil Young, Patti Smith, Mudhoney e Death Cab For Cutie. Non proprio una persona cui piace sedersi e godere del proprio tempo libero… Ken licenzia il suo quarto album solista – l’ironico "Danzig in the Moonlight" – in ottobre per Lojinx. Il disco è stato registrato presso il leggendario ICP Studios di Brussels e mixato dall’emergente  team di produttori TheLAB a Los Angeles. Ken per l’occasione si è avvalso anche di contributi a distanza da parte di musicisti con base in Mumbai, Italia e Seattle. Charity Rose Thielen dei The Head & The Heart lo raggiunge in "Doesn't It Remind You of Something", che suona come un duetto d’antan tra Lee Hazlewood e Nancy Sinatra.

L’album è un deliberato assaggio della statura del nostro, folgorante power pop incrociato a numeri elettro-wave, un po’ di quella sporcizia sixties garage e qualche ballata che lascia un segno indelebile nella memoria. Disco completissimo a riprova di un artista capace di sublimare l’immaginario rock degli ultimi 30 anni.
"An artist worthy of respect and a listen from any true fan of classic pop... uniformly flawless" (Pitchfork)

"Stringfellow is one of the most underrated songwriters of our generation" (Billboard)


"Stringfellow's clear, composed croon forgives all sins" (Rolling Stone)


"Lush pop perfection"(Mojo)






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