23/04/09

Stebmo


Stebmo è l’acronimo di Steve Moore, un polistrumentista con base in quel di Seattle. La sua fortuna è stata quella di incrociare la strada con Dylan Carlson degli Earth, altra celebrità locale, che una volta dismessi i panni del tetro profeta drone-doom ed avviata la conversione ad un’inedita forma di country psichedelico, ha scelto proprio Steve come prezioso collaboratore da studio e live. Del resto il nostro oltre all’organo hammond porta con sé l’uso magistrale del trombone. Steve è richiestissimo in ogni dove. Olte che negli ultimi dischi degli Earth, potrete ascoltarlo al lavoro coi SunnO))), Laura Veirs, Mount Analog, Sufjan Stevens, Bill Frisell, Eyvind Kang, Karl Blau, Your Heart Breaks, Skerik e chissà quanti altri. Una discografia già di per sè invidiabile. In questo baillame di collaborazioni c’è anche spazio per un progetto a suo nome, Stebmo, che oltre ad essere un qualcosa di realmente affascinante è un’ idea che si fonda proprio sulle precedenti esperienze di Moore, che non ha fatto davvero fatica ad allestire una formazione pazzesca, chiamando proprio a sé musicisti di diversa estrazione. E l’album di conseguenza è un compendio di suoni ed esperienze, esprimendosi in una libertà di linguaggio che tocca sicuramente il jazz d’avanguardia, il rock più visionario e certa musica da camera. Il disco è prodotto da Tucker Martine, all’appello dei collaboratori rispondono Matt Chamberlain, Todd Sickafoose, Eyvind Kang (il violinista che ha spesso lavorato con John Zorn e Mike Patton), Doug Wieselman (personaggio di spicco della downtown jazz newyorkese e recentemente arrangiatore da studio per Antony & The Johnsons) , Eli Moore, Ashley Eriksson, Karl Blau e Johanna Kunin. Un debutto omonimo vibrante, baciato ancora una volta dall’intuito discografico di Geoff Barrow dei Portishead, boss della Invada.

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