Inafferrabili, con una sola parola possiamo fotografare i Pepe Deluxe, al secolo la creatura del finlandese Jari Salo – in arte James Spectrum – e del sodale Paul Malmström, prodigioso polistrumentista con residenza a Manhattan, New York. Coppia chimicamente vincente.
A quattro anni dal precedente 'Spare Time Machine', sempre edito da Catskills (in America esce per la prestigiosa Asthmatic Kitty), Pepe Deluxe realizzano il loro titolo più ambizioso, con quello che sin dalle note di copertina si presenta come un’esoterica opera pop in 3 parti. La regina delle onde in questo caso è una pin up d’altri tempi che si fa largo tra i flutti con aria sbarazzina, quasi ad evocare l’immaginario tropicale dell’album.
Una cosa va detta di questo Queen Of The Wave, sembra che il duo abbia reciso nettamente i ponti con la club culture incamerando solo piccoli elementi di musica da ballo su un tessuto decisamente più rock, lisergico. L’apertura con la title track è il preludio a questo cambio deciso, l’ingresso in una macchina del tempo che dice di bucoliche tenute britanniche e di qualche fiore raccolto sulla costa Ovest degli Stati Uniti. Un’atmosfera pacata su una struttura comunque progressiva.
Più decise A Night And A Day, che sembra un funk mutante con vezzo hard, mentre Go Supersonic è forse l’episodio più vicino al recente passato, un big beat di quelli da antologia, che non avrebbe affatto sfigurato su un disco di Fatboy Slim o addirittura di Pizzicato 5.
Ma non c’è sosta, chiusa la prima parte dell’opera i nostri entrano con la successiva cinquina in un emisfero della mente ancor più sfuggevole. Fatto di ballate liquide ed arrangiamenti magistrali, dall’operetta rock alla big band miniaturizzata di Hesperus Garden, che non so perché, ma fa molto John Barry.
E – a dirvela tutta- anche Tarantino potrebbe perdere la testa per l’ultima sezione del disco, un poker di brani anche qui luminescente. Su tutto gli arrangiamenti fiatistici di The Storm, storia della cinematografia in musica ed una dose di epicità a cui certo non si può resistere.
Una visione ambiziosa realizzata anche con l’apporto decisivo di musicisti prestigiosi come Samuli Kosminen dei Múm, un batterista metal di tutto rispetto - Kai Hahto (Rotten Sound ed altro) - ArcAttack con il loro sintetizzatore Tesla, la Czech Film Orchestra ed una pletora di voci dal background diversissimo. Il gruppo vocale Club For Five, la cantante d’opera Kirsi Thum, l’attrice Sara Welling (che ha lavorato ad una revisione dell’animè giapponese Moomins, tratta dall’omonimo racconto del finlandese Tove Jansson), il rocker australiano Boi Crompton ed il bostoniano Chris Cote della band The Upper Crust (risposta d’oltreoceano ai Darkness).
Gli autori ci rivelano che il disco è ispirato al romanzo fantascientifico del 19simo secolo “ A Dweller Of Two Planets”, mentre ai patiti etno-musicologi, farà piacere ascoltare l’enorme Stalacpipe Organ, strumento di culto che dice di un attaccamento alla cultura vintage benevolmente radicale.
Nessun commento:
Posta un commento