Il ritorno in studio di Nino Bruno è anticipato da un evento cruciale. Da quel primo incontro – datato 1996 - del musicista con Paolo Sorrentino nasce un’amicizia importante, oggi suffragata da un cameo nel film ‘This Must Be The Place’ – in tutte le sale dal 14 ottobre – dove il brano interpretato da Cheyenne (Sean Penn), rocker lontano dai clamori della folla dopo numerose sventure personali, è stato proprio firmato da Bruno. Interpretato originariamente da David Copley, bluesman americano e giramondo incontrato casualmente in quel di Napoli, "Every Single Moment In My Life Is A Weary Wait" diviene qualcosa di ancor più stuzzicante in mano al celebre attore, folgorato al primo ascolto dalla melodia molto ’80 del pezzo.
Prestando giuramento al dogma 8 – laddove l’uso di registratori analogici a bobina sia in ripresa che in mixaggio è più un credo che una necessità – Nino Bruno e sodali tornano in studio con rinnovato spirito, puntando su un flusso di coscienza che conservi in primis l’istintività. Disco scritto e registrato in pochissimo tempo, proprio per imbrigliare l’ispirazione del momento, quasi un fermo immagine…
‘Sei Corvi Contro Il Sole’ non è un concept album comunemente inteso, ma ha temi e parole ricorrenti. L’idea dell’ attesa (nel brano del film come in ‘Ghost’) la separazione da una realtà che non percepiamo direttamente ma attraverso segni (la canzone che dà il titolo all’album) e messaggeri (i corvi). Affiorano inoltre una serie di personaggi emblematici: l'uomo potente che ha tradito la sua missione ed è a un passo dal declino - in ‘Fare Simpatia’ - il vecchio dandy, che forse è un omosessuale vecchio stampo, wildiano, alla Zeffirelli – ‘Storia Di V’ – o la ragazza tormentata di ‘Guardavo Il Fiume’ e ‘Ragazza Senza Nome’. L’ atmosfera odora molto di western ‘da fine dei giorni’, ma lo spettro sonoro appare diametralmente opposto.
Smussando parzialmente gli angoli del recente passato, le musiche del disco incamerano una docile impronta psichedelica. Umori che prendono il sopravvento, bagnando di umori freakbeat le canzoni di Bruno, in un omaggio sentito alla stagione d’oro della musica popolare. Come passare rispettosamente in rassegna buona parte della seconda metà dei sessanta. Nel contesto vengono privilegiate le ritmiche shuffle unitamente a chitarre folk-blues, che quasi accarezzano le mosse del menestrello Donovan.
All’ascolto un disco più arioso, ma non necessariamente spensierato. La forza evocatrice dei testi è poesia a cuore aperto, il collante è dato dagli arrangiamenti, una cornice lisergica gentile, una via adulta al cantautorato. E’ l’affermazione definitiva dell’artista, sospeso in una bolla temporale, capace di navigare tra sussulti emotivi e quadri esistenziali.
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