Co-fondatore del marchio Anticon ed innovatore tra i rapper che hanno scelto la via strumentale, Alias torna con un nuovo parto da studio, cronologicamente il suo sesto. La sintesi tangibile di quanto il nostro ha inseguito per anni, un sound che prendesse atto di atmosfere glaciali e melodie spettrali, quasi in una ricostituzione del concetto di intelligent dance music.
La rinascita che prende forma con Fever Dream è fatta di un dinamismo inedito. Un’ispirazione che da lungo tempo ha sconfinato nel suono elettronico più sofisticato, liberandosi dalle figure logicamente associate alla moderna cultura hip-hop. Prossimo alla carovana guidata da Flying Lotus, Alias ha pensato bene di forgiare le sue armi ritmiche, affilandole con la propulsione di un subdolo battito dance. C’è il groove, anche se sommerso da istantanee più riflessive, ci sono vocine R&B finemente lavorate (secondo quella tecnica tanto cara a Burial) ed un approccio melodico che rimane trasversale.
Il secondo brano in scaletta - "Wanna Let It Go" – è esemplificativo di quanto detto: un’attitudine soulful, dei bassi profondi, ed un gusto per l’accorgimento digitale mai invasivo. Indicazioni che spingono ad un paragone con gli esperimenti strutturali di James Blake e Nosaj Thing. Altrove – in "Feverdreamin" ad esempio - è il lascito dei Boards Of Canada ad avere il sopravvento, un sound sfuggente, a tratti impalpabile, che sposta l’asse della nuova elettronica verso forme lisergiche inattese.
Chiamando a sé collaboratori come Dax Pierson (Subtle), DJ Mayonnaise ed il batterista Mike Haggett, Alias sposta ulteriormente l’asse dei suoi interessi, approcciando a livello cognitivo il funk bianco, la new-wave ed il post-rock dei Tortoise, paradossalmente una delle realtà attitudinalmente più prossime.
In considerazione di quanto scritto poc’anzi, la sua produzione più ispirata ed il segno incontestabile di una proprietà di linguaggio da fuoriclasse
La rinascita che prende forma con Fever Dream è fatta di un dinamismo inedito. Un’ispirazione che da lungo tempo ha sconfinato nel suono elettronico più sofisticato, liberandosi dalle figure logicamente associate alla moderna cultura hip-hop. Prossimo alla carovana guidata da Flying Lotus, Alias ha pensato bene di forgiare le sue armi ritmiche, affilandole con la propulsione di un subdolo battito dance. C’è il groove, anche se sommerso da istantanee più riflessive, ci sono vocine R&B finemente lavorate (secondo quella tecnica tanto cara a Burial) ed un approccio melodico che rimane trasversale.
Il secondo brano in scaletta - "Wanna Let It Go" – è esemplificativo di quanto detto: un’attitudine soulful, dei bassi profondi, ed un gusto per l’accorgimento digitale mai invasivo. Indicazioni che spingono ad un paragone con gli esperimenti strutturali di James Blake e Nosaj Thing. Altrove – in "Feverdreamin" ad esempio - è il lascito dei Boards Of Canada ad avere il sopravvento, un sound sfuggente, a tratti impalpabile, che sposta l’asse della nuova elettronica verso forme lisergiche inattese.
Chiamando a sé collaboratori come Dax Pierson (Subtle), DJ Mayonnaise ed il batterista Mike Haggett, Alias sposta ulteriormente l’asse dei suoi interessi, approcciando a livello cognitivo il funk bianco, la new-wave ed il post-rock dei Tortoise, paradossalmente una delle realtà attitudinalmente più prossime.
In considerazione di quanto scritto poc’anzi, la sua produzione più ispirata ed il segno incontestabile di una proprietà di linguaggio da fuoriclasse
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