Ci han preso gusto Colin Newman e soci: non solo l'intrepida reunion, ma anche i live al fulmicotone e le apparizioni nei più importanti festival europei, ancora a bacchettare giovani esordienti incapaci di plasmare la materia rock. Sempre sotto l'egida della loro Pink Flag esce "Red Barked Tree", nuova fatica da studio dei Wire, che piuttosto che adagiarsi sul proprio nobile catalogo preferiscono affrontare a testa alta il nuovo millennio. Abituati a stupirci, relativamente ai cambi interni, anche il loro sound è stato spesse volte rivisitato, sposando di volta in volta teorie pop, ispirazioni elettroniche e muri chitarristici. Proprio quest'ultima sembra essere una costante del ritorno in attività, dato anche l'impianto dei loro live, dove lo sferragliare metallico delle chitarre è il collante della performance stessa. Concepito, scritto e registrato nell'arco del 2010 dallo stesso Newman con l'apporto essenziale di Graham Lewis e Robert Grey, il disco non ha alcun tipo di ospite, onde tenere fede ad un severo ordinamento interno. Da "Adapt" all'art-punk di "Two Minutes", l'album appare come un campionario di imprese soniche, giocato sul filo del rasoio di un'attitudine che prevede tanto la dipendenza dalle armonie pop quanto la dedizione per strutture mobili ed avanguardiste. Del resto nel corpo etrogeneo dei Wire ci sono sempre stati molteplici piani di lettura. Attesi in Europa per un esteso tour a cavallo tra febbraio e marzo i nostri sono pronti a rilasciare 11 di quegli indispensabili brani che ne han costituito la leggenda.
01/12/10
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