27/10/10
Zach Hill torna con un album solista ricco di ospiti
Thus : Owls
IL VIDEO DI "SOMETIMES"
Thus Owls - Sometimes from valerie toumayan on Vimeo.
26/10/10
Album solista per Gareth Liddiard dei Drones
"This is something really exceptional. Liddiard is inspired." - The Age (Melbourne, AUS)
“Gareth Liddiard is a songwriter of extraordinary power.” - Time Out
“Gareth Liddiard drawls and howls his way through his allegorical tales…often sounding like one of the few rock lyricists worth paying real attention to” - Guardian
“a singer-songwriter and guitarist of dark intensity…his vivid narratives draw on the landscape and character of his homeland in a delicately melancholic way” - Uncut
The Warlocks "Rise and Fall" EP and Rarities
La scaletta dei dischi
Disc 1
1. Jam Of The Witches , 2. House Of Glass , 3. Skull Death Drum Jam
4. Whips Of Mercy , 5. Song For Nico , 6. Left And Right Of The Moon
7. Motorcycles , 8. Heavy Bomber Laser Beam , 9. Jam Of The Druids*
Disc 2
1. Cocaine Blues , 2. Song For Nico , 3. Jam Of The Zombies
4. Caveman Rock , 5. Angry Demons , 6. Jam Of The Warlocks
7. Turn The Radio On* , 8. Turn The Sun Down* , 9. Total Headache*
10. Dilaudid** , 11. Inside/Outside* (Demo) , 12. Shake The Dope Out* (Demo)
* inediti ** disponibili su 7” limitato a 1000 copie
Le date italiane del tour
07 dicembre Ravenna - Bronson
08 dicembre Torino - Spazio 211
09 dicembre Roma - Circolo Degli Artisti
10 dicembre Udine - No Fun
11 dicembre Firenze - Rock Contest Controradio Auditorium FLOG
Leila Adu - Ode To The Unknown factory Worker (Tracce)
Nulla ci aveva però preparati all’estro di una vocalist del calibro di Leila Adu, origini ghanesi e passaporto neo-zelandese, quasi un ossimoro sulla carta. Ragazza prodigio, già impiegata nella New Zealand Symphony Orchestra, la nostra ha incrociato una preparazione accademica con un’importante propensione all’indie più trasversale e a certa elettronica, palesando così uno stile personale, votato alla ricerca di una forma canzone atipica, in cui potessero convivere le sue molteplici influenze. Cresciute a dismisura negli anni, grazie al continuo girovagare attorno al mondo, con l’Europa presto eletta a nuova patria.
Il suo debutto discografico - Dig A Hole – risale al 2003, e già impressiona nella natia Nuova Zelanda come in Australia, conquistando subito un discreto air play. La sua voce è a detta della critica sinonimo di grande magnetismo. Cherry Pie del 2005 - prodotto da David Long (vincitore del Producer of the Year Award 2001 ed ingegnere del suono per Lord of the Rings) – insiste sulla falsa riga dell’esordio, con Leila circondata da uno stuolo di favolosi strumentisti locali. L’accento è sul suo piano percussivo e su una voce che esce prepotentemente allo scoperto.
Con Dark Joan del 2009 l’intento dichiarato è quello di riunire i suoi trascorsi jazz e la propensione alla ricerca in un formato pop elastico, in cui le canzoni assumano finalmente un ruolo predominante. Registrato preso l’Electrical Studio di Steve Albini, in quel di Chicago, il disco è pubblicato dall’inglese Frizz Records, marchio londinese emergente alle prese con una modernizzazione del verbo black music.
Dopo l’album in trio a firma Truth in The Abstract Blues (con la chitarra di Mike Cooper e la batteria di Fabrizio Spera) licenziato da Tracce/Rai Trade e l’esordio dal vivo con il monicker di Leila Adu & the Don’t al fianco di due autentiche leggende come il bassista John Edwards ed il batterista Steve Noble (Rip Rig & Panic), Leila pubblica il suo quarto album per Tracce/Rai Trade.
In Ode To The Unknown Factory Worker, riconoscerete i numerosi temi della tradizione nera americana, un recupero spontaneo per Leila Adu. Sintomatico della sua evoluzione, il disco fa dell’essenzialità un pregio. Accompagnata unicamente in quattro tracce dalla batteria di Daniele De Santis, Leila impone il suo carattere di innata performer, ponendo la sua malleabile ugola al servizio di brani dalle scarne impalcature, capaci di cogliere nel segno, con cura ed immediatezza. Tra le righe di un suono intimista si parla il linguaggio del pre-war blues, del folk e di un pop quanto mai sghembo ma assolutamente nobile. La capacità della Adu è nel conferire un fascino disarmante a brani apparentemente scarni come ‘Martian Raft’ e ‘A Moment Of Peace’, spostando l’immaginario popolare verso forme più elette.
21/10/10
Jane Birkin "Di Doo Dah" (Light In The Attic)
Presentato con tutta la dovizia di particolari in una versione prontamente revisionata – comprendente il singolo La Decadanse/Les Langues De Chat uscito nel 1971 – da Light In The Attic, il disco aumenta i languori della chanteuse inglese naturalizzata francese. Pubblicato da Fontana nel 1973 Di Doo Dah è lavoro sottilmente peccaminoso, in cui le architetture pop si sposano ai giochi orchestrali del direttore supremo Jean Claude Vannier (lo stesso uomo che seppe valorizzare la vocalità e la coralità di Gainsbourg).
Un album che a tutti gli effetti va considerato come il debutto in solo della nostra, impegnata anche sul grande schermo nel medesimo anno. Ironia della sorte interpretava il ruolo di amante di Brigitte Bardot (che da poco era uscita da un relazione tempestosa con Gainsbourg) nel film Don Juan (Or If Don Juan Were a Woman).
La Birkin non mostra alcun timore reverenziale, in ambo i casi. Forte degli arrangiamenti di Vannier, che addirittura riportano in auge le acide chitarre blues di Duane Allman e di Zoot Horn Rollo (sodale di Captain Beefheart all’epoca di Lick My Decals Off, Baby), il disco è un sofisticato corollario di canzoni dall’aria solo apparentemente svagata. Con un libretto che assume i connotati di un prontuario biografico e la puntuale traduzione dei testi in lingua inglese, la ristampa di Light In The Attic si pone ancora una volta nello scaffale degli irrinunciabili.
Italian Instabile Orchestra "Totally Gone"
L'orchestra, arrivata a celebrare il suo ventesimo anno d'attivita', continua a rappresentare una delle realta' paradossalmente piu' stabili del jazz di ricerca italiano.
L'ensemble attuale sembra esprimere una fase di matura rilassatezza: il suono e' lirico, variopinto e consapevolmente eterogeneo.
Il repertorio appare ricco, sfaccettato, con brani basati su arrangiamenti raffinati e piacevolmente estroversi. L'improvvisazione collettiva e il solismo individuale si intrecciano alla composizione in modo fluido, organico, sempre ispirato e mai distaccato.
"Totally Gone" e' un album che si snoda nell'arco di otto composizioni a firma di altrettanti membri dell'orchestra, in un lungo percorso, stilisticamente articolato che si conclude nell'ironia dell'unico brano non originale, 'It Had To Be You', cantata dal trombonista Sebi Tramontana nell'inedita veste di crooner appassionato.
L'orchestra si presenta al gran completo, un collettivo di diciassette elementi, perfettamente bilanciato tra esponenti di diverse generazioni: dalle voci storiche di trovesi e schiaffini, passando per l'asse centrale di cavallanti, tononi, minafra e actis dato, fino ad arrivare alle forze nuove di Maier, Puglisi e Parrini.
Un'entita' esplicitamente multiforme, una sorta di specchio fedele e tridimensionale dello stato attuale del jazz di ricerca italiano.
Carlo Actis Dato sax baritono, Daniele sax tenore, Eugenio Colombo, sax soprano, flauto, Gianluigi Trovesi sax alto, clarinetti, Alberto Mandarini, Luca Calabrese, Pino Minafra tromba, Martin Mayes corno francese, Lauro Rossi, Giancarlo Schiaffini, Sebi Tramontana, trombone, Emanuele Parrini, violino, Paolo Damiani violoncello, Giovanni Maier, contrabbasso, Fabrizio Puglisi piano, Tiziano Tononi, Vincenzo Mazzone batteria, percussioni.
Nuove ristampe per la Jon Spencer Blues Explosion
Con Extra Width del 1993 la musica cambia, anche radicalmente. Con sferzanti organi hammond ed una bastarda vena funky il trio si affaccia dalle parti della Stax, con in cuore le imprese di Booker T & The Mg’s e Bar-Kays. Un brano come Afro è tuttora un istantaneo successo da dancefloor. Il cd è doppio con l’aggiunta integrale di Mo’ Width ed ulteriori brani dal vivo.
Orange del1994 rimane per molti il punto più alto della parabola artistica della Jon Spencer Blues Explosion. Non a caso il disco contiene il groove assassino di brani come Bellbottoms, Flavor e la stessa Orange, dilanianti ossessioni in 12 battute come Brenda ed una generale propensione al ritmo nero. L’amore nei confronti di hiphop e broken beat sfocerà infine in Experimental Remixes, che nel nostro caso è anche cd bonus. Mike D dei Beastie Boys, GZA del Wu-Tang Clan, Beck, Moby e Dub Narcotic sono i cospiratori del caso.
Acme del1998 è lavoro più raffinato, un’ulteriore cambio di rotta, non meno affascinante. Il programma originale si arricchisce di remix ad effetto da parte di Techno Animal e Jim Foetus. Nel secondo cd troviamo Extra Acme, praticamente un album di outtake, alternate version sconvolgenti e remix ancora una volta avvincenti ( Dan The Automator e ancora Dub Narcotic). Un’abbuffata con tutti i crismi, per il miglior boogie del ventesimo secolo.
Il ritorno degli EX - Catch My Shoe
Cosa accade in Catch My Shoe? Evidentemente i viaggi in Africa e la maestosa collaborazione con il leone etiope Getatchew Mekurya devono aver sortito i loro buoni effetti. Il disco è sferragliante, i suoi ritmi ipnotici ci rimandano proprio al continente nero e le doppie chitarre spesso risuonano come le mbira elettrificate dei congolesi Konono No.1 (che non a caso esordirono con un disco dal vivo per la Terp del chitarrista Terrie).
Ci sono tutti gli elementi per una nuova fascinosa escursione nei meandri dell’etno-punk, una definizione che forse lascia il tempo che trova, ma che sulla carta indica gli esatti connotati del manifesto The Ex. Registrato come di consuetudine negli ultimi anni all’Electrical Audio di Chicago dall’occhialuto Steve Albini, Catch My Shoe è un altro importante capitolo nella storia della band di Amsterdam, il cuoi domicilio noto è solo una scusa per portare un messaggio globale agli innumerevoli seguaci sparsi in ogni angolo del mondo.
Nuova uscita per Hyperdub: Terror Danjah - Undeniable
La caratteristica del suo sound è riscontrabile in una costruzione robotica, addirittura paragonabile alle complesse creazioni di Escher. Undeniable il debutto lungo per Hyperdub, dopo una serie di Ep e mixtape, è così la mutazione definitiva del suono grime, in una veste futurista che sembra inglobare tanto le intuizioni strumentali del dubstep, quanto la vocalità di certa house music.
Dream Mclean è un degli MC che si fanno largo tra le pieghe del disco, assieme ai suoi contributi si notano quelli di Mz Bratt, Griminal e del leggendario D Double E direttamente dal combo Newham Generals.
Per un prepotente avvicinamento al pop più impregnato di cultura black, dovrete invece ascoltare Lauren Mason in 'All I Wanna Do'. Questo tipo di impostazione consente a Terror Danjah autentiche scorribande nei più fantasiosi luoghi dell’elettronica di confine, quella che copula con il g-funk e con i ritmi spezzati, incapace di fermarsi all’apparenza delle cose per progettare un assalto al cardiopalma. Tra i ritmi in levare con patina cibernetica ed i più risoluti passaggi che guardano alle scuole di Detroit e Chicago, Undeniable è l’evidenza dello stato di grazia della suburbia britannica. Una continua scossa elettrica sul letto degli archetipi ritmici moderni.
19/10/10
Asmara All Stars - Eritrea's Got Soul
Di per sè questo è già un record, in un paese in cui è difficile poter incidere un album con mezzi propri, in considerazione dell’estrema tensione politica, che attanaglia tutte le sfere sociali.
In questo senso il progetto Asmara All Stars prescinde totalmente dalla politica, focalizzandosi sulla produzione di musiche eccitanti. In prima battuta il produttore francese Bruno Blum (l’uomo che introdusse Serge Gainsbourg al dub e curò il remix di "War" di Bob Marley con il discorso di Haile Selassie) ha avuto discrete difficoltà nel trovare la giusta amalgama, ma presto la sintonia raggiunta in studio ha permesso ai musicisti coinvolti di eccitarsi, mettendo in luce un talento del tutto personale.
Il suono di questa formazione è la summa di molteplici esperienze, non ultime le influenze raccolte copiosamente dai territori limitrofi. Logico aspettarsi una patina di esotismo jazz – al pari delle pubblicazioni della collana Ethiopiques – anche se il filtro è decisamente più moderno e la tendenza ad incanalare ritmi caraibici ed arrangiamenti più soulful una costante. Nonostante anni di completo isolamento culturale, elementi di una eredità locale sono rimasti visibili, corretti secondo esigenze contemporanee e oggi parte del tessuto genetico di Asmara All Stars.
La speranza è che gli obiettivi puntati sulla cosiddetta age d’or, possano anche concentrarsi su questa avvincente avventura. L’ album registrato nella stessa Asmara - capitale eritrea, nel 2008 – è stato prodotto facendo perno su sistemi analogici che rendessero giustizia all’approccio live della band. Con l’ausilio dell’ electric kar, di una sezione fiati in grande spolvero, di un organo viziosamente funky e l’intervento delle ugole più in vista della regione, il miracolo si compie.
“Eritrea’s Got Soul” esplora così le profonde pieghe della tradizione locale, annunciando una rivoluzione culturale con tutti i crismi.
18/10/10
Jim Sullivan - U.F.O. (Light In The Attic)
Nel marzo del 1975, Jim Sullivan scomparve misteriosamente nei pressi di Santa Rosa, New Mexico. Il suo automezzo era abbandonato, la sua camera d’hotel assolutamente in ordine. Qualcuno sostiene si sia perso nel deserto, qualcuno – evidentemente in cattiva fede- pensa ad una faida locale con malavitosi del posto. Altri – verosimilmente – pensano al rapimento da parte degli alieni.
Per coincidenza – o forse no – il debutto di Jim del 1969 portava il titolo di U.F.O. Pubblicato per una minuscola etichetta (le cosiddette private press), il disco non fu mai regolarmente distribuito sugli scaffali dei dischi, fino a che la Light In The Attic di Seattle ha ben pensato di riportarlo alla luce, seguendo la sua rigorosa etica editoriale, che prevede un giusto compenso per i diretti interessati o le famiglie degli stessi. C’era anche la volontà di indagare sulla scomparsa di Jim. Evidentemente è stato più semplice ripubblicare il disco – tra mille cavilli burocratici – che riscattare l’anima del cantautore.
Avete presente quel tipo di aste fameliche che si tengono su eBay? U.F.O. è proprio quel tipo di disco, ne salta fuori una copia ed immediatamente viene battuta a prezzi da capogiro. Settimo figlio di una numerosa famiglia, Jim Sullivan vede i natali nella West Coast, muovendo spesso tra San Diego e Los Angeles. Sempre ai margini della notorietà, il nostro si accompagnava a stelle del firmamento cinematografico come Harry Dean Stanton e a musicisti come Jose Feliciano show. Arrivo per fino a strappare un cameo nella pellicola culto Easy Rider.
L’attore ed amico Al Dobbs pensò bene di investire sull’uomo e fondò addirittura un’etichetta - Monnie Records – per produrre l’esordio di Jim, chiamando in causa The Wrecking Crew, celebre gruppo di session men già al lavoro per Phil Spector. Don Randi, Earl Palmer e Jimmy Bond sono i musicisti ed arrangiatori del disco.
U.F.O. rimane un album incredibile, la prova di un folk-singer alle prese con un contesto mutevole. Ci sono sicuramente elementi lisergici nella musica e distinti arrangiamenti orchestrali che rimandano direttamente ad un’ altra eminenza grigia degli studi di registrazione: David Axelrod. U.F.O. è così un disco di musica pop d’avanguardia, flirtato attraverso gli umori di un’oscura Los Angeles.
The Jim Sullivan Story from Jennifer Maas on Vimeo.
C.W. Stoneking - Jungle Blues
King Hokum del 2005 lo aveva fatto conoscere progressivamente al grande pubblico, con undici canzoni che rinverdivano il blues anni ’30. Il suo stile sembra quasi baciato dalla tradizione orale, riportando alla luce storie secolari, che ben si sposano col suo fluido chitarristico e le sue innate doti di paroliere.
Con Jungle Blues il nostro aggiusta ulteriormente il tiro, ispirandosi liberamente ad un naufragio vissuto in prima persona sulla costa africana occidentale Al suo quinto album da studio il musicista australiano – con residenza a Melbourne – sarà felice di invadere l’emisfero occidentale con la sua musica, baldanzoso ibrido di primitivo blues, jazz d’antan ed investiture folkloriche. Sapete già chi invitare al prossimo party…
13/10/10
Nuova uscita dal Collettivo degli Animali: Avey Tare "Dow There"
Down There è altra faccenda, ovviamente si scorgono l’indole pop marziana degli Animal Collective, gli screzi kraut-industrial del progetto Terrestrial Tones (con membri di Black Dice) ed un’innata propensione al collage-sonoro, ma sono piccoli frammenti di canzoni quelli che di soppiatto si insinuano sotto pelle. Sono nove i brani in scaletta, improbabili commistioni di soul e musica concreta, vibrazioni electro e sixties pop, impossibili trame hip-hop ed uno speziato retrogusto indie.
Nulla è dunque dato per scontato, dalle vette del più arguto rumorismo elettronico all’intimità di una chitarra arpeggiata o di un piano elettrico appena sfiorato, le emozioni sono spesso calibrate, nella misura in cui Avey Tare si divide tra i ruoli di musicista estroso e ricercatore incontentabile.
Registrato nel mese di giugno dal fido Josh Dibb (Deakin) alla Good House, una vecchia chiesa di New York nord, Down There è un bignami post-moderno, una celebrazione dell’universo pop underground.
01/10/10
Nino Bruno e le 8 Tracce
Easy Star All Stars tornano sul luogo del delitto
EASY STAR ALL-STARS: DUBBER SIDE OF THE MOON TRAILER from Easy Star on Vimeo.
L'upgrade necessario al già fantascientifico remake di Dark Side Of The Moon ha finalmente un nome. DUBBER SIDE OF THE MOON è l'estensione naturale di quel progetto - Dub Side of the Moon per l'appunto - e seguendo le più sofisticate tecniche di post-produzione sposta le lancette dell'orologio ulteriormente in avanti.
Se già la ripresa di uno dei best-seller dei Pink Floyd era apparsa estremamente coraggiosa, utilizzando tutto l'esotismo dei ritmi in levare, questo disco sconvolgerà ulteriormente le credenziali del combo newyorkese. Dopo essersi tolti la soddisfazione di apparire come star internazionali al Festival di Sanremo del 2009, EasyStar All-Stras fanno quadrato e chiamano a loro alcuni dei più rinomati mentori della musica jamaicana moderna assieme a producer britannici ed artisti internazionali che ne hanno alimentato la fiamma.
Tenetevi forte, perchè i nomi dei cospiratori sono poco meno che leggendari.
Groove Corporation, 10 Ft. Ganja Plant, Mad Professor (che rivede una vibrante On The Run) , Adrian Sherwood, Dubphonic, Liquid Agents, Dubmatix, Dreadzone, Victor Rice, Kalbata, Scientist, Michael G, Border Crossing e J.Viewz, questi gli artisti che prendono parte alla rivisitazione di Dub Side Of The Moon.
Affidando la propria musica ad un team di professori del ritmo fa lievitare le quotazioni del progetto stesso, rendendo questa nuova esperienza necessaria, rivelatrice.
Con un suono che arriva anche a toccare le più coraggiose invenzioni ritmiche degli ultimi anni - frequente il ricorso ai ritmi spezzati come a mutazioni di chiara marca dubstep - il disco è un esperimento decisamente riuscito.
Un'interpretazione futuristica dicevamo in apertura, non temiamo di essere smentiti
Da questo link è possible scaricare gratuitamente il singolo: Money (The Alchemist Remix)
La colonna sonora del nuovo film di Oliver Stone
Un soundtrack quanto meno variegato, che poggia sull’estro di un sempre più multifome David Byrne, da anni impegnato nel sincronizzare appropriatamente musica ed immagini.
Sono ben nove le tracce accreditate all’ex-Talking Heads presenti in scaletta, a partire dai felici estratti da Everything That Happens Will Happen Today, ritorno in tandem del 2008 con il re mida Brian Eno e seguito al capitale My Life In hte Bush Of Ghost.
Wall Street: Money Never Sleeps. Èsce per Todo Mundo Records.
Dopo i recenti lavori che lo hanno visto collaborare con il dj Fatboy Slim nelle 22 tracce ispirate a Imelda Marcos (Here Lies Love) ed il Playing the Building (un’installazione sonora interattiva presso il Battery Maritime Building di New York ed il Roundhouse di Londra) Byrne torna ad una sua antica passione parallela, alimentando con un ispirato flusso lo scorrere delle immagini, con una New York ‘borsistica’ sempre più prossima al tracollo.
L’altra figura di spicco è’ un habituè del mondo della celluloide, Craig Armstrong che contribuisce con be tre tracce originali.
La pubblicazione dell’album sarà accompagnata da un vivace battage pubblicitario a cura della Twentieth Century Fox, casa produttrice del film.
Tracklisting:
1. Prison - Craig Armstrong
2. Home - David Byrne & Brian Eno
3. Life is Long - David Byrne & Brian Eno
4. Sleeping Up - David Byrne
5. Strange Overtones - David Byrne & Brian Eno
6. Money - Craig Armstrong
7. My Big Nurse - David Byrne & Brian Eno
8. Helicopter Reveal - Craig Armstrong
9. Tiny Apocalypse - David Byrne
10. Lazy - David Byrne
11. I Feel My Stuff - David Byrne & Brian Eno
12. This Must Be The Place (Naïve Melody) - Talking Heads
Le canzoni di Federico Garcia Lorca interpretate da Josephine Foster
Queste stesse canzoni - messe al bando durante gli anni della dittatura - rivivono oggi grazie all'interpretazione di Josephine Foster e del suo compagno Victor Herrero. La Foster che più volte si è confrontata con la scuola pre-war folk americana e che ha translato le composizioni di Schubert, Schumann e Brahms (nell'album A Wolf in Sheep's Clothing) si confronta con un'altra istituzione della storia moderna, mostrando quanto il suo approccio alla musica autoriale sia trasversale ed assolutamente svincolato da limiti logistico/caratteriali.
In questa performance acustica i due - accompagnati da un selezionato manipolo di musicisti - rivedono la poesia di Lorca con spirito contemporaneo, mostrando una indiscussa personalità. La nuova band - nata in quel di Grenadine Sierra - è l'ennesimo veicolo espressivo della Foster che dalla primordiale ripresa del Tin Pan Alley e del british folk sembra aver compiuto proverbiali passi da gigante, accedendo sempre a nuovi habitat sonori. Anda Jaleo è stato inciso rigorosamente dal vivo, viscerale celebrazione di canzoni che dall'alto del loro anonimato hanno abbracciato un'intera cultura.