John Wizards potrebbe
esser nato a Maputo. Ma anche a Cape Town. Certamente ha un debito nei
confronti di Dar Es Salaam. Questi sono i tre luoghi strategici che il leader
della band e produttore John Withers ha attraversato, raccogliendo un numero
considerevole non solo di informazioni antropologiche ma anche di dettagli
sonori che avrebbero comunque informato il suo sound. Il caso vuole che queste
siano le stesse città in cui Emmanuel Nzaramba, cantante con passaporto del
Rwanda, abbia vissuto. Dal primo incontro tra i due nasce appunto un progetto
che prende il nome di John Wizards, una band a tutti gli effetti ad oggi residente in quel di Cape Town, Sud
Africa. L’album omonimo introduce i frutti di questa intensa opera al resto del
mondo, siglando una partnership col marchio storico dell’elettronica
inglese Planet Mu.
Dal loro primo
incontro artistico è cresciuto a dismisura il bacino delle loro influenze. Banalmente
si potrebbe pensare a John Wizards come ad un intreccio antropologico tra
intelligent dance music ed highlife, perdendo però di vista la natura essenziale di questo connubio. Il vecchio ed
il nuovo trovano una grande continuità in questo album, che mette fianco a fianco
intuizioni digitali e parametri acustici, dispensando sempre una grande
quantità di motivi gioiosi e ritmi da capogiro. La musica Africana sposa
l’R&B ed un raffinato pop ‘da camera’, poi in filigrana la house made in
South Africa, l’ormai celeberrimo Shangaan Electro ed il sempre puntuale
utilizzo delle tecniche dub, che tanto ha contraddistinto le musiche ritmiche
degli ultimi 20 anni.
Dalle chitarre
spigolose di ‘Tet Lek Schrempf’ all’immancabile voce in auto-tune che correda
il singolo ‘Lusaka by Night’, passando per le scorribande electro di ‘Limpop‘ –
con le sue insidiose drum machine e i bassi generati dal synth – ed il funk digitale
di ‘Muizenberg‘. Poi arriva come d’incanto ‘iYongwe‘ un’amabile costruzione
funk-pop che ci riporta alla mente qualche dimenticata hit degli anni 80, senza
peraltro dimenticare l’attualità di ‘LEUK‘, che rallentando copiosamente il ritmo
sembra unificare le consuetudini dell’R&B con le pulsazioni e la
ripetitività di certo post rock.
Un disco che in ogni
suo singolo episodio può soddisfare l’ascoltare più sfaccettato, regalando
timbri freschi e motivi di giubilo ad ogni suo passaggio. Un autunno destinato
ad apparire meno grigio grazi all’opera combinata di questi due talenti, che
rischiano di essere per la musica elettronica quello che i TV On The Radio sono
stati per l’indie.
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