29/08/13

La new dance sud-africana





John Wizards potrebbe esser nato a Maputo. Ma anche a Cape Town. Certamente ha un debito nei confronti di Dar Es Salaam. Questi sono i tre luoghi strategici che il leader della band e produttore John Withers ha attraversato, raccogliendo un numero considerevole non solo di informazioni antropologiche ma anche di dettagli sonori che avrebbero comunque informato il suo sound. Il caso vuole che queste siano le stesse città in cui Emmanuel Nzaramba, cantante con passaporto del Rwanda, abbia vissuto. Dal primo incontro tra i due nasce appunto un progetto che prende il nome di John Wizards, una band a tutti gli effetti  ad oggi residente in quel di Cape Town, Sud Africa. L’album omonimo introduce i frutti di questa intensa opera al resto del mondo, siglando una partnership col marchio storico dell’elettronica inglese Planet Mu.

Dal loro primo incontro artistico è cresciuto a dismisura il bacino delle loro influenze. Banalmente si potrebbe pensare a John Wizards come ad un intreccio antropologico tra intelligent dance music ed highlife, perdendo però di vista la natura  essenziale di questo connubio. Il vecchio ed il nuovo trovano una grande continuità in questo album, che mette fianco a fianco intuizioni digitali e parametri acustici, dispensando sempre una grande quantità di motivi gioiosi e ritmi da capogiro. La musica Africana sposa l’R&B ed un raffinato pop ‘da camera’, poi in filigrana la house made in South Africa, l’ormai celeberrimo Shangaan Electro ed il sempre puntuale utilizzo delle tecniche dub, che tanto ha contraddistinto le musiche ritmiche degli ultimi 20 anni.

Dalle chitarre spigolose di ‘Tet Lek Schrempf’ all’immancabile voce in auto-tune che correda il singolo ‘Lusaka by Night’, passando per le scorribande electro di ‘Limpop‘ – con le sue insidiose drum machine e i bassi generati dal synth – ed il funk digitale di ‘Muizenberg‘. Poi arriva come d’incanto ‘iYongwe‘ un’amabile costruzione funk-pop che ci riporta alla mente qualche dimenticata hit degli anni 80, senza peraltro dimenticare l’attualità di ‘LEUK‘, che rallentando copiosamente il ritmo sembra unificare le consuetudini dell’R&B con le pulsazioni e la ripetitività di certo post rock.

Un disco che in ogni suo singolo episodio può soddisfare l’ascoltare più sfaccettato, regalando timbri freschi e motivi di giubilo ad ogni suo passaggio. Un autunno destinato ad apparire meno grigio grazi all’opera combinata di questi due talenti, che rischiano di essere per la musica elettronica quello che i TV On The Radio sono stati per l’indie.



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