Di loro Pitchfork ha scritto: provate ad immaginare un Lee Perry ai controlli affiancato da Siouxsie Sioux alla voce. Come indicazione di massima ci siamo, perché le ostili acque della baia di San Francisco si trasformano temporaneamente in un asilo a calde correnti caraibiche.
Il gruppo – costituito da ex-membri di The Donkeys, Fruit Bats e The Anniversary – porta in dote le precedenti esperienze, invero allergiche alle più fruibili istanze dell’indie-pop. Lanciati da Paul Beahan – proprietario del marchio Manimal Vinyl (Warpaint, Sister Crayon, Rainbow Arabia) - i nostri si avventurano in una boccaccesca giungla jamaicana, facendosi largo tra camere d’eco ricavate in economia e rigogliosi ritmi in levare. Prestando fede all’estetica vintage dei grandi producer dell’isola registrano su un 8 tracce, utilizzando un equipaggiamento rigorosamente sessanta/settanta.
Gli Extra Classic con il debutto lungo 'Your Light Like White Lightning, Your Light Like A Laser Beam' puntano direttamente al cuore della questione, conquistandoci con un manipolo di canzoni che del post-punk inglese ereditano la vena più nera. Impossibile non scorgere nel dna dei californiani le movenze delle Slits prodotte da Dennis Bovell, che ad oggi rimangono un riferimento imprescindibile per chi vuole far collidere gli umori della nuova onda con lo spirito della black.
Musicisti navigati, con le rispettive formazioni hanno girato con mostri sacri quali Modest Mouse, The Handsome Furs e Conor Oberst/Bright Eyes, gli Extra Classic ci avvolgono nelle spire di un suono che al momento del loro debutto appare come una delle più credibili contaminazioni tra ritmi esotici e savoir faire occidentale. Se già i concittadini Peaking Lights si sono ricavati un ruolo di tutto rispetto nella giostra mediatica contemporanea, grazie alle benedizioni di Simon Reynolds e Gilles Peterson - siamo certi che la stella degli Extra Classic sarà la prossima a brillare in maniera definitiva.
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