29/07/10

Sharon Jones The Dap-Kings per la prima volta in Italia!

SABATO 23 OTTOBRE – BLOOM via Curiel 39 Mezzago (MB)
SHARON JONES & The DAP-KINGS in concerto
La band di Amy Winehouse e la regina del soul in esclusiva in Italia

Sabato 23 ottobre al Bloom di Mezzago, Record Kicks presenta – in esclusiva per l’Italia - l'unica apparizione della diva soul Sharon Jones, accompagnata dalla formazione newyorkese dei Dap-Kings. Attivi da oltre 10 anni e con ben quattro album alle spalle, i nostri rappresentano il cosiddetto stato dell’arte nei circuiti funk & soul. Incredibile l’apporto della cantante alla cultura black moderna, tanto che il suo stile è stato pietra di paragone per sensazioni di caratura più mainstream come Amy Winehouse, Duffy o Corinne Bailey Rae. Sharon Jones è un’antesignana, non da meno sono i Dap-Kings che proprio con la Winehouse hanno registrato i pezzi del plurimiliardario “Back to black” sotto la direzione del produttore Mark Ronson, grande estimatore del gruppo. Originaria di Augusta, Texas - la stessa città del king of funk James Brown – la Jones è un metro e sessanta di dinamite pura. Un’esperienza nei club musicali di secondo ordine ed una breve frequentazione nel magmatico mondo della disco sul finire degli anni ’70, non hanno precluso alla vocalist la via dell’affermazione internazionale, arrivata solo in tempi recenti. Stella indiscussa del firmamento pop, tanto da spingere artisti del calibro di David Byrne, Lou Reed, Booker T. & the Mgs e Michael Bublé ad averla al proprio fianco in sala d’incisione, Sharon Jones ha trovato nei Dap-Kings gli ideali compagni di viaggio, tanto che l’ultimo lavoro “I learned the hard way” - uscito per la personale indipendente Daptone Records e distribuito in Italia da Goodfellas – è uno dei punti più alti della musica nera odierna.
Presente in ogni circostanza che conta – pensate che Jay Leno e David Letterman la chiamano regolarmente dal vivo nei propri show televisivi – la Jones ha anche conquistato un principe della canzone folk americana come Bob Dylan. Dopo aver infiammato le arene di mezzo mondo e festival come Lollapalooza, SWSW, Womad (Nuova Zelanda), Roskilde e North Sea Jazz Festival, Record Kicks è orgogliosa di di portare per la prima volta in Italia l’esplosivo show della band.

Subito dopo il concerto spazio ad una edizione molto speciale della Milano Funk&Soul Allnighter la clubnight milanese dedicata alle sonorità rare soul e deep funk che vi continuerà a far ballare fino alle ore piccole. In consolle oltre ai dj resident Nick Recordkicks, boss dell'etichetta milanese Record Kicks e Stefano Oggiano (Breakout Soul club/Radio Popolare), ospiti speciali Simone Ceccarelli organizzatore e dj resident del Rimini Soul Weekender e Fracesco Magnanini per una lineup tutta italiana.

SABATO 23 OTTOBRE – BLOOM via Curiel 39 Mezzago (MB)
SHARON JONES & The DAP-KINGS in concerto.
A seguire MILANO FUNK&SOUL ALL-NIGHTER special edition.
Ingresso 25euro. Apertura porte h.21,30. Inizio concerto h.23,00.
Prevendita dal 1 Settembre su Happyticket.it e Recordkicks.com
Info: 039 623853 / 02 36561042
www.bloomnet.org – www.recordkicks.com

28/07/10

Oku, l'album di King Bleso and The Voodoo Soul Unlimited

Se dopo il remake americano ambientato a New York, si decidesse di fare una (improbabile) versione salentina della serie tv poliziesca inglese ‘Life On Mars’, la colonna sonora sarebbe firmata senza dubbio King Bleso and The Voodoo Soul Unlimited. I groove di Oku infatti catapultano nel passato con continui flashback dal sapore anni ’60 e ’70, ma in una versione piena di indizi che conducono ai nostri tempi...
Dietro King Bleso and The Voodoo Soul Unlimited c’è Gopher Wastasi, ossia Dario Troso (1971). Conosciuto dai più semplicemente come Gopher, l’artista salentino ha mosso i suoi primi passi musicali sulla scena punk degli anni ’80. Negli anni ’90 è stato uno dei membri fondatori prima dell’Isola Posse All Stars, gruppo seminale del rap in italiano, poi dei Sangue Misto, il nome di culto per eccellenza dell’hip hop di queste parti. Di seguito, richiami di sangue (e dialetto) lo hanno condotto naturalmente nei Sud Sound System, di cui ha fatto parte tra il 1995 e il 1998. Negli ultimi anni inoltre ha collaborato a più riprese con la Fluid Video Crew tra l’altro firmando coi Brutopop la colonna sonora di Italian Sud-Est (2003), lungometraggio selezionato al 60° Festival di Arte Cinematografica di Venezia.
Ma il nuovo capitolo di questo variegato iter artistico raccoglie l’eredità diretta del suo predecessore: King Bleso, dopo aver esordito nel 2008 con il dub-jazz di Echo Of Blue, si ripresenta infatti rilanciando appieno lo spirito funk di Unto Ke (altro alias di Gopher, usato dal 2004 al 2006) ma col valore aggiunto dei Voodoo Soul Unlimited, un combo di musicisti chiamati a raccolta per l’occasione.
In Oku (La Sapore prod.) gli strascichi degli esordi punk di King Bleso convivono proprio con le evoluzioni della sua passione per il rap (su tutto vedi appunto il funk), senza dimenticare le radici (c’è una cover di Sittin’ On My Sofa dei Kinks e una versione “psycho” di un blues firmato Skip James, 4 O’clock). Ma l’elenco dei riferimenti è lungo: l’attitudine dei Clash (What’s My Name è ispirata all’omonimo brano di Joe Strummer e soci), il tappeto sonoro dub in stile Studio One, il groove della blaxploitation, il suono vissuto di quella grossa fetta della scena garage dei Sixties che abusava del fuzz, l’afro-funk di Ghana e Nigeria degli anni ’70 fino al reggae, qui tramutato in tutt’altro, nel brano omaggio a Gregory Isaacs, Rock Away.
Così Oku in un colpo solo è tribale, urbano, ruvido, storto, psichedelico e cool!
Prodotto e arrangiato da King Bleso, l’album si avvale dell’apporto di vari musicisti tra cui Sotu Tetsune, alias di Luca Tarantino, musicista di formazione classica dotato di una versatilità che gli permette di destreggiarsi tra musica antica, etnica ed elettronica. Tarantino In Oku oltre a suonare basso e chitarra ha contribuito all’arrangiamento e al missaggio di più brani. Ma nell’album ci sono anche il sassofono di Salvatore “Pastina” Pasca (a.k.a. Sax-P), il flauto di Giulio Bianco, i sintetizzatori di Enzo e Gianni Lofrano (Smania Uagliuns), la voce di Suz nel pezzo più pop dell’album, Just Because, e la soul singer Gloria Turrini nel brano che non sfigurerà nei club più black, Damn, I’m So Sure.

22/07/10

Black Mountain


Il terzo album dei Black Mountain , "Wilderness Heart" è stato registrato sulla West Coast, parte nei London Bridge Studios di Seattle con in consolle Randall Dunn (Boris, Sunn O))), Kinski) e per il resto ai Sunset Sound Studios di Hollywood con Dave Sardy (Oasis, Wolfmother, LCD Soundsystem). Ogni sala d’incisione ed ingegnere del suono ha avuto un grosso impatto sul risultato finale, le registrazioni di Los Angeles sono infatti caratterizzate da una vena estiva mentre quelle di Seattle strizzano maggiormente l’occhio a scenari invernali e addirittura claustrofobici. L’essenza del nuovo album va ricercata in brani dal piglio rock molto scarno ed essenziale, una pulsazione che investe con estrema precisione, quasi un masochistico trattamento da boxeur, ricevere pugni e chiederne ancor di più. "Wilderness Heart" è senza dubbio l'uscita più tesa e satura dei nostri. La band non fa mistero della propria ammirazione per artisti di diversa estrazione: New Order, King Crimson, la roboante disco della Studio 54, Alex Chilton, Janis Joplin, Shirley Collins, Dennis Wilson, e via discorrendo. Ma come lo stesso tastierista Jeremy Schmidt sottolinea, "Who knows how these things connect with the holistic mix of often dissonant forces that become Black Mountain"? Provate ad ascoltare e ve ne renderete conto. Wilderness Heart sarà uno dei dischi che marchierà a fuoco questo 2010.

20/07/10

La via d'uscita di The Books



Il quarto album dopo cinque anni di silenzio è l’occasione per ripartire. Il duo del nord-est americano composto da Nick Zammuto e Paul De Jong è così ad un importante svolta professionale, tanto che "The Way Out" coincide con il cambio di etichetta. E’ la Temporary Residence ad ospitare sotto la sua ala il gruppo, che nel frattempo ha scelto le montagne a nord di New York come domicilio, con l’idea chiara di mettere su famiglia. In cerca dieci anni di attività discografica i Books sono divenuti innovatori nell’ambito del più lungimirante pop contemporaneo. I loro tre album per la tedesca Tomlab hanno imposto nuovi standard compostivi: meticolosi nell’elaborare una diversa forma canzone, i nostri hanno fatto del proprio elegante esistenzialismo una convincente cifra artistica, accompagnando questo spirito d’innovazione con l’eccitazione tipica di una coppia di adolescenti. Prodotto come d’usanza presso il proprio studio casalingo, "The Way Out" estende la dimensione intimista delle loro composizioni, un impatto emozionale che ben si fonde con l’uso centellinato dell’elettronica in lodevoli contesti elettro-acustici. Bilanciando il precario equilibrio di bellezza, assurdità ed accessibilità, i Books ci inviano una cartolina dal loro mondo. Un invito ad un benessere filologico. "C’è un gruppo straordinario che si chiama The Books. Sono contento di averli ascoltati solo dopo la pubblicazione del mio ultimo album, altrimenti sarei tornato di corsa al banco di regia" (Brian Eno , ottobre 2005)

19/07/10

Black Crowes, doppio CD e triplo vinile per festeggiare 20 anni di carriera



Nel celebrare il ventennale del loro debutto – il pluri disco di platino “Shake Your Money Maker” – i Black Crowes dei Fratelli Robinson pubblicano il loro primo doppio album composto da materiale interamente acustico e da due favolosi inediti (“Cold Boy Smile” e “She” di Graham Parsons). Dopo aver speso buona parte del 2009 on the road, i Black Crowes si ritirano presso il Sunset Sound Studios di Los Angeles,mettendo mano a 20 delle loro composizioni più celebri, un compendio appunto dei loro due decenni di attività. La band si è prodigata nell’arrangiare versioni acustiche dei pezzi più amati, senza trascurare i picchi artistici di un corposo catalogo. Il doppio CD "Croweology", racchiuso in uno splendido digipack a 4 ante, sarà messo in commercio al prezzo di un normale CD, il triplo LP al prezzo di un doppio, ringraziamento speciale ai numerosi fans per gli oltre 20 anni di supporto, un progetto che è stato reso possibile grazie anche all’attenta produzione di Paul Stacey, mentre ancora una volta i Black Crowes scelgono il marchio di casa, ovvero Silver Arrow.

Tracklist:

CD1
1) Jealous Again
2) Share The Ride
3) Remedy
4) Nonfiction
5) Hotel Illness
6) Soul Singing
7) Ballad In Urgency
8) Wiser Time
9) Cold Boy Smile
10) Under A Mountain

CD2
1) She Talk s To Angels
2) My Morning Song
3) Downtown Money Waster
4) Good Friday
5) Thorn In My Pride
6) Welcome To The Goodtimes
7) Girl From A Pawnshop
8) Sister Luck
9) She
10) Bad Luck Blue Eyes Goodbye

Of Montreal, il nuovo album "False Priest" in uscita a metà settembre



Dopo aver sbaragliato critica e pubblico con "Hissing Fauna, Are You The Destroyer?" gli Of Montreal si trovano nella difficile posizione di dover confermare il loro talento, con l'ambizione - nemmeno troppo celata - di somministrare la propria musica al grande pubblico. Con oltre 100 mila copie vendute dell'ultimo album e le benedizioni sparse di Pitchfork, Rolling Stone ed Associated Press, "False Priest" ci ripropone quel pop concettuale caratterizzato da una discreta formula indie-dance con cui gli Of Montreal ci ammaliano ogni volta. Assistiti in cabina di regia dal produttore Jon Brion (Kanye West, Fiona Apple) Kevin Barnes e soci hanno viaggiato alla volta del celebre Ocean Way Recording, un tempo casa di Michael Jackson, Ray Charles e Frank Sinatra. Un dettaglio non da poco per chi ha l'ambizione di raggiungere i piani alti delle classifiche, e di restarci. Cosa aspettarsi da questo nuovo album? Sicuramente una buona dose di frequenze basse, ritmi al calor bianco ed ammiccammenti alla grande stagione della disco così come alle dorate produzioni di marca r&b. Con le apparizioni sorprendenti di Janelle Monáe e Solange Knowles (sorella della superstar Beyoncé), ci sono tutti gli elementi per assistere ad una rappresentazione della cultura indie in salsa black, con canzoni che scivolano letteralmente sul velluto. Con il solito abbondante impiego di percussioni, batteria, archi e pianoforti a sorreggere un impianto magistrale. Con un delizioso artwork curato da David Barnes e Gemini Tactics, anche l'aspetto grafico premia il gusto neo-barocco dei nostri, schierati definitivamente a sostegno delle party band che conservano ancora un gusto per la magia psichedelica e la profondità della soul music. Grazie anche ad un immaginario lirico sempre ammiccante, in cui il sesso sembra rappresentare un tema inconfonibile, gli Of Montreal sono pronti a prendersi anche il vecchio continente in autunno, con un lungo tour che toccherà le principali capitali europee. Appuntatevi sin d'ora titoli quali "I Feel Ya’ Strutter", "Godly Intersex" e "Sex Karma", la nuova profezia glitter sta per avverarsi.

02/07/10

Ramesses "Take The Curse"



Un tempo l’adagio era doom or be doomed. Ora che la musica heavy è tornata nelle grazie anche del pubblico alternative rock - si pensi a quanto siano coccolati i Sunn O))) – anche i Ramesses, tre inglesi di non primissimo pelo, potrebbero dire la loro. Magari stuzzicando le perversioni di qualche indie-rocker annoiato. Ma procediamo con ordine, partendo dalla bestiale copertina degli artisti di fama internazionale Jake e Dinos Chapman, autori dell’artwork e della scultura che campeggia sul nuovo album dei nostri: Fucking Hell è un pezzo della più brutale arte contemporanea, già un distinguo di quale fosse la volontà del gruppo. Che infatti alle strazianti immagini unisce una non meno livida vena metallica. I loro riff torrenziali prendono dalle propaggini meno banali della New Wave Of British Heavy Metal (si pensi in particolare agli Angel Witch od ai Witchfinder General), come dagli antesignani del cosiddetto doom rock: i Pentagram. "Take The Curse" si muove tra armonie tragiche, frutto della passione per l’occulto da sempre manifestata dalla band. Il sound è circolare, ipnotico, la granitica forza dell’hard seventies è trasportata ai giorni nostri attraverso un vorticoso sciame di violenza. Come se i tellurici riffs dei gruppi Earache dei primi anni 90 – pensiamo a Cathedral e Confesor in particolare – fossero il luogo di partenza per le misantropiche avventure dei Ramesses. Che per la cronaca arrivano dal Somerset, Gran Bretagna, hanno già diviso il palco con lo sciamano Julian Cope e, sin dal loro nome di marca egizia, è facile anche riscontrare la passione per una mitologia millenaria. Oltre che a stordire, il muro di suono dei nostri può anche avere un effetto psicotropo. E a dirla tutta chi è che non ha voglia di sconvolgersi a buon mercato di questi giorni? Mark Greening (batteria), Tim Bagshaw (chitarra) ed Adam Richardson (basso + voce), sono i cerimonieri e "Take The Curse" è la messa nera in onore di tutte le creature dell’oscurità. Unitevi alla diabolica onda.

Hjaltalin, il nuovo disco della band islandese si intitola "Terminal"


Non è più un mistero l’Islanda, una successione di eventi (non ultimi l’eruzione del vulcano Eyjafjallajkull) hanno portato lo stato nord-europeo ad un livello di notorietà non trascurabile. Il circuito musicale indipendente è stato sempre in continua ebollizione, è tempo ora di scoprire – definitivamente – la prossima cosa ‘calda’ . A meno di tre anni dal debutto "Sleepdrunk Seasons", tornano gli Hjaltalin, un tempo patrocinati da Benni Hemm Hemm e Gunni Tynes dei Mum dietro al banco di regia. Il gruppo, oltre ad esser maturato a vista d’occhio, ha messo nel carnet un disco d’oro nel paese natale, apprestandosi con il nuovo Terminal a lanciare un’offensiva nel vecchio e nuovo continente. Un’intera orchestra è stata impiegata per l’occasione ed i musicisti hanno scelto il leggendario studio Hljooriti di Reykjavik per raccogliere i propri contributi. Quello che ascolterete è un album ricco, un pop maestoso che mai cede a tentazioni barocche, poggiando su un impianto che oltre a prevedere i classici basso/chitarra/batteria include un piano, un bassoon ed un violino. Le due voci di Hogni Egilsson e Sigridur Thorlacius, rappresentano poi lo squisito marchio di fabbrica che fa degli Hjaltalin una delle compagini più originali del circuito indie. Difficile a questo punto tracciare una seppur minima linea di demarcazione per la musica dei nostri, che sembra abbeverarsi tanto alla wave romantica quanto alla fonte della musica classica, in un gioco di variabili costanti. Fascino superiore

The Daredevil Christopher Wright il nuovo album con alla produzione Bon Iver



Esistono cantautori e cantautori. Jon Sunde, ultimo domicilio noto Eau Claire nel Wisconsin, è uno che nelle canzoni proietta tutto sé stesso, quasi fosse un appiglio disperato all’esistenzialismo moderno. Il disco di debutto "In Deference To a Broken Back "- intitolato al fratello maggiore Jason, che offre il suo contributo al lavoro, pur soffrendo di un proverbiale problema alla schiena – è una bucolica messa folk, un’autentica distesa pop pastorale. Il trio The Daredevil Christopher Wright – chiude la formazione Jesse Edgington – è così felice di abbracciare la filosofia folk, mutuando solo elementi occasionali dell’indie-rock contemporaneo. Alla ribalta paralleli con le voci dei Beach Boys, ma anche con gli arrangiamenti del più maturo Sufjan Stevens. Registrato dal fedele amico Justin Vernon (Bon Iver), il disco racconta in ogni brano una storia singolare, rimanendo ancorato ad una filosofia di vita di provincia. 11 tracce per affacciarsi in una terra vergine, per sfuggire alla mondanità della big city e godere di un suono affabile, rigoglioso. "Bury You Alive", "We’re Not Friends" e "Stewardness "sono solo alcuni dei pezzi che manderete prontamente a memoria, un respiro antico che dai padri del pre-war folk soffia ancora sulle polverose statali d’America.

01/07/10

Nuovo album per Skream intitolato "Outside The Box "

Ollie 'Skream' Jones torna a segnare la club culture inglese con una nuova pubblicazione per Tempa. Outside The Box è il suono di un artista che è pronto a trasmettere il suo inestimabile talento ad un pubblico più ampio, senza per questo compromettersi. Anzi, mantenendo un atteggiamento per certi versi ancora crudo, senz’altro edonistico. I suoi dj set unitamente alle performance live hanno fatto presa sugli appassionati di elettronica non solo in Europa ma anche oltreoceano, dove la febbre per il dubstep è salita vertiginosamente di recente. La diversità è il punto nevralgico di questa produzione, l’universo delle musiche ritmiche è attraversato in lungo e in largo; c’è un ritorno al 2step, l’ovvia deriva grime, notabili inserti hiphop. Una prova di resistenza, tra episodi al fulmicotone e passi più cadenzati. Where You Should Be è un brano che sarebbe potuto uscire dalla penna di Mike Skinner (The Streets), se solo avesse speso più tempo nei malfamati club londinesi, il cameo vocale di Sam Frank poi è semplicemente superlativo. CPU è invece un tributo nemmeno troppo celato alla cultura 8-bit, mentre le voci in stile Daft Punk di How Real (il featuring è di Freckles) ci instradano verso inediti approdi.

E’ un disco pieno di frustrate letterali, in cui i bpm si impennano a seconda dei casi, come in Fields Of Emotion, dove un campione di Jocelyn Brown (I Love The Way) ci fa scoprire il gusto supremo di questa vecchia reginetta r&b. Scelte di stile, che non hanno precluso a Skream le grandi platee, spesso divise con il ‘compagno d’armi’ Benga. Il nostro è passato sotto le forche caudine dei migliori festival continentali, fosse il Pukkelpop, Glastonbury o Roskilde, ovunque i tendoni riservati alla musica dance hanno risuonato con le sue selezioni.
Outside The Box presenta anche un’anima più riflessiva come in Song For Lenny, dove la dedica è ad un amico scomparso, un beat quasi solenne come a mettere il punto esclamativo finale ad una pubblicazione coi fiocchi.

"Big Appetite" l'atteso ritorno di IsWhat?!


Qui si fa la storia della nuova black music, punto. Partiti nel1996 IsWhat?! sono da sempre stati un gruppo aperto, pur abbracciando la tipologia di hip-hop trio. Il fine ultimo è stato quello di connettere battiti e rime con l’eredità più pesante del jazz libero, del rock più ammiccante e psichedelico oltre che del soul. Cincinnati nell’Ohio è la loro terra natale. Napoleon Maddox è il carismatico vocalist e leader, Jack Walker il sassofonista e Matthew Anderson il bassista. Un primo album nel 1999 – "Landmines" - ed il successivo "You Figure It Out" del 2003, provvedono a gettare le basi. Nel mezzo una serie di confortanti apparizioni dal vivo al fianco di Krs One, Archie Shepp ed Antibalas. Nel 2006 "The Life We Chose" segna il passo, nonostante il progressivo allontanamento del bassista Anderson, il gruppo realizza il suo album più eclettico, potendo anche contare sugli interventi esterni di Joe Fonda (basso), Claire Daly (sax baritono) e dello straordinario batterista Hamid Drake. Gli scambi con i leoni del jazz si intensificano. Al Teatro Manzoni di Milano (nella primavera del 2009) i nostri sono protagonisti di un’incredibile jam – che verrà poi immortalata sul disco "Live" – in compagnia di Archie Shepp ed Oliver Lake. Un interscambio che la dice lunga sulle reali intenzioni del gruppo. "Big Appetite" è così l’album che tutti aspettavano, un disco che vigorosamente si fa breccia nei circuiti r&b proponendo una miscela hip-hop futurista alimentata da corroboranti strutture jazz-funk. Il detto all killers no fillers fa quanto mai fede. I nuovi The Roots sono qui ed ora!

Neurosis "Live At Roadburn 2007" in uscita ai primi di settembre


Emozione e volume, tanto basta. Per la formazione californiana una vera e propria apocalisse in musica, la dimensione live è quella che meglio ne riassume i diktat. Non è casuale la pubblicazione di un album ufficiale dopo una serie di bootleg autorizzati che in passato avevano fatto perdere la testa ai numerosi sostenitori sparsi in tutto il mondo. La celebrazione avviene su uno dei più importanti palchi europei, il festival metal d’avanguardia per antonomasia - l’olandese Roadburn – dà luogo a un rito pagano, in cui vengono decantate le gesta di Von Till e soci. Un urlo che arriva dal basso, l’urgenza di brani come "Water is Not Enough" e "At the End of the Road" fa piazza pulita di ogni sentimentalismo; quello che dei Neurosis abbiamo sempre apprezzato è stato il taglio primitivo, la tensione tipica del primigenio hardcore incrociata idealmente al folk da fine del mondo. Forza della natura, ultimatum ai mortali. La barbarie e la progressione all’unisono, in questo live che data 2007, ma idealmente si pone al di fuori di ogni schema commerciale. La visione dei Neurosis travalica, è un dolore remoto tradotto in note. Turbinio delle menti, estasi nel rumore. Una testimonianza che certo non lascerà scampo, nutrendo i vostri più reconditi desideri. E a volte il dolore è così vicino al piacere…

The Thermals: esce a settembre il nuovo disco "Personal Life"



Della semplicità hanno fatto un manifesto i Thermals, una regola essenziale che fornisce elementi per promuoverli a rango di band manifesto del nuovo college rock americano. Per il nuovo album pubblicato da Kill Rock Stars "Personal Life" i nostri non cambiano registro, facendo sì che il drive di una chitarra e di una sezione ritmica secca, possano scandire il tempo. Melodie epidermiche che agguantano al primo ascolto sono ulteriore elemento distintivo. Siamo idealmente nei tardi anni '80, alla vigilia di quei primi '90 che avrebbero decretato il successo planetario del grunge. Il rock americano è ancora in una delle sue fasi più creative, dopo le turbolenze dell'hardcore-punk e gli intellettualismi wave, c'è una nuova via alla musica popolare, un contorno di idee per un sound allo stesso tempo energico ed ammiccante. Ad ascoltare pezzi come "Only for You" o "I'm Gonna Change Your Life" ci si perde in un vortice temporale, tanto che il trio del Northwest sembra aver scandagliato negli archivi dei Pixies o di leggende underground come Supercunk, per dar vita ai 10 brani del nuovo disco. Prodotto da mani esperte come quelle di Chris Walla (Death Cab For Cutie, Tegan And Sara), "Personal Life" vi rimetterà in pace con quello che oggi genericamente viene chiamato indie-rock.