30/11/09

Nuovo ambizioso lavoro per Josephine Foster


Folk primitivo, astruse fiabe musicate per infanti, addirittura letteratura tedesca. Quanti elementi convergono nella musica di Josephine Foster, un’artista cui l’etichetta di cantautrice va davvero stretta. Artista a tutto tondo, poetessa e compositrice, questo per avere una visione a 360 gradi di ciò che la nostra può sinceramente affrontare. Fresca di una partnership con Fire Records, che ha da poco immesso sul mercato "Graphic As A Star," la Foster si confronta stavolta con i poemi di un cruciale autore americano del 19simo secolo come Emily Dickinson. Le lievi melodie di Josephine sorreggono i testi di Dickinson, in fulminee interpretazioni acustiche. Sono brevi incantati viaggi che nel loro immaginario contemplano i massicci montuosi del Massachusetts ed un eroe popolare come William Tell. La Foster nasce e si forma musicalmente in Colorado e artisticamente il suo bagaglio è arricchito da molteplici ascolti, che spingono ben oltre la cultura della pop music e del folk. La sua voce, squillante, rimane un caso unico nel panorama contemporaneo. Paragoni sono stati tracciati con una grande eroina del passato come Shirley Collins ed un inarrivabile Tiny Tim, ma l’originalità della nostra rimane il suo punto di forza. La Foster che si dice affascinata in egual misura dal Tin Pan Alley, dal rock and roll, dal west coast folk e dalla musica classica, riesce a far convivere cotanti elementi all’interno di un’armoniosa scrittura, che è già personalissimo biglietto da visita.

Joe Gideon & The Shark




Mio padre mi ha detto che la terra è piatta… ok, qui facciamo seriamente fatica a comprendere chi è il vero slacker tra padre e figlio, chi insomma abbia l’atteggiamento più indisponente. Se Joe Gideon & The Shark – che arrivano dalla swingin’ London con un bel carico di indolenza – si affrettano poi a specificare che la vita sugli altri pianeti è complicata… bè, siamo proprio a cavallo. Del resto il rock’n’roll non è mai stata questione per fini intellettuali, e se c’erano si nascondevano. Non si tratta di una vera e propria band ma di una coppia, non di fatto: Joe Gideon è il fratello maggiore e si occupa degli strumenti a corda elettrificati e non (chitarra e basso) mentre la giovane Viva (o meglio The Shark) fornisce il necessario collante ritmico con una scarna batteria che sa tanto di blues roots. I luoghi comuni del rock’n’roll vengono inseminati, qui lo stomp è deciso, roba da Memphis sotto acido. Insomma c’è quel tipo di soul spinto, quella vena da crooner, che tanto bene sposa il genuino rimestare dalle parti del garage sixties e - soprattutto – in zona musica del diavolo. Amici per la pelle con Archie Bronson Oufit, Joe Gideon e sorella non sono peraltro nuovi alle pratiche della musica indipendente. Prima che una vena di gran lunga più spartana prendesse il sopravvento, i due si misero in luce col progetto Bikini Atoll, prodotto dall’onnipresente Steve Albini e pubblicato da Bella Union. Un rock’n’roll che spesso sa divenire intimo, confidenziale, tanto da sciogliere qualsiasi dubbio sulla portata del duo, versatile, aggressivo, disobbediente quanto basta, ma anche sottile. Il fatto stesso che tra i loro numerosi show si possano contare apparizioni al fianco di Nick Cave and the Bad Seeds, Seasick Steve, Yeah Yeah Yeahs, The Duke Spirit, Scout Niblett e Sons and Daughters, la dice lunga. Amati insomma e non certo da un manipolo di sconosciuti. Se un torrido scenario come all’inizio di Daunbailò è quello che cercavate, Harum Scarum è proprio la colonna sonora ideale.


“An inspired band with fire at their finger tips. Astonishing” – NME 8/10

“It’s bold, it’s bluesy, it’s drenched in reverb, and it’s brilliant” – The Sun ****1/2

“To be funny and moving at the same time is one thing. Their combination of true grit and grace is rarer still” – 6/6 album review, Time Out (London)

“Sounds like the White Stripes on paper, but is a lot, lot better” – Rob Da Bank, BBC Radio 1

“Breathing new life into the increasingly familiar boy-girl rock duo format, recently drawn into disrepute by The Ting Tings. Let's hope the mainstream takes the bait” – The Quietus

“A brilliant brother and sister duo that specialise in raw blues and righteous rock’n’roll” – Diva

“A terrific debut. Visceral and darkly driving nu-blues with compelling stories” – Uncut

“A wickedly original band” – The Stool Pigeon

“Check them out – they’re great” – MOJO

“Clever, quirky and charming rants and rave-ups from a brother-sister act, my neighbors in Queen's Park and my choice to open for us on our recent 2008 UK tour” – Jim Sclavunos (of Nick Cave & The Bad Seeds) on his tip for 2009, Clash Magazine

“Dirty rock 'n' roll, done correctly” – Artrocker

“Fiercely original stuff” – Maxim

“In no other way can I stress how much of an absolutely essential addition to your record collection this will make, procure at all costs” – MusicNews.com

"One of the best live acts we've seen all year” – Time Out

“Stunted rock n roll with a Birthday Party sense of tribal rhythms whilst those discordant guitars scuff away at the melee underneath-darkly brilliant stuff…” – Subba Cultcha

“The debut album’s out early next year, make a note in your diary and go and buy it. Simple” – City Life Magazine

4 STARS – Q Magazine
4 STARS – Uncut

Finalmente ristampato il favoloso album di debutto delle Raincoats


Fairytale in the Supermarket

The Raincoats | Video musicali MySpace



Chiunque abbia avuto un’illuminazione durante la stagione delle riot grrrls, non può certo prescindere da chi – in sordina – aveva iniziato tutto il movimento. Ad ascoltarlo ora - il debutto omonimo delle Raincoats – sappiamo esattamente a chi restituire crediti e la palma di cosiddette antesignane. Fuori catalogo da diversi anni il primo album del gruppo inglese viene ristampato sia in cd che in vinile, per We ThRee, marchio inaugurato dalle stesse Raincoats. Un disco omonimo che è stato una via romantica e più casalinga alle invettive del punk inglese, un album che ha lasciato un segno importante, spostando avanti le lancette di un suono, grazie ad un rinnovamento intrinseco. Fedeli comunque all’estetica del do it yourself, con una forte iniezione di sixties sound ed arrembanti motivetti folk rumorosi le ragazze presero tutti alla sprovvista nel 1979, con un disco che presto diverrà pietra miliare del post-punk e delle new wave. Usciva per un’influentissima Rough Trade e veniva prodotto da due mamma santissima come Geoff Travis e Mayo Thompson dei Red Krayola, all’epoca consulente artistico della label londinese. Negli ultimi 10 anni il disco è stato oggetto di culto, tanto che l’ultima ristampa in digitale – sponsorizzata da Geffen con tanto di liner notes di buon’anima Kurt Cobain – era già finita nel dimenticatoio. Ana da Silva, Gina Birch, Palmolive e Vicky Aspinall non hanno fatto altro che anticipare il movimento riot tutto, pur avendo sempre prediletto un approccio trasversale alla materia lirica. Dopo 30 anni il loro debutto omonimo mantiene inalterate le sue caratteristiche, gioiosa rappresentanza di una grande epoca di passaggio, celebrata anche attraverso una serie di date che ne ufficializzano la ricostituzione.

"I really don’t know much about The Raincoats except that they recorded some music that has affected me so much that whenever I hear it I’m reminded of a particular time in my life when I was (shall we say) extremely unhappy, lonely and bored. If it weren’t for the luxury of putting on that scratchy copy of The Raincoats first record, I would have had very few moments of peace” (Kurt Cobain)





24/11/09

Thao



Avvistata ed ascoltata di recente con Portland Cello Project – la brillante escursione di Kill Rock Stars nel mondo della musica da camera - la vocalist di origini orientali Thao si riaffaccia sul mercato indipendente, ancora una volta accompagnata dai fidi Get Down Stay Down. Insieme formano un terzetto che ha davvero poco da invidiare ai pesi massimi dell’indie-pop internazionale. Con il secondo album "Know Better Learn Faster" Thao si scrolla definitivamente di dosso il paragone ingombrante con l’istrionica Cat Power, per approdare ad una scrittura estremamente solare che punta sulla tradizione folk. Le canzoni sono di rado screziate da un filo di elettricità, dato che l’album mantiene la costante della forma acustica. Testate anche on the road – il gruppo adora viaggiare nel proprio furgoncino, avanzando in questo pochissime pretese – le nuove canzoni funzionano che è una meraviglia, quadretti di un America di provincia, riscoperta attraverso gesti quotidiani. Come del resto può essere un’esperienza quotidiana condividere il proprio spazio in cantina. C’è una grande umanità in queste canzoni, Thao e soci ci dilettano anche con alcuni racconti di strada, quando ad esempio di fronte ad un lago gareggiano a chi scaglia la pietra il più lontano possibile. C’è anche un’attitudine che sprona alla ricerca comunque, Willis ad esempio ama autocostruirsi strumenti ritmici, piccoli amenniccoli che hanno la funzione di sottolineare ancora più abilmente l’attitudine del gruppo, improntatata alla genuina scoperta, mentre Adams è l’addetto alla cucina, soprattutto quando la band si trova a toccare le più sperdute lande statunitensi. Tre bravi ragazzi, che presto potrebbero entrare di prepotenza nei vostri cuori.


17/11/09

Edan - Echo Party


Per dirvi della grandezza di Edan partiamo dai suoi live, un luogo dove - notoriamente- non tutte le stelle dell'hip-hop brillano. Bostoniano di adozione , bianco, il nostro oltre a mandare a memoria pagine e pagine del miglior rock americano, attraverso la nobile arte del campionamento, si immerge in quella che è la cultura black, di cui raccoglie l'eredità stradaiola ma anche quella più solful.Il suo secondo album del 2005 - Beauty and the Beat, licenziato da Lewis Recordings - ebbe la stessa forza d'urto dei dischi prodotti nella Bay Area da Dj Shadow e accoliti, tale l'abilità nel sampling e nel ricavare da piccole porzioni di dischi autentici brani. Non è ancora giunto il momento del terzo album - che effettivamente potrebbe lasciare un solco ancora più deciso sulle sorti dei ritmi contemporanei - ma l'intrattenimento è garantito con questo originale mixtape commissionato da Traffic Ent. al nostro uomo.Originale, sottolineiamo, perchè non si tratta di un metodico - e tecnicamente ineccepibile - lavoro di cut'n'paste, bensì di un disco che ha una propria anima. Gli interventi live di Edan sono infatti determinanti, dalla chitarra acustica al glockenspiel, passando per il sintetizzatore, le percussioni e chissà cos'altro...Tutti segni evidenti di una capacità di scrittura fuori dal comune, per un intrattenitore a 360 gradi, che invitereste più che volentieri al vostro party ufficiale. Echo Party è un disco che funziona su pù˘ livelli, non solo old school hip-hop, ma appunto una presenza costante del groove, che mette in scena anche i beat forsennati del white funk newyorkese come una capacità di trascendere i luoghi comuni del genere. Ascoltandolo scoprirete che l'orizzonte di Edan si ricollega idealmente a quello dell'Incredible Bongo Band, della Sugarhill Gang, di Grandmaster Flash e di quel catalogo 99 Records (ESG e Liquid Liquid) che tanto ha regalato al rock alternativo dei primi '80. Più che un dessert un banchetto nuziale!

16/11/09

Guano Padano




Guano Padano è la formazione assemblata da Alessandro ‘Asso’ Stefana in combutta con Zeno De Rossi. Rispettivamente chitarra e batteria, i due si incontrano alla ‘corte’ di Vinicio Capossela, pur vantando numerose – strepitose – collaborazioni alle spalle. Stefana – che già aveva licenziato un disco per Important in cui apparve sua eminenza Marc Ribot – ha preso parte al progetto Mondo Cane di Mike Patton, una delle vie più originali alla canzone d’autore italiana. De Rossi dal canto suo è parte del collettivo El Gallo Rojo, che annovera alcuni tra i più rispettati e ricercati musicisti di area jazz. Il disco omonimo è una sorta di caleidoscopio, in cui sembrano convenire le numerose influenze degli autori, che con estrema nonchalance passano dal tex mex al blues, dall’estrosa verve di Captain Beefheart alle colonne sonore d’antan. Non a caso gli ospiti sono di portata internazionale e legati proprio a quell’immaginario: Alessandro Alessandroni è l’uomo del celebre ‘fischio’ morriconiano, mentre il chitarrista Gary Lucas proprio con capitan cuor di bue ha trascorso una fetta della sua carriera. Il clarinettista Chris Speed – un’eminenza grigia del downtown jazz newyorkese (Tim Berne, Uri Caine, John Zorn etc.) – è l’altro ospite di lusso assieme alla voce di Bobby Solo, che interpreta una versione straordinaria di Ramblin’ Man di Hank Williams. La potete ascoltare qui. Joey Burns dei Calexico (di recente vicini allo stesso Capossela) spende parole di elogio sulla musica del gruppo: citando le molteplici influenze del gruppo, capace di incorporare anche elementi di jazz improvvisato e musica surf music in quello che si presenta come uno degli esordi più accesi dell’anno.

Nuovo Mixtape per Dj/Rupture


Jace Clayton a.k.a. DJ/Rupture e Matt Shadetek si danno appuntamento in quel di Brooklyn per metter mano a Solar Life Raft, compilazione concettuale che si forgia del marchio Agriculture. Dopo il viaggio esteso di Rupture nei meandri del dubstep - pur sempre alimentato da una visione esotica e meno suburbana - il nostro fa comunella con Shadetek per un certosino lavoro di post-produzione, che stavolta prende in esame brani di ancora diversa estrazione. Sicuramente meno scontate le scelte, tanto che la vena sperimentale che nobilita il lavoro è il suo stesso punto di forza. Stavolta non sono le musiche ritmiche ad avere unicamente il sopravvento, o meglio: le ritmiche non sono unicamente quelle occidentali. Avanguardie e pop music rivista e corretta, effetto da club globale, laddove si danno appuntamento i finlandesi Paavoharju e le nuove stelle alternative newyorkesi Gang Gang Dance e Telepathe (appositamente remixati da Rupture e Shadetek).

Il progetto stavolta è autorevole, Jace Clayton oltre ad essere un musicista/produttore coi fiocchi, ha anche la capacità di scandagliare le più profonde virtù del pop di ricerca, sia esso realizzato nel vecchio continente od in uno dei più reconditi angoli del mondo. Una raccolta da passare al setaccio, per imparare, ma anche un collage da godersi tutto d'un fiato, per non perdere di vista l'ispirazione del momento. Fossero calciatori, di questi uomini diremmo che hanno una visione di gioco completa...

Mammooth



C'è un nuovo caso nell'emisfero della musica indipendente italiana, forse per una volta fareste bene a munirvi di occhialetti in 3d, per gustare l'avanzata di questa corpulenta creatura che è in realtà capace di abbracciarvi con un suono dai tratti quasi celestiali. I Mammooth sono un collettivo di musicisti con base a Roma, non propriamente una rock band che ama crogiolarsi nell'asfittica realtà della sala prove, ma una ensemble che guarda agli ambienti artistici limitrofi come il cinema, il teatro e la tv. Un nome che lascerebbe pensare ad una gang di imperturbabili musicisti heavy, ma dal cantante e chitarrista Riccardo Bertini scopriamo che i nostri sono da sempre innamorati dei giochi di parole, come dalla traslazione di un significato o di un termine che possa creare disorientamento, capovolgere la realtà per scoprire il suo doppio alienante, la sua zona d'ombra. E ancora, lo stesso titolo dell'album “Back In Gum Palace” non è altro che un gioco di parole (la residenza dei reali inglesi ad esempio) leggibile a diversi livelli. Più che un riferimento all'animale preistorico, si tratta di una suggestione. E' proprio il forte contrasto tra il primitivismo e l'umoralità bestiale di una "cosa" antica, estinta, e il suo proiettarsi nel mondo tecnologico moderno dominandolo e "sfruttandolo" che ha scatenato le nostre fantasie. Qual è dunque il segreto di questa formazione che si muove agilmente tra le linee, evitando parallelismi con la più pretenziosa concezione di avanguardia? C'è il desiderio forte di esplorare gli angoli bui di territori già noti. Portare l'elettronica, il blues, l'hard-rock, la psichedelia, le derive post-rock, il kraut a scontrarsi in jam strumentali, in piccoli bozzetti o in brani complessi dall'anima progressive. Per i Mammooth la giusta ricetta si quantifica nella sintonia degli elementi in gioco, siano essi acustici, elettronici o di natura ambientale (i cosiddetti field recordings). L'importante è che nessuno degli ingredienti prenda il sopravvento sull'altro. Mettere in fila una sequela di nomi pur di rendere allettante la propria proposta è pratica rischiosa. Allora i Mammooth sgombrano il campo, citando unicamente esempi calzanti. Air, Massive Attack e Zero 7 hanno scritto pezzi senza tempo, proprio centrando l'alchimia perfetta di cui sopra. Ma anche nelle pieghe della Chicago post-rock puoi trovare queste perfette sinergie: i primi Tortoise od anche i Trans AM ad esempio. Dal punto di vista artistico la musica dei Mammooth si adatta alla pellicola, divenendo più sfumata, cinematica. Qual è dunque il rapporto dei nostri con registi e produttori? Sono diverse le opzioni, dall'utilizzo di brani editi per lo score, alla creazione di un commento sonoro ad hoc. Un atteggiamento dunque flessibile, nel rispetto del lungometraggio, anche se il desiderio è quello di sottolineare le immagini con le proprie progressioni strumentali. Come recentemente accaduto per "Sandrine nella pioggia", film che sarà presto nelle sale, dove il gruppo è libero di muoversi nel suo universo. In quest'ottica non mancano le collaborazioni esterne del gruppo, l'amicizia con Claudio Santamaria ha portato ad esempio alcuni fruttuosi esperimenti in sala e dal vivo, occasione per vedere l'attore cimentarsi alla tromba ed alla chitarra. Qual è infine la più grande ambizione dei Mammooth? "Che le persone parlino di noi come di un gruppo di qualità sia su disco che dal vivo. Che il nostro lavoro raggiunga il più ampio numero di persone. Banale?" Affatto. Da tempi immemori l'arte del musicista si specchia proprio nel suo pubblico.

“Back In Gum Palace”, che esce il 21 Novembre per Forward Music Italy, verrà presentato dal vivo a Milano venerdì 20 novembre alla Casa 139

Riccardo Bertini -- Voce e chitarre
Fabio Sabatini -- tastiere & programmazione
Roberto Mastrantonio - chitarre
Joy Angelini- basso
Luca Marinacci -- batteria
Special guest - Claudio Santamaria -- tromba, chitarre, voce

12/11/09

Presentazione di Crollo Nervoso e live degli State Of Art



REBEL MOTEL presenta
Venerdì - 27 novembre 2009 - TUNNEL CLUB/Milano

22.30
Retroactive products presenta
"CROLLO NERVOSO" video premiere
MILANO NEW WAVE 1980 - 2009

23.30
State Of Art live

ALEXANDER ROBOTNICK
(Hot Elephant Music / Creme Organization)

REBEL MOTEL dopo un’inaugurazione memorabile, riapre le sue porte per accogliere un ospite particolarmente atteso: Alexander Robotnick. Per capire chi è davvero occorre farsi trasportare all’inizio degli anni 60, quando getta le basi della sua immensa cultura musicale trasformandosi in un instancabile ricercatore. Spinto da un’incontrollabile passione, vive gli anni 80 influenzato dalla New Wave, dall’Electropop Inglese e dai pionieri, non che maestri, Kraftwerk. Inizia le sue prime produzioni, trasformando la sua cameretta in un laboratorio di synts analogici e drum machines. Non riuscendo a interpretare il suo genio musicale se non per mezzo di un personaggio, decide di nascondersi dietro lo pseudonimo Alexander Robotnick (in russo “Alessandro il lavoratore”). È nel 1983 che si fa conoscere alla scena mondiale con il capolavoro "Problèmes d'amour", divenuto un classico disco. Da qui una serie interminabile di produzioni che toccano tutti i generi musicali. Oggi Robotnick è stimato da Carl Craig, Miss Kittin (che ha incluso la sua “Dance Boy Dance” nel suo mix “Radio Caroline”), The Hacker, Kiko e da molti altri artisti della scena mondiale. Il suo live set è un concentrato cosmico di storiche tracce 80’s, eletro-tech, reminiscenze italo disco e di personali produzioni che reinterpreta improvvisando per mezzo di controller midi e microfono, accompagnando il beat con originali movenze.

Questa è musica per “disco freaks”! Resident dj SVPERFINE (Rebel Motel / Rongwrong / Subterfuge) - VJ: Rhizo

Durante questo secondo appuntamento Rebel Motel presenta “Crollo Nervoso” - un documentario sulla New Wave italiana anni ’80 opera di Pierpaolo De Iulis, un viaggio indietro nel tempo che contiene rari video clip, live show ed interviste.

A seguire, un’ esclusiva reunion di uno dei gruppi di punta della Wave italiana dell’epoca: State of Art (Spittle). La band - riformatasi e con un cd in uscita - si esibirà sul palco del REBEL MOTEL alle 23.30

TUNNEL - Via Sammartini 30 - Milano
Contatti: 347 69 56 589 - 349 89 41 305
rebelmotel@gmail.com

11/11/09

Fjieri



Infinito. Come l'orizzonte o come un suono che in realtà non conosce confini spazio temporali. “Endless” è il debutto dei Fjieri, un progetto che fondamentalmente nasce in studio, ma che presto potrà avere nuove interessanti propaggini esterne. E' un incontro che si fonda sull'esperienza portante di quattro elementi: Nicola Lori (chitarre), Stefano Panunzi (tastiere), Angelo Strizzi (batteria e percussioni) ed Elio Lori (basso). Un nucleo originale su cui poi fondare una collaborazione ed un profilo dal taglio squisitamente internazionale. L'idea decolla espressamente con l'ingresso in campo di un veterano quale Richard Barbieri (ex tastierista di Japan, Rain Tree Crow, David Sylvian), attualmente in forza ai giganti del rock progressivo inglese Porcupine Tree. Dopo aver ascoltato un provino della band, Richard decide infatti di unirsi fattivamente al collettivo, mettendo in campo oltre alle sue peculiari specifiche anche una scrittura di più ampio respiro, che permetterà al gruppo di definire le dinamiche dell'album stesso. E' solo il viatico ad un'esperienza ancor più privilegiata, con l'estemporaneo ingresso in campo di ulteriori calibri da 90 del circuito internazionale. I musicisti che partecipano alla stesura di “Endless” sono di primissimo piano: c'è l'altro Japan Mick Karn, Gavin Harrison (attuale batterista dei Porcupine Tree, con un impressionante curriculum da session man), Tim Bowness (No Man), Peter Chilvers (musicista inglese molto vicino alla dialettica di Fripp ed Eno), la vocalist giapponese Haco ed un veterano dei circuiti italiani più originali come Andrea Chimenti. Il disco -- realizzato presso i prestigiosi Forward Studios -- si ripromette di fissare alcuni punti chiave della più modernista tradizione pop-rock. Con un piede saldo nell'avanguardia ed uno nella più sofisticata tradizione melodica continentale, “Endless” attraverso numerose sfumature umorali mette in scena un viaggio unico, da concepirsi come opera completa ed originale. Con Fjieri si vuole dunque riscrivere una pagina importante della musica contemporanea, alimentando un suono post-romantico che nella sua costruzione progressiva non mette mai da parte una sentita devozione per la canzone d'autore. Ne esce un ibrido prezioso, una rivelazione, per chi sa guardare oltre la grande tradizione del rock progressivo britannico.

"Endless" esce il 21 Novembre per Forward Music Italy

Richard Barbieri: Synthesizers, Electric Piano, Prophet 5
Tim Bowness: Vocals & Backing Vocals
Gavin Harrison: Drums
Nicola Lori: Electric, Acoustic & Reverse Guitars, Fretless Bass, Keyboards
Stefano Panunzi: Keyboards, Acoustic Piano, Hammond, Loops, Programming
Elio Lori: Fretless Bass
Nicola Alesini: Soprano & Basso Saxophone, Bass Clarinet
Andrea Chimenti: Vocals
Mick Karn: Fretless Bass
Peter Chilvers: Textures, Marimba
Haco: Vocals and Backing Vocals
Angelo Strizzi: Drum & Programming Percussions
Laura Pierazzuoli: Cello

Prodotto da Richard Barbieri e Luciano Torani.


09/11/09

Scary Mansion, un nuovo album



Questa volta il piglio è più rock e l’ingresso in scena di Leah Hayes con "Make Me Cry" è prepotente, quasi a stabilire nuove gerarchie nel tanto trafficato universo indie. La timidezza è solo un antico ricordo, perché anche i brani che più si avvicinano al format della ballata,conservano sempre una carica a loro modo eversiva. Scary Mansion è il nome della band e Brooklyn è la loro casa, ma dimenticate ogni coinvolgimento con la scena locale di orientamento più artistoide. Leah Hayes non è certo una fashion victim ed il suo piglio si traduce in un suono che semmai guarda con reverenza alla grande poetessa locale Patti Smith o alla fragile Polly Jean Harvey. Originariamente parte del giro antifolk – con Adam Green e Kimya Dawson – la nostra si è presto emancipata, cercando una fonte più solida per la sua scrittura. Da qui la cooperazione con il bassista Bradley Banks ed il batterista Ben Shapiro. Ovvero la strada più breve per incendiare definitivamente i suoi brani, attraverso una generosa scorsa white-noise. Ma è pur sempre indie-pop, della migliore razza, tanto che i paragoni altisonanti con stelle tipo Weezer o Pixies non sono affatto fuori luogo. Nello spettro lirico della Hayes anche lo struggimento di cantori come Morrissey o Stephen Merritt dei Magnetic Fields. Come un fulmine a ciel sereno sceso dagli Appalachi, la Hayes ha il piglio disinvolto di una rockstar proletaria. E le sue canzoni sono qui per raccontarvi di un originale struggimento.

06/11/09

Daptone Records - Keep Putting Soul Up


C’è un tempo per capitalizzare, un momento in cui effettuare il cosiddetto allungo ciclistico. Per la newyorkese Daptone Records il concetto può passare, pur trattandosi di una realtà indipendente da sempre auto finanziata. Il segreto consiste nell’aver ampliato il confine stesso di musica ritmica, senza prescindere da nessun aspetto della cronologia black. Ciononostante siano proprio gli artisti bianchi a posizionarsi - spesso e volentieri - in sala d’incisione o in cabina di regia. Proprio nel sodalizio tra talenti emergenti e vecchie glorie restituite nottetempo ai club ed alle situazioni che contano, possiamo scorgere lavororo formativo svolto da Daptone. Sino ai giorni nostri. Una collezione d’oro - per l’appunto - è ciò che offre al momento, per fotografare l’operato, per trasmettere a mezzo mondo una lezione di stile. L’etichetta vede i suoi natali nel 2001 ed in meno di un decennio riesce a guadagnarsi il supporto incondizionato di critca e pubblico, senza mai contemplare operazioni nostalgiche, anzio portando a nuovi livelli di intensità la produzione di musica soul, rhythm and blues, afrobeat, gospel e funk
Un marchio di fabbrica che è stato talmente apprezzato fuori da cogliere le attenzioni particolari di gignati quali Bob Dylan e Amy Winehouse, che in più di una cisrcostanza hanno voluto al loro fianco i padroni di casa Dap-Kings e di produttori come Mark Ronson che nel corso degli anni hanno utilizzato le parti strumentali della in house band per creare le proprie fortune.

La raccolta pubblicata in doppio CD è molto più di un semplice best of, anzi, per molti sarà l’occasione di ascoltare alcuni brani troppo in fretta divenuti pezzi da collezione. Al fianco di pezzi storici a firma Sharon Jones & the Dap-Kings - Tell Me - e Budos Band - Up From the South – un numero importante di singoli attualmente fuori catalogo renderanno l’acquisto più che obbligato per i numerosi cultori della scena black internazionale. Lee Fields con Could Have Been e Charles Bradley con The World (Is Going Up In Flames) vi faranno gridare nuovamente al miracolo. Mentre inediti assoluti come A Lover Like Me di Binky Griptite e l’ottima rivisitazione di Giving Up delle Gladys Knights da parte di Sharon Jones, vi lascerranno direttamente di stucco. Enjoy!


05/11/09

Nuova colonna sonora curata da Goodfellas



Con la pellicola "Meno Male Che Ci Sei", Goodfellas si ripropone consulente musicale per Cattleya dopo gli ottimi risultati del film “Diverso Da Chi?”. Il commento sonoro si pone come elemento di spicco all’interno di un film che affronta le difficoltà e le mille contraddizioni della sfera adolescenziale. Chiara Martegiani e Claudia Gerini sono le due protagoniste/complici di una storia che le vede coinvolte in relazioni sentimentali parallele, che solo apparentemente sembreranno allontanarle. Un lungometraggio in cui i buoni sentimenti trionfano, pur tra mille traversie. Ed in questo crescendo appassionato la selezione musicale acquista un valore cruciale, sottolineando scelte inedite e coraggiose, prendendo in considerazione il taglio comunque popolare della pellicola stessa. Una scelta tecnica ma anche “culturale” profondamente sentita quella di Goodfellas, in grado di creare un sodalizio inedito tra suoni ed immagini. C’è l’aplomb decadente della Cat Power di ‘The Greatest’ e la vena cantautorale sopra le righe di Sufjan Stevens con ‘Casimir Pulasky Days’ . Ma seguendo appunto le evoluzioni del film la colonna sonora si arricchisce del tocco speziato del soul man bianco Mayer Hawthorne accompagnato in ‘When I Say Goodbye’ dai fidi The County, mentre la ‘Stay Alive’ dei Pains For Being Pure At Heart è davvero uno dei modi più semplici per trasmettere un raggio di sole, imemdiato. Le emozioni sembrano quasi sposare le sette note The Dykeniees con ‘Clean Up Your Eyes’ e Barzin ‘Past All Concerns’ farciscono i momenti più delicati ed allo stesso tempo intensi del film. Citazione d’obbligo poi per le musiche originali, opera di Pasquale Catalano. Un saliscendi di situazioni tragiche e brillanti che proprio nella scelta curatissima dei suoni, sembrano acquisire un colore ed una potenza narrativa particolari.

Il Film esce nelle sale il 26 Novembre